Moral child

Annalena Benini

Una punizione sembra a volte la sola cosa giusta da fare: niente cartoni animati per una settimana e niente amiche a casa il pomeriggio. Per avere sottratto, insieme a una compagna di scuola, il quaderno di un compagno bravo, che non aveva sbagliato le equivalenze, e per aver fatto ricomparire questo quaderno soltanto due giorni dopo, sotto un armadio della classe, con gli errori aggiunti apposta. Era uno scherzo, non è stata un’idea tua, ti sei pentita subito, non hai aggiunto tu gli errori con il bianchetto, non hai nemmeno copiato il compito, ma non potevi tradire la tua amica.

    Una punizione sembra a volte la sola cosa giusta da fare: niente cartoni animati per una settimana e niente amiche a casa il pomeriggio. Per avere sottratto, insieme a una compagna di scuola, il quaderno di un compagno bravo, che non aveva sbagliato le equivalenze, e per aver fatto ricomparire questo quaderno soltanto due giorni dopo, sotto un armadio della classe, con gli errori aggiunti apposta. Era uno scherzo, non è stata un’idea tua, ti sei pentita subito, non hai aggiunto tu gli errori con il bianchetto, non hai nemmeno copiato il compito, ma non potevi tradire la tua amica. Però hai detto bugie, hai fatto una cosa sbagliata (Gian Burrasca si sarebbe divertito, a vedervi in classe tutte rosse in faccia darvi i pizzicotti sotto il banco mentre la maestra chiedeva se avevate idea di chi avesse infilato lì sotto quel quaderno di matematica), hai sperato che io non andassi al colloquio pomeridiano con le maestre, hai pensato che forse l’avresti fatta franca o che mi sarei messa a ridere (un po’ ho riso, ma di nascosto e con pentimento). Niente cartoni animati mi sembrava un divieto piuttosto saggio, l’occasione per leggere un libro e scoprire che era fantastico. La scoperta non è avvenuta, e nel frattempo il New York Times ha scritto che ho ipotecato il futuro di mia figlia come essere umano, che ho commesso un gravissimo errore (ben più grave del quaderno rubato), perché l’azione forma il carattere e l’azione di mettere un lucchetto alla tivù trasmette rabbia ed esercizio di potere: i bambini proveranno vergogna (sentimento dannoso, carico di un giudizio negativo su di sé, che li trasformerà in adulti insicuri) e invece dovrebbero provare senso di colpa per l’azione sbagliata e cercare di migliorarsi. Se vogliamo crescere “moral child”, bambini che sanno distinguere tra il bene e il male, e sanno essere generosi e compassionevoli, dobbiamo lodare i comportamenti generosi e giusti (però meglio non dire: come sei stato bravo, perché creerebbe narcisismo; bisogna dire: questa è una bella cosa) e [**Video_box_2**]dobbiamo mostrarci delusi per quelli scorretti, spiegando perché è sbagliato infilare nello zaino il quaderno di un compagno di classe e manometterlo, è sbagliato infilare il quaderno sotto un armadio e fingere di averlo ritrovato per caso. Secondo il New York Times, avere punito una bambina di otto anni per una cattiva azione ha reso me un genitore orribile e ha messo a rischio lo sviluppo dei princìpi morali di questa ragazzina. Avrei dovuto dire, con calma e solennità: so che sei una brava persona, anche se hai fatto una brutta cosa, e so che puoi fare di meglio e me lo dimostrerai. In questo modo si sarebbe sviluppato il rimorso per il quaderno rubato, invece del dispiacere per la televisione spenta (ma non posso più guardare i cartoni per tutta la vita?, mi ha chiesto con aria rassegnata, e io stavo già per concedere la grazia). Insomma, ho trasmesso i valori sbagliati, ho aggiunto ostacoli alla formazione di un moral child, ho messo a rischio il futuro delle nuove generazioni (visto che anche il fratello ha subìto le conseguenze della punizione, perché non gli piace guardare la tivù da solo). Infatti, a differenza di mia figlia che non avrebbe mai tradito la sua compagna di classe con una confessione, sono un genitore così perduto, così amorale da fare la spia: “Mamma, devi mettermi in punizione”. E’ stata lei, non è colpa mia.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.