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"Non fateci fare la fine di Alitalia". La svolta buona di Air France

Alberto Brambilla

Da oppositori intransigenti a collaborativi partner, causa crisi. E' la svolta buonista dei principali sindacati di Air France, compagnia dove lo stato francese è il socio singolo più forte col 15 per cento delle quote. Con una lettera pubblicata dalla Tribune le otto sigle sindacali hanno cercato l'attenzione del nuovo primo ministro Manuel Valls: chiedono all'Eliseo di rivedere una tassazione eccessiva, anche sul costo del lavoro, e di mettere fine o limitare la concorrenza "sleale" dei vettori del golfo e dei treni dell'alta velocità che pesano sul vettore di bandiera. La preghiera è di non fare la fine dei colleghi di Alitalia. "La posta in gioco è enorme per la Francia.

    Da oppositori intransigenti a collaborativi partner, causa crisi. E' la svolta buonista dei principali sindacati di Air France, compagnia dove lo stato francese è il socio singolo più forte col 15 per cento delle quote. Con una lettera pubblicata dalla Tribune le otto sigle sindacali hanno cercato l'attenzione del nuovo primo ministro Manuel Valls: chiedono all'Eliseo di rivedere una tassazione eccessiva, anche sul costo del lavoro, e di mettere fine o limitare la concorrenza "sleale" dei vettori del golfo e dei treni dell'alta velocità che pesano sul vettore di bandiera. La preghiera è di non fare la fine dei colleghi di Alitalia. "La posta in gioco è enorme per la Francia. Se non si fa nulla, Air France può scomparire (...) non vogliamo ritrovarci nella situazione di Alitalia o di Air France nel 1993 (sull'orlo del fallimento la società era stata salvata da una ricapitalizzazione di 3000.000.000 dello stato nel 1994)".

    Air France è in rosso, ha perso più di sei miliardi di euro negli ultimi due anni e ha avviato un piano di ristrutturazione che prevede tagli al personale. Ora, dopo i sacrifici, è comprensibile che le principali sigle sindacali chiedano la collaborazione del management, l'attenzione del governo e lamentino condizioni salariali, fiscali e concorrenziali difficili, ma la missiva contiene risvolti ironici. Primo, la citazione di Alitalia come cattivo esempio – ma come? Non sanno che negli ultimi cinque anni Alitalia è stata gestita (male) dai capitani coraggiosi in condominio con i manager Air France? Secondo, la critica alla concorrenza sleale dei vettori arabi – ma come? Fingono di non sapere che proprio Etihad, che vorrebbe comprarsi Alitalia, è soprattutto uno dei vettori alleati di Air France? Va bene, saranno un po' in subbuglio – l'arrivo di un ex direttore di Air France come Jean-Pierre Jouyet li avrà rassicurati, i galletti riottosi saranno stati ridimensionati dal manganello del gendarme Valls – ma l'effetto collaterale di un'amnesia resta difficile da comprendere.

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.