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Embrioneide
Dieci giorni fa, la Stampa di Torino dava per prima la notizia di un probabile scambio di embrioni avvenuto nell’ambito di procedure di fecondazione assistita all’Ospedale Pertini di Roma, e scoperto perché la diagnosi prenatale aveva denunciato l’incompatibilità genetica tra i due gemelli attesi da una coppia e la coppia medesima.
Dieci giorni fa, la Stampa di Torino dava per prima la notizia di un probabile scambio di embrioni avvenuto nell’ambito di procedure di fecondazione assistita all’Ospedale Pertini di Roma, e scoperto perché la diagnosi prenatale aveva denunciato l’incompatibilità genetica tra i due gemelli attesi da una coppia e la coppia medesima. Questo significava – e infatti è andata così – che gli embrioni “prodotti” da una coppia erano stati impiantati – per sbaglio, per incuria, per non rispetto delle procedure, è tutta da vedere – nell’utero di una donna che non era la “produttrice” degli ovociti impiegati. Si è parlato di eterologa e utero in affitto “all’insaputa” di tutti i protagonisti. Si è parlato e straparlato di sofferenza dei genitori: quelli biologici e quelli che ora stanno vivendo la fase della gravidanza di figli loro estranei dal punto di vista genetico. Il parziale florilegio di pareri riportato di seguito, degno della fantasia del Bulgakov di “Uova fatali”, è la più eloquente dimostrazione di che cosa sia la tecnoscienza applicata alla generazione: allo spezzettamento dei corpi e delle funzioni segue quello delle identità. Un disastro senza rimedio, provocato da ciechi che si credono illuminati.
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“Non sono affatto sorpreso del pasticcio combinato all’ospedale Pertini di Roma, in seguito al quale una donna si trova incinta di due gemelli non suoi. Al contrario, vivo nella convinzione che errori come questo avvengano più spesso di quanto si pensi, anche se non esistono statistiche al riguardo e il più delle volte non si viene nemmeno a saperlo. Si tratta di un presupposto culturale, per me, e a sorprendermi semmai è la sorpresa che accompagna la diffusione di notizie del genere”.
Sandro Veronesi, scrittore (Corriere della sera, 19 aprile)
“Un fatto increscioso, ma una situazione estremamente rara e nella sua rarità quasi irripetibile, grazie alle norme che abbiamo attualmente, che sono le più rigide
d’Europa”.
Rocco Rago, direttore dell’Unità operativa di Andrologia e Fisiopatologia
della riproduzione e banca dei gameti dell’Ospedale Santa Maria
Goretti di Latina (Adn Kronos, 14 aprile)
“E’ successo, è abbastanza normale che succedesse, ogni tanto — è assai probabile — succederà ancora, purtroppo. Negli ospedali vengono scambiati neonati interi, già in carne e ossa, bell’e fatti, ben distinti l’uno dall’altro (…), figurarsi se non possa succedere che si scambino due identiche provette contenenti degli embrioni: un’etichetta staccata oppure mal scritta forse basta perché accada”.
Isabella Bossi Fedrigotti, scrittrice (il Corriere della Sera, 14 aprile)
“E’ importante ricordare che gli errori non sono colpe intenzionali, ma spesso sono conseguenze di etichettature e di riconoscimento delle informazioni sbagliati”.
Maurizio Catino, Università Milano Bicocca (Il Fatto quotidiano, 15 aprile)
“Il parto è apparenza. La genetica è verità. E la verità è che quei figli non sono stati concepiti dalla donna che li partorisce”.
Vincenzo Zeno-Zencovich, ordinario di Diritto comparato all’Università di Roma Tre e legale dell’Ospedale “ Pertini” (Corriere della Sera, 18 aprile)
“Se ci fosse reciprocità, cioè se fosse rimasta incinta pure lei, sarebbe più semplice. E in questo caso suggerirei di provare a vivere vicini, come a Mazara. Farei allevare i figli da tutti e quattro i genitori, ovviamente con la preponderanza di una figura, che poi è quella che si prende cura dei piccoli ed è riconosciuta come figura principale”.
Grazia Attili, psicologa evoluzionista (Corriere della Sera, 17 aprile)
“La scissione tra genitorialità biologica e genitorialità elettiva – ammessa dalla recente sentenza della Consulta sulla fecondazione eterologa – è una opportunità che deve essere consentita, pur nel rispetto dei diritti che possano contrapporvisi, a coloro che desiderino viverla”.
Luigi Manconi e Federica Resta (l’Unità, 17 aprile)
“La salute psicologica dei due bambini che nasceranno sarebbe più tutelata se questi fossero immediatamente riaffidati ai loro genitori biologici”.
Anna Oliverio Ferraris, psicologa (Corriere della Sera 18 aprile)
“I figli sono di coloro che si assumono la responsabilità di metterli al mondo. L’esempio della donna che ha scoperto di aver ricevuto l’impianto di embrioni non suoi, ma si è presa l’impegno di portare a termine la gravidanza, mentre avrebbe potuto scegliere di abortire, è un caso evidente di questa responsabilità. La donna è sovrana sulla sua maternità. E dunque, al di là del diritto che definisce madre colei che partorisce, vince qui non solo il principio di responsabilità, ma anche quello di affettività”.
Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica (la Repubblica, 16 aprile)
“Qualche mese fa, ho avuto la necessità di aggiungere alcuni dettagli realistici all’intreccio del romanzo che stavo scrivendo. Ho così chiamato un amico, il professor Enrico Semprini,
ginecologo e immunologo riproduttivo. La mia domanda era questa: i figli sono di chi li cresce o dei genitori biologici? Conta più la biologia o l’educazione? In questi giorni, il caso dello scambio di provette con embrioni, avvenuto all’ospedale Pertini, mi riporta alle risposte di Semprini. La percentuale di componenti ereditarie nel Dna dei figli è inferiore a un mi- sero 1 per cento, e di quell’1 per cento metà appartiene al padre e metà alla madre. La percentuale di geni in comune tra un moscerino e un elefante, per fare un esempio, è dell’88 per cento. Quando diciamo che un bimbo ha preso “dalla madre” o “dal padre”, facciamo riferimento soprattutto a influenze di cultura, ambiente e società, non certo di geni, poiché con uno 0,50 per cento di componente ereditaria biologica per genitore è veramente difficile creare una tendenza (…) La realtà scientifica mostra quanto sia sopravvalutata l’influenza genetica dei genitori”
Camilla Baresani, scrittrice (Corriere della Sera, 15 aprile)
“Leggiamo con stupore alcune affermazioni della scrittrice Camilla Baresani (a suo dire suggerite dall’immunologo Semprini)… Per chiarezza scientifica dobbiamo dire che il genoma del figlio è costituito per il 50 per cento dai geni trasmessi dalla madre e per il rimanente 50 per cento dai geni provenienti dal padre (…)”.
Giorgio Ricci, ordinario di Biochimica, Andrea Novelletto, ordinario di Genetica, Carla Jodice, associato di Genetica, Bianca M. Ciminelli, ricercatore di Genetica, Università di Roma, Tor Vergata (Corriere della Sera, 17 aprile)
“In caso di maternità surrogata, vietata o meno, involontaria o meno, l’assurda interpretazione dominante (che io non condivido) dell’articolo 269 del codice civile attribuisce lo status di madre non all’autrice dell’ovulo bensì alla partoriente. L’assurdo nasce da lontano. (…) Tornando alla donna incinta di due gemellini di un’altra coppia, giuridicamente padre sarà il maschio della coppia generante e madre la donna dell’altra. Un bel pasticcio. Perché, a prescindere da chi chiederà e riceverà il diritto di crescere quei gemellini come genitori sociali, verso quel padre e quella madre i nati potranno in futuro far valere molti diritti: da quelli alimentari a quelli ereditari”.
Ugo Ruffolo, ordinario di Diritto civile all’Università di Bologna (Il Giornale, 15 aprile)
“Nel caso in cui fosse confermato lo scambio di embrioni, la norma che è tuttora in vigore stabilisce dunque che gli eventuali genitori biologici non hanno diritti sul piano giuridico”.
Amedeo Santosuosso, presidente del Centro di Ricerca interdipartimentale European Centre for Law, Science and New Technologies dell’Università di Pavia (Adn Kronos, 15 aprile)
La coppia biologicamente genitoriale “finirà per avere ragione, perché i fatti accaduti non sono riconducibili ad una eterologa con consenso della coppia”.
Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni (Adn Kronos, 14 aprile)
“Mi viene in mente un’immagine. Penso a quei due bambini come figli non di questo o quel genitore, ma figli della vita. In quanto figli di vita, in senso più ampio, appartengono al mondo. Mi auguro che, alla fine, possano nascere. Diventerebbero, anche con l’errore sanitario, figli di quel grande miracolo che è la vita con le sue più diverse origini”.
Maria Rita Parsi, psicologa (Il Mattino, 14 aprile)
“Purtroppo certi errori bastano da soli a smontare anni di ricerca seria, se non addirittura un’idea del mondo. Questo errore manda in cortocircuito l’etica cattolica, rivela i limiti della legge 194 (…) Quante volte si è già verificato uno scambio di embrioni senza che nessuno lo sapesse? Quali sono i margini di rischio di un enorme beneficio? Come impostare una chiacchierata con il parroco sapendo che la Chiesa non approva la fecondazione assistita ma ribadisce che la vita viene prima di tutto e nemmeno in questo caso si può nominare la parola aborto? E la legge sull’aborto, che ha lasciato alla donna la decisione di interrompere la gravidanza senza poter contemplare la possibilità che il prodotto del concepimento non fosse di quella donna? Ci siamo andati a cacciare in un groviglio ed è triste riconoscerlo a pochi giorni dall’esultanza per il semaforo verde al concepimento eterologo”.
Viviana Ponchia (Quotidiano nazionale, 14 aprile)
“Ci si chiede allora che cosa accada a una madre e a un padre che devono rinunciare a un figlio non loro, e che è stato concepito e accolto nel quadro di un effettivo desiderio di maternità e paternità. Al dolore derivante dal privarsi di una parte di sé si aggiunge la preoccupazione di dover decidere per qualcun altro, per altre relazioni, per altri destini. Ma c’è una speranza. L’analisi del Dna delle quattro coppie potrebbe favorire una soluzione brillante: che ciascuno porti a termine la propria gravidanza, e infine ci si scambino i figli, appena nati, e se mai si mantenga in vita a lungo questa strana e grande famiglia allargata”.
Franca D’Agostini, filosofa (La Stampa, 13 aprile)
“In assenza di un contratto i figli non possono che essere della donna che li ha partoriti e non sono così convinto che vi sia un ‘diritto di
sangue’ assoluto, che prescinda dal contesto e dalla gravidanza (…) L’errore del Pertini ha aperto un inevitabile dibattito sulla proprietà degli
embrioni in assenza di un contratto tra i donatori di gameti e i riceventi”.
Silvio Viale, ginecologo dell’Ospedale Sant’Anna di Torino (Adn Kronos, 17 aprile)
“Il bambino può capire invece che gli è raddoppiato l’amore genitoriale se entrambe lo trattano come figlio e una gli dice ‘tu sei figlio del mio grembo’ e l’altra gli dice ‘tu sei figlio del mio uovo’. Io vedo con grande favore gli Hutteriti, una società che vive con un tipo di organizzazione comunista in Canada e negli Stati Uniti. Sono dei cristiani anabattisti che lasciarono l’Europa nel Seicento”.
Carlo Flamigni, ginecologo (“Effetto notte”, Radio 24, 18 aprile)
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