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Lavorare puzza
Può sorprendere l'iniziativa dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil di invitare i commessi dei negozi del centro loro iscritti a scioperare oggi, festa della liberazione, alla vigilia della canonizzazione dei beati papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II officiata da Papa Francesco alla presenza del Papa emerito Benedetto XVI. Un evento singolare di portata storica e globale che sta richiamando dagli 800 mila ai 3 milioni di pellegrini (a seconda delle fonti) e, va da sè, sarebbe occasione di fare qualche buon affare per i negozianti (e per i loro dipendenti).
Può sorprendere l'iniziativa dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil di invitare i commessi dei negozi del centro loro iscritti a scioperare oggi, festa della liberazione, alla vigilia della canonizzazione dei beati papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II officiata da Papa Francesco alla presenza del Papa emerito Benedetto XVI. Un evento singolare di portata storica e globale che sta richiamando dagli 800 mila ai 3 milioni di pellegrini (a seconda delle fonti) e, va da sè, sarebbe occasione di fare qualche buon affare per i negozianti (e per i loro dipendenti). Le associazioni di categoria hanno assicurato che i negozi resteranno aperti, vista la ghiotta occasione. Ma l'opposizione di Confesercenti e Confcommercio si ferma qui. Sulla chiusura il Primo maggio, la festa dei lavoratori, non si transige (le aziende saranno chiuse per il 90) e nemmeno sul lavoro nelle altre festività e la domenica. Qui gli imprenditori sposano la visione dei sindacati: si riposa, e poco importa se si può battere qualche scontrino – lo dimostra il caso della Coop di La Spezia – intercettando qualche ben disposto acquirente.
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La Confesercenti romana ha promesso di volere tornare alle chiusure domenicali e festive per tutto l'anno e, per farlo, sta raccogliendo le firme dei cittadini anche fuori dalle chiese (siamo a quota 150 mila, ha detto al Corriere Roma il presidente della Confesercenti provinciale romana Valter Giammaria). L'intenzione è di presentarle alla commissione attività produttive di Camera e Senato perché il regime attuale non funziona, l'obiezione è che la gente non compra. Eppure se si accorpassero le festività annuali – sostenne il governo Monti prima di aprire alla liberalizzazione degli orari commerciali – il pil italiano crescerebbe dell’1 per cento. Si possono produrre beni per 4 miliardi in più, disse la Confindustria nel 2011. L’ultimo studio in materia, compiuto da Cermes e Università Bocconi, stimava addirittura che le sole aperture domenicali consentirebbero un aumento dello 0,25 per cento del pil italiano.
Il Foglio sportivo - in corpore sano