Ecco che i signori del rating si fidano della ripresa europea
Il miglioramento della visione sull’economia italiana da parte degli investitori e, da ieri, di una delle principali agenzie di rating globali, Fitch, ha rafforzato l’idea che in un prossimo futuro sia possibile – a certe condizioni – la promozione del merito di credito italiano, dopo una lunga serie di declassamenti iniziata due anni fa. L’agenzia anglo-americana Fitch ha migliorato l’outlook (da negativo a stabile) per l’Italia pur mantenendo il giudizio non lusinghiero (BBB+) assegnato nel 2013, causa “incertezza politica”. I motivi sono la fine della recessione, la ricapitalizzazione in fieri delle banche – grazie all’afflusso di capitali privati, il che riduce il rischio di interventi pubblici – e la “tabella di marcia” del premier Matteo Renzi, intenzionato a mantenere il rapporto deficit/pil sotto il vincolo europeo del tre per cento.
Il miglioramento della visione sull’economia italiana da parte degli investitori e, da ieri, di una delle principali agenzie di rating globali, Fitch, ha rafforzato l’idea che in un prossimo futuro sia possibile – a certe condizioni – la promozione del merito di credito italiano, dopo una lunga serie di declassamenti iniziata due anni fa. L’agenzia anglo-americana Fitch ha migliorato l’outlook (da negativo a stabile) per l’Italia pur mantenendo il giudizio non lusinghiero (BBB+) assegnato nel 2013, causa “incertezza politica”. I motivi sono la fine della recessione, la ricapitalizzazione in fieri delle banche – grazie all’afflusso di capitali privati, il che riduce il rischio di interventi pubblici – e la “tabella di marcia” del premier Matteo Renzi, intenzionato a mantenere il rapporto deficit/pil sotto il vincolo europeo del tre per cento. Tuttavia, rileva Fitch, la disoccupazione elevata “grava” sulla capacità di spesa dei consumatori, servono riforme strutturali “più incisive” di quelle in fieri e – non secondario – il debito arriverà al 135 per cento quest’anno (scenderà al 130 solo nel 2017) “limitando la capacità di risposta a choc potenziali”. Sempre ieri Fitch ha migliorato di un gradino il giudizio sulla Spagna (BBB+, pari all’Italia) che ha riformato sistema bancario e mercato del lavoro. Un mese fa invece aveva alzato l’outlook del Portogallo, altro fulcro della crisi dell’Eurozona, come d’altronde l’Italia. Tuttavia le “sorelle” Fitch, Moody’s e Standard&Poor’s continuano a posizionare Roma in “fascia B”, dunque sotto l’ambita “A”, con qualche incongruenza notevole (per Moody’s abbiamo lo stesso rating del Brasile, per Fitch del Messico, mentre il superdebito giapponese non scalza Tokyo dalla sua A+). Solo la piccola agenzia di rating canadese Dbrs ha tenuto tenuto l’Italia in area A (“A low”) ma con outlook negativo e ha condizionato la promozione al successo dell’“ambiziosa” scaletta di riforme renziane.
A quando l’upgrade? Bank of America-Merrill Lynch, seconda banca d’investimento americana per beni in gestione, ha per prima avanzato l’ipotesi di una promozione per l’Italia già quest’anno in un report del 9 aprile (titolo: “Costruendo credibilità”) sulla base degli impegni inseriti nel documento programmatico di politica economica del governo (Def), della dimostrazione di un approccio costruttivo rispetto alla revisione dei dogmi fiscali dell’Unione europea e dell’intenzione di semplificare i processi normativi (in primis una nuova legge elettorale). L’eventualità di un re-rating (un assestamento in senso positivo) adombrato da BofA è però un “processo molto lento e riflette il fatto che i rischi latenti non possono essere ignorati”, avverte Alberto Gallo capo delle ricerche di Royal Bank of Scotland. E, va da sé, è subordinata alla capacità del governo guidato da Renzi di completare l’agenda di riforme promessa e, prima ancora, di tradurre in consenso politico la volontà di cambiamento mostrata in questi primi due mesi di attività. Secondo l’economista Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica di Milano, il miglioramento dell’outlook costituisce “un segnale chiaro di fiduciosa attesa nelle scelte del governo, nelle politiche in cantiere e negli effetti che queste avranno anche sui tassi di interesse”, ha detto all’agenzia Adnkronos. Ma sarebbe stato “irrealistico” vedere da subito un upgrade, di fatto a scatola chiusa. Sebbene siano svanite le preoccupazioni sulla sostenibilità della finanza pubblica – dice Quadrio Curzio sottolineando il basso rendimento dei titoli pubblici (3,3 per cento) che favorisce il buon esito delle emissioni di bond – la promozione dipende anche dal risultato delle elezioni europee. “Se rafforzeranno il governo Renzi, allora è probabile che si verifichi una riclassificazione, ma sarà molto improbabile se invece dalle urne uscirà un quadro di instabilità”.
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Il ragionamento calza. D’altronde furono proprio i ricaschi politici delle ultime elezioni nazionali del febbraio 2013 – con la staffetta tra l’allora segretario del Pd Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta, sistemato per volere del Quirinale alla guida di una coalizione tra destra e sinistra – a determinare il declassamento italiano agli occhi di Fitch: per via del risultato “inconcludente delle urne” e la “conseguente paralisi istituzionale” il giudizio sul merito di credito è passato da “A” al più modesto “BBB+” che resiste tuttora. Il lieve miglioramento segnalato da Fitch non ha galvanizzato la Borsa ma farà da tonico per la missione estera del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a Parigi (lunedì) e a Londra (martedì). Oltre ai bilaterali con l’omologo francese, Michel Sapin, e col governatore della Banca d’Inghilterra, l’ex capo economista dell’Ocse vedrà alcuni investitori esteri, tra cui il più grande fondo d’investimento al mondo, BlackRock, divenuto azionista delle prime tre banche italiane. Gli investitori internazionali hanno cambiato mentalità sull’Italia l’avvicendamento Letta-Renzi, ha rivelato un sondaggio tra gestori di fondi, banchieri e opinionisti pubblicato dall’Associazione italiana banche estere. Consumatori e imprenditori hanno allo stesso modo migliorato le loro aspettative sull’economia nazionale, dicono le statistiche Markit e Istat. E alcuni indicatori anticipatori del ciclo economico segnalano un sottile miglioramento del mercato del lavoro e delle prospettive di crescita (Uvet, operatore di business travel, stima un recupero del pil in questo trimestre sulla base dell’incremento dei viaggi d’affari). Il tutto s’innesta in un clima di rilassatezza sui mercati dell’Eurozona che non dovrebbe suscitare facili entusiasmi, come avvertiva l’Economist, ma che di certo sta favorendo un riposizionamento delle agenzie di rating. Ieri S&P’s ha migliorato il giudizio su Cipro (da B- a B) che un anno fa rischiava il fallimento e ha confermato la “doppia A” con outlook positivo per la Francia, nonostante i reiterati tentativi di aggirare le regole europee sul deficit e la flemma riformatrice che ha caratterizzato il governo Hollande.
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