Il Cav. non conta i suoi voti, li pesa

Salvatore Merlo

Domani siederà nel salottino televisivo di Barbara d’Urso, alla vigilia della prima visita al sanatorio di Cesano Boscone, centro della sua campagna elettorale. Poi andrà a “Matrix”, si farà intervistare nei telegiornali, forse da Enrico Mentana, e infine reciterà nel teatro di Michele Santoro e Marco Travaglio, pare. “L’anno scorso lo sconsigliai di andare da Santoro”, ricorda Maurizio Gasparri, “ma mi sbagliavo. Quello è un gran cabaret. E Berlusconi adesso è capace di andarci anche in manette in quello studio televisivo”. E tutti ad Arcore ancora ricordano il Cavaliere impegnato a lucidare con un fazzoletto la poltrona sulla quale era seduto “il nostro caro (falso) nemico Travaglio”, come lo chiama Deborah Bergamini.

    Domani siederà nel salottino televisivo di Barbara d’Urso, alla vigilia della prima visita al sanatorio di Cesano Boscone, centro della sua campagna elettorale. Poi andrà a “Matrix”, si farà intervistare nei telegiornali, forse da Enrico Mentana, e infine reciterà nel teatro di Michele Santoro e Marco Travaglio, pare. “L’anno scorso lo sconsigliai di andare da Santoro”, ricorda Maurizio Gasparri, “ma mi sbagliavo. Quello è un gran cabaret. E Berlusconi adesso è capace di andarci anche in manette in quello studio televisivo”. E tutti ad Arcore ancora ricordano il Cavaliere impegnato a lucidare con un fazzoletto la poltrona sulla quale era seduto “il nostro caro (falso) nemico Travaglio”, come lo chiama Deborah Bergamini. Nove milioni di spettatori, più di quelli della partita Italia-Germania, perché, come diceva Paolo Bonaiuti, “Berlusconi e Travaglio sono come Sandra e Raimondo: che noia che barba, che barba che noia. Strepiti e lazzi. Ma poi Silvio fa guadagnare denari a Travaglio, e Travaglio fa guadagnare voti a Silvio”. E insomma sono come la corda e il secchio, nemici per la pelle, il loro è un rapporto che Daniela Santanchè sintetizza così: “Solo vampirizzando Berlusconi, Travaglio può rinfrescare la ragione sociale della ditta. Uno come Silvio lui non riuscirà mai più a fabbricarselo”. E dunque non è un dettaglio che il Cavaliere adesso voglia tornarci, da Santoro, e fortissimamente, come nel 2013, “quando recuperammo dieci punti percentuali”, mormora Mariastella Gelmini, trasognata, che ancora a sentire il nome di Travaglio le luccicano gli occhi.

    La sceneggiatura della campagna elettorale è scritta. Il Cavaliere condannato si farà fotografare nel suo impiego coatto ai servizi sociali, e racconterà al pubblico popolare, domani, nel pomeriggio di Canale cinque, di quando lui andava a trovare gli anziani con la mamma, con la signora Rosa, “ho sempre fatto attività di supporto nei confronti di chi ha bisogno. Per me è un piacere”. E insomma Berlusconi è tornato, e già dedica alla propaganda un’attenzione viva e comunicabile, penetrante, in cui si conferma il suo pratico scetticismo d’uomo non molto convinto della politicità della politica, arte che per lui rimane, come diceva Karl Kraus, soprattutto “effetto di scena”, spettacolo, più rappresentazione che rappresentanza. Berlusconi non si logora nella routine e nella contabilità delle chiacchiere parlamentari, si spegne quando c’è da subire la fatica quotidiana della politica, per poi riaccendersi con le elezioni. Dunque adesso all’apparenza si allontana da Matteo Renzi, schiaccia Alfano sul centrosinistra, e si propone come mattatore supremo del centrodestra. Sa che il potere, anche in quantità omeopatiche, è la più efficace delle medicine, così in realtà gli basta anche arrivare terzo alle elezioni – “Forza Italia al venti per cento è un miracolo”, ha detto – purché si conservino i rapporti di forza, ciò che conta davvero, cioè quel gioco cinico e paradossale di amori oscuri con la maggioranza e con Renzi, quel rapporto ambiguo e suggestivo che lo tiene vivo. Lo ha capito anche Renzi. Il premier ragazzino ha una specie di premonizione berlusconiana, quasi quella che si ha nei sogni delle persone, che riusciamo a identificare e sentire nei loro stati d’animo senza vederle mai chiaramente in viso. “Il Cavaliere sta facendo campagna elettorale. Poi ci starà. Voterà le riforme”.

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     E insomma il Cavaliere ha un po’ abbassato le pretese, la soglia oltre la quale è concesso gioire. “Arriva il momento in cui i voti non si contano, ma si pesano”, sussurra Giancarlo Galan. E il vecchio amico vuole forse dire che in politica il Cavaliere ha imparato che la matematica è un’opinione, che i risultati numerici, nudi e crudi, non significano niente: contano gli equilibri, conta il rapporto con Renzi (che va attaccato per poi poterlo sostenere meglio), conta che Alfano sarà ancora ininfluente, conta che con Grillo il Pd non può stringere alcun patto, e dunque, come dice Augusto Minzolini, “conta solo il fatto che saremo indispensabili in Parlamento”. Così nel Castello si sfogliano i sondaggi, e anche quelli di Alessandra Ghisleri dicono che Grillo  potrebbe superare Forza Italia. Ma arrivare secondo o terzo alle europee, in fondo, a Berlusconi deve sembrare inevitabile e insignificante come l’esito di un destino. “Sono strane elezioni in cui prevalgono gli umori”, dice Paolo Romani. E l’avversario non è Grillo, ma Alfano, che si propone nel ruolo di ausiliario renziano, e che rotea verso i sondaggi gli occhi d’un vitello appena sospinto sul treno diretto al mattatoio di Chicago. “Deve perdere, perdere, perdere”, ripete la Pitonessa Santanchè: “I sondaggi migliori lo danno al 4 per cento. Ma considerato che Casini, da solo, vale il due…”. E’ appena cominciata. E già sembra di sentire le note del valzer di Strauss, “Sul bel salotto tivù”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.