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La cura del ferro in Corea del nord la somministra la Russia

Giulia Pompili

Mentre Barack Obama concludeva il suo viaggio in Asia, Yuri Trutnev, vicepremier del governo di Mosca e delegato del presidente per gli affari in estremo oriente, atterrava in Corea. E non certo per una visita di cortesia. Sul tavolo c’è il grande sogno del presidente Vladimir Putin, fare della Russia lo snodo ferroviario tra Europa e Asia costruendo una linea ferroviaria tra Corea del nord e Corea del sud, una via da unire in seguito alla Ferrovia Transiberiana. Un’opera mastodontica da quasi ottomila chilometri che permetterebbe di evitare il canale di Suez per il trasporto delle merci.

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    Mentre Barack Obama concludeva il suo viaggio in Asia, Yuri Trutnev, vicepremier del governo di Mosca e delegato del presidente per gli affari in estremo oriente, atterrava in Corea. E non certo per una visita di cortesia. Sul tavolo c’è il grande sogno del presidente Vladimir Putin, fare della Russia lo snodo ferroviario tra Europa e Asia costruendo una linea ferroviaria tra Corea del nord e Corea del sud, una via da unire in seguito alla Ferrovia Transiberiana. Un’opera mastodontica da quasi ottomila chilometri che permetterebbe di evitare il canale di Suez per il trasporto delle merci. In Egitto passano 17 mila navi all’anno, l'8 per cento del commercio marittimo, ma sono rotte spesso pericolose. Inoltre, un trasporto dall'Europa all'Asia impiega 45 giorni via mare, 14 giorni via treno. Il progetto è già avviato: nel settembre 2013 la Russia ha concluso i lavori di ristrutturazione della ferrovia che collega la città russa di Chasan al porto nordcoreano di Rason. Chasan si trova a 130 chilometri da Vladivostok – dove termina la Transiberiana – ed è l’unico comune russo al confine con la Corea del nord.

    Negli anni Cinquanta i sovietici costruirono la città e i 54 chilometri di ferrovia che collegano la Russia a Rason – una delle poche zone ad amministrazione speciale del territorio nordcoreano – per sfruttare l’accesso del porto al Mar del Giappone in caso di inutilizzabilità del porto di Vladivostok. Dopo la caduta dell’Unione sovietica la linea ferroviaria cadde quasi del tutto inutilizzata e la città di Chasan si svuotò.

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    Nel 2013 Putin rimise mano al progetto, firmando accordi bilaterali con Pyongyang e dichiarando che “la cooperazione è molto meglio dell’isolamento”. Il passo successivo è quello di oggi, firmato da Trutnev, per iniziare a pensare allo “spazio comune di trasporto ferroviario in Eurasia”.

    Uno degli aspetti più rilevanti della trattativa è che al tavolo, su richiesta dei russi, molto probabilmente siederanno anche i delegati sudcoreani. Ciò che non può fare la diplomazia, forse può fare una potente cura del ferro comune. E il terzo paese interessato alla ferrovia potrebbe essere la Cina, che pure utilizza volentieri il porto di Rason sul Mar del Giappone. La relazione tra Mosca e Pechino è ormai molto poco clandestina: ieri il ministro della Difesa cinese ha detto che alla fine del mese i due paesi condurranno delle esercitazioni militari congiunte nel Mar cinese orientale.

    Mentre gli equilibri euroasiatici si stabilizzano, Washington segue distrattamente il suo pivot nell’estremo oriente, che per ora si manifesta solo nella proposta del Trans-Pacific Partnership (Tpp, l’accordo di libero scambio tra l’America e l’estremo oriente, Cina esclusa) e nelle parole del segretario di stato John Kerry: per l’America in Asia sono “priorità assolute” due cose, i cambiamenti climatici e il controllo della Corea del nord. La seconda, forse, l’hanno già persa.

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    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.