Paola Bacchiddu e l'uso elettorale del culo: qui si preferiscono le donne sincere

Camillo Langone

Paola Bacchiddu mi ha preso per il culo. E a me non sta bene, anche se quando ha fatto quello che ha fatto non credo pensasse solo a me, non ho questa pretesa: penso che pensasse a tutti i maschi italiani di ben protesi nervi. La capa ufficio stampa della lista Tsipras, che anni or sono conobbi, però vestita, proprio nella redazione del Foglio, si è fatta fotografare da dietro in bikini bianco e poi ha messo lo scatto su internet con la seguente didascalia: “Ciao, è iniziata la campagna elettorale e io uso qualsiasi mezzo. Votate l’Altra Europa per Tsipras”. Io di Tsipras so soltanto che è una specie di comunista greco, non ne sentivo il bisogno, un’Europa alternativa a quella esistente mi sembra meno reperibile dell’araba fenice, e chi usa qualsiasi mezzo pur di farsi notare lo definisco machiavellico e amorale.

    Paola Bacchiddu mi ha preso per il culo. E a me non sta bene, anche se quando ha fatto quello che ha fatto non credo pensasse solo a me, non ho questa pretesa: penso che pensasse a tutti i maschi italiani di ben protesi nervi. La capa ufficio stampa della lista Tsipras, che anni or sono conobbi, però vestita, proprio nella redazione del Foglio, si è fatta fotografare da dietro in bikini bianco e poi ha messo lo scatto su internet con la seguente didascalia: “Ciao, è iniziata la campagna elettorale e io uso qualsiasi mezzo. Votate l’Altra Europa per Tsipras”. Io di Tsipras so soltanto che è una specie di comunista greco, non ne sentivo il bisogno, un’Europa alternativa a quella esistente mi sembra meno reperibile dell’araba fenice, e chi usa qualsiasi mezzo pur di farsi notare lo definisco machiavellico e amorale. Certo è meglio mostrare il proprio culo che bruciare templi altrui come fece Erostrato, tanto per citare un altro greco, e infatti per Paola non invoco la damnatio memoriae, invoco semplicemente la tessera del partito della slealtà. Non sarebbe la tessera numero uno, chiaro. Tempo fa era il centrodestra a puntare sull’avvenenza femminile ossia su brambille, prestigiacome e carfagne, mentre adesso la mela d’oro del giudizio estetico maschile si trova nel campo della sinistra e se la giocano Monna Elena Boschi, arma di distrazione di massa che Renzi utilizza con disgustoso cinismo, e la Bacchiddu ultima ma non ultima arrivata, che probabilmente si usa da sola ma il risultato non cambia, sempre quello è: una violenta presa per il culo. Dove il fondoschiena serve a raschiare il fondo del barile dell’animo umano, melmosa cosa. A catturare lo sguardo e a impigliare il voto. Non c’è più nemmeno la finta della razionalità politica: solo De Mita può osare ancora dei ragionamenti (detto fra parentesi, io tifo per Ciriaco sindaco di Nusco, a prescindere dal programma, che non conosco, a prescindere dall’avversario, idem, solo per affermare che giovinezza e bellezza non sono le uniche categorie della politica). Per tutti gli altri, per tutta l’Italia non alto-irpina, la competizione elettorale è [**Video_box_2**]ridotta al dato fisico, biologico, ormonale: alle elettrici viene proposto il maschio baldo ossia Renzi, agli elettori viene sventolata la femmina procace, e non ho più bisogno di far nomi. Tutta una giovinezza primavera di bellezza che è giusto uno slogan fascista, quindi ferino, ottuso, e allora sarà fasciocomunista, pennacchiano, il fascino del culo di Paola. Che naturalmente l’ha buttata sull’ironia, la retorica che oggi fa le funzioni di quel patriottismo già rifugio delle canaglie. Quel culo non era un culo ma una battuta. Oppure: quel culo non era un culo ma un gioco. Ancora: quel culo non era un culo ma una citazione… E noi che non abbiamo capito la finezza, oppure noi che insieme a Kierkegaard, Ortega, Houellebecq e Ferraris giudichiamo disprezzabile l’ironia che tutto disprezza, insomma noi che il culo lo prendiamo sul serio e non sul ridere, saremmo tori con l’anello al naso. Parlavo di slealtà e insisto: trovo ignobile spogliarsi per raccattare voti. Per l’amore che porto alla donna, alla donna intera, e per la sproporzione dei mezzi: lanciare Barbara Spinelli e Moni Ovadia col missile dell’amore fisico è come cacciare tordi col carro armato. Sgraziato prima ancora che inefficiente, assurdo. E non dirò che puntare sul culo significa rinunciare a puntare sul programma: meglio lo tengano nascosto, il programma di quella specie di comunista greco. E non dirò che mostrare il culo significa fare pornografia, se non altro perché la pornografia purtroppo mi piace. Però la pornografia pura, non inquinata da secondi extra-erotici fini. C’è una foto fantastica del mio inarrivabile maestro Terry Richardson, “Me, Ken Dark and Kirsten in South Beach”, in cui una donna, appunto Kirsten, assume grosso modo la stessa posizione di Paola, e con argomenti certo non inferiori. La differenza è che lei non mi vuole vendere la meravigliosa opportunità di mandare Andrea Camilleri a Strasburgo, mi vuole solo mostrare quant’è bello il suo culo. E’ una ragazza sincera, Kirsten.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).