Euro Visioni

Bestiario minimo (con identikit) dell'ospite ricorrente nel talk politico

Marianna Rizzini

Sono gli ospiti ricorrenti del talk-show, le facce che ti aspetti, la certezza del redattore – accettano quasi sempre l’invito – e la coperta di Linus del conduttore (per ragioni opposte): accendono il dibattito o lo riportano a temperatura istituzionale, danno tocco di eccentricità o patente di autorevolezza, litigano o mettono pace, riepilogano o scompaginano. Ecco un’arbitraria rassegna.

    Sono gli ospiti ricorrenti del talk-show, le facce che ti aspetti, la certezza del redattore – accettano quasi sempre l’invito – e la coperta di Linus del conduttore (per ragioni opposte): accendono il dibattito o lo riportano a temperatura istituzionale, danno tocco di eccentricità o patente di autorevolezza, litigano o mettono pace, riepilogano o scompaginano. Ecco un’arbitraria rassegna.

    Tommaso Cerno. Giornalista dell’Espresso e scrittore, nato a Udine, non ancora quarantenne, autore di inchieste politiche ma anche di una riscrittura dell’Inferno di Dante in terzine di endecasillabi (“Inferno, la Commedia del potere”, Rizzoli). Interpellato come cronista-intellettuale progressista ma non necessariamente organico dai conduttori tutti (da “Agorà” a “Omnibus” a “Matrix” a “Piazzapulita” a “Virus” a “L’aria che tira” – e di sicuro ne manca qualcuno), Cerno risponde rifilando occhiatacce che parlano da sole (dietro agli occhiali retrò). Al nuovo talk di Giuseppe Cruciani e Ilaria D’Amico (“Tango, la musica è cambiata”, SkyTg24) si è autodenunciato come storico votante pannelliano, stavolta per forza di cose orfano di rappresentanza, ma al tempo stesso è diventato idolo del blog di Beppe Grillo per aver detto, sempre su Sky, che il fascista non è tanto il grillino quanto colui che accusa il grillino all’opposizione di non fare maggioranza. Eppure Cerno è tutto tranne che grillino, e l’anno scorso ha scritto sull’Espresso uno dei primi pezzi sull’assurdità dell’essere un cinque stelle eletto e tampinato da attivisti maniaci della risposta immediata su Twitter. Cerno sta a Nicola Porro (“Virus”) come Marco Damilano, anch’egli cronista politico dell’Espresso e spalla di Zoro a “Gazebo”, sta a Enrico Mentana (“Bersaglio mobile”): gli altri ospiti cambiano, loro due quasi sempre restano.

    Lidia Undiemi. Blogger palermitana con laurea e dottorato in Economia, ammette sul suo blog di essere priva di incarichi universitari. Viene infatti presentata come “studiosa di Economia” (e basta) a “Ballarò”, la trasmissione che l’ha lanciata un anno fa, quando era ancora soltanto un’ex attivista di area dipietrista-ingroiana con un passato nelle “Agende rosse”. Ben presto ricorrente nel salotto di Giovanni Floris per via delle posizioni “no euro” (spesso convergenti con quelle grilline) e per l’aria bionda, tesa e sofferente di chi lotta contro il capitale-carogna, Undiemi viene di solito contrapposta a qualche professore bocconiano, ed è nota anche per chiudere seccamente le conversazioni su Twitter: “Mi avevano invitata, poi abbiamo deciso di rimandare, clic”, ha risposto a due cronisti che si divertivano a twittare ipotesi sulla sua assenza in una tipica puntata economica di “Ballarò” (in cui solitamente Undiemi è presente in quota “Occupy Wall Street”). Soppiantata per quella volta da un altro esponente no-euro, è stata idealmente risarcita con la presenza quasi in solitaria presso Lilli Gruber a “Otto e mezzo” (ma tutti continuano a identificarla come “la blogger no-euro di Ballarò”: “Floris ha aperto a Undiemi una boutique chez Lilli”, ha scritto un giorno la giornalista Laura Cesaretti su Twitter). Di lei si ricorda anche il battibecco con Gianni Riotta, destinatario della frase: “Hai fatto il tuo show, fammi parlare”.

    [**Video_box_2**]Elisabetta Gualmini. Politologa seria ma di aspetto rock, presidente dell’Istituto Cattaneo, docente di Scienza politica e coautrice con Piergiorgio Corbetta di uno dei primi studi sul M5s (“Il partito di Grillo”, Il Mulino). Gualmini sopporta stoicamente qualsiasi discussione in cui altri si accapiglino (persino a “La gabbia”, in piedi), ed è il porto neutrale per il conduttore che voglia rientrare in tema dopo una scarica di insulti (da cui la professoressa è immune).

    Massimo Cacciari &Vittorio Feltri. Insieme o separati, sono la riserva della Repubblica del talk, anche per via dell’ironia (a volte autoironia) scarseggiante presso gli ospiti giovani. Spesso si scambiano i ruoli: capita che Cacciari sia d’accordo con l’ospite di destra e Feltri con quello di sinistra. Non hanno paura di dire che non conoscono gli altri convenuti in studio, anche se star emergenti dei media o della politica.

    Michele Boldrin&Davide Faraone. Insieme o separati, l’esponente di “Fare” e il deputato renziano se le danno e le danno di santa ragione, visibilmente soddisfatti, e per questo sono adorati dai redattori.
    Andrea Scanzi ed Emiliano Liuzzi. Entrambi del Fatto, entrambi all’inizio molto grillini, poi separati dai distinguo sul M5s e dallo stile (Scanzi ha abiti da vincitore di “X Factor”; Liuzzi veste come uno che ha nostalgia di quando consumava le suole delle scarpe). Liuzzi dice di non avere città, ché la città è dove lo porta il lavoro. Scanzi invece praticamente abita nei talk, che conduce anche (“Reputescion”, su La3).

    Nuova leva femminile del Pd. Si chiama Elly Schlein oppure Anna Ascani, è candidata o deputata, convertita al renzismo, ex bersaniana o renziana doc, è la faccia democratica trentenne che i conduttori cercano quando non vogliono invitare le già note al pubblico (deputate e candidate) Simona Bonafé o Alessandra Moretti.

    Stefano Feltri. giovane ed esperto giornalista economico-politico (bocconiano). Se lo litigano “Otto e Mezzo” e “Linea notte”. Scrive sul Fatto, parla per sé.

    Franco Bechis&Marcello Sorgi. I preferiti dei conduttori notturni. Dibattono educatamente di qualsiasi argomento (politico e non). Sorgi sorride, Bechis no.

    Paolo Mieli. Lui nei talk non conosce l’usura degli anni.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.