Euro Visioni
Bestiario minimo (con identikit) dell'ospite ricorrente nel talk politico
Sono gli ospiti ricorrenti del talk-show, le facce che ti aspetti, la certezza del redattore – accettano quasi sempre l’invito – e la coperta di Linus del conduttore (per ragioni opposte): accendono il dibattito o lo riportano a temperatura istituzionale, danno tocco di eccentricità o patente di autorevolezza, litigano o mettono pace, riepilogano o scompaginano. Ecco un’arbitraria rassegna.
Sono gli ospiti ricorrenti del talk-show, le facce che ti aspetti, la certezza del redattore – accettano quasi sempre l’invito – e la coperta di Linus del conduttore (per ragioni opposte): accendono il dibattito o lo riportano a temperatura istituzionale, danno tocco di eccentricità o patente di autorevolezza, litigano o mettono pace, riepilogano o scompaginano. Ecco un’arbitraria rassegna.
Tommaso Cerno. Giornalista dell’Espresso e scrittore, nato a Udine, non ancora quarantenne, autore di inchieste politiche ma anche di una riscrittura dell’Inferno di Dante in terzine di endecasillabi (“Inferno, la Commedia del potere”, Rizzoli). Interpellato come cronista-intellettuale progressista ma non necessariamente organico dai conduttori tutti (da “Agorà” a “Omnibus” a “Matrix” a “Piazzapulita” a “Virus” a “L’aria che tira” – e di sicuro ne manca qualcuno), Cerno risponde rifilando occhiatacce che parlano da sole (dietro agli occhiali retrò). Al nuovo talk di Giuseppe Cruciani e Ilaria D’Amico (“Tango, la musica è cambiata”, SkyTg24) si è autodenunciato come storico votante pannelliano, stavolta per forza di cose orfano di rappresentanza, ma al tempo stesso è diventato idolo del blog di Beppe Grillo per aver detto, sempre su Sky, che il fascista non è tanto il grillino quanto colui che accusa il grillino all’opposizione di non fare maggioranza. Eppure Cerno è tutto tranne che grillino, e l’anno scorso ha scritto sull’Espresso uno dei primi pezzi sull’assurdità dell’essere un cinque stelle eletto e tampinato da attivisti maniaci della risposta immediata su Twitter. Cerno sta a Nicola Porro (“Virus”) come Marco Damilano, anch’egli cronista politico dell’Espresso e spalla di Zoro a “Gazebo”, sta a Enrico Mentana (“Bersaglio mobile”): gli altri ospiti cambiano, loro due quasi sempre restano.
Lidia Undiemi. Blogger palermitana con laurea e dottorato in Economia, ammette sul suo blog di essere priva di incarichi universitari. Viene infatti presentata come “studiosa di Economia” (e basta) a “Ballarò”, la trasmissione che l’ha lanciata un anno fa, quando era ancora soltanto un’ex attivista di area dipietrista-ingroiana con un passato nelle “Agende rosse”. Ben presto ricorrente nel salotto di Giovanni Floris per via delle posizioni “no euro” (spesso convergenti con quelle grilline) e per l’aria bionda, tesa e sofferente di chi lotta contro il capitale-carogna, Undiemi viene di solito contrapposta a qualche professore bocconiano, ed è nota anche per chiudere seccamente le conversazioni su Twitter: “Mi avevano invitata, poi abbiamo deciso di rimandare, clic”, ha risposto a due cronisti che si divertivano a twittare ipotesi sulla sua assenza in una tipica puntata economica di “Ballarò” (in cui solitamente Undiemi è presente in quota “Occupy Wall Street”). Soppiantata per quella volta da un altro esponente no-euro, è stata idealmente risarcita con la presenza quasi in solitaria presso Lilli Gruber a “Otto e mezzo” (ma tutti continuano a identificarla come “la blogger no-euro di Ballarò”: “Floris ha aperto a Undiemi una boutique chez Lilli”, ha scritto un giorno la giornalista Laura Cesaretti su Twitter). Di lei si ricorda anche il battibecco con Gianni Riotta, destinatario della frase: “Hai fatto il tuo show, fammi parlare”.
[**Video_box_2**]Elisabetta Gualmini. Politologa seria ma di aspetto rock, presidente dell’Istituto Cattaneo, docente di Scienza politica e coautrice con Piergiorgio Corbetta di uno dei primi studi sul M5s (“Il partito di Grillo”, Il Mulino). Gualmini sopporta stoicamente qualsiasi discussione in cui altri si accapiglino (persino a “La gabbia”, in piedi), ed è il porto neutrale per il conduttore che voglia rientrare in tema dopo una scarica di insulti (da cui la professoressa è immune).
Massimo Cacciari &Vittorio Feltri. Insieme o separati, sono la riserva della Repubblica del talk, anche per via dell’ironia (a volte autoironia) scarseggiante presso gli ospiti giovani. Spesso si scambiano i ruoli: capita che Cacciari sia d’accordo con l’ospite di destra e Feltri con quello di sinistra. Non hanno paura di dire che non conoscono gli altri convenuti in studio, anche se star emergenti dei media o della politica.
Michele Boldrin&Davide Faraone. Insieme o separati, l’esponente di “Fare” e il deputato renziano se le danno e le danno di santa ragione, visibilmente soddisfatti, e per questo sono adorati dai redattori.
Andrea Scanzi ed Emiliano Liuzzi. Entrambi del Fatto, entrambi all’inizio molto grillini, poi separati dai distinguo sul M5s e dallo stile (Scanzi ha abiti da vincitore di “X Factor”; Liuzzi veste come uno che ha nostalgia di quando consumava le suole delle scarpe). Liuzzi dice di non avere città, ché la città è dove lo porta il lavoro. Scanzi invece praticamente abita nei talk, che conduce anche (“Reputescion”, su La3).
Nuova leva femminile del Pd. Si chiama Elly Schlein oppure Anna Ascani, è candidata o deputata, convertita al renzismo, ex bersaniana o renziana doc, è la faccia democratica trentenne che i conduttori cercano quando non vogliono invitare le già note al pubblico (deputate e candidate) Simona Bonafé o Alessandra Moretti.
Stefano Feltri. giovane ed esperto giornalista economico-politico (bocconiano). Se lo litigano “Otto e Mezzo” e “Linea notte”. Scrive sul Fatto, parla per sé.
Franco Bechis&Marcello Sorgi. I preferiti dei conduttori notturni. Dibattono educatamente di qualsiasi argomento (politico e non). Sorgi sorride, Bechis no.
Paolo Mieli. Lui nei talk non conosce l’usura degli anni.
Il Foglio sportivo - in corpore sano