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Grande abbuffata di grillini televisivi (e piccola galleria degli orrori)

Marianna Rizzini

Uno vale uno, ma uno non vale l’altro quando si tratta di invitare un esponente a cinque stelle in tv, soprattutto se il duo Grillo-Casaleggio permette più libere uscite (si fa per dire) nei talk-show, fermo restando l’indovinello del momento: potrà andare o no Beppe Grillo a “Porta a Porta” in prima serata, ma senza infrangere la par condicio, visto il niet di ieri in Vigilanza? (Si studiano alternative, tipo: Grillo, Renzi e Berlusconi mezz’ora per uno. Magari su un piede solo e con gli occhi bendati).

    Uno vale uno, ma uno non vale l’altro quando si tratta di invitare un esponente a cinque stelle in tv, soprattutto se il duo Grillo-Casaleggio permette più libere uscite (si fa per dire) nei talk-show, fermo restando l’indovinello del momento: potrà andare o no Beppe Grillo a “Porta a Porta” in prima serata, ma senza infrangere la par condicio, visto il niet di ieri in Vigilanza? (Si studiano alternative, tipo: Grillo, Renzi e Berlusconi mezz’ora per uno. Magari su un piede solo e con gli occhi bendati). I Cinque stelle televisivi non si differenziano tra loro tanto per il contenuto (sempre ortodosso: chi va in tv non è un dissidente o presunto tale, a meno che non ci vada in quota di “ex grillino”), quanto per il tono e il look: alcuni deputati vanno in giacca e cravatta anche in trasmissioni decontractée, le senatrici in jeans cascasse il mondo. Ecco un inventario provvisorio.

    Grillino storico (incazzato). Sono gli avamposti del M5s televisivo, i primi visti sugli schermi dopo lo sdoganamento dei talk-show (ma dopo qualche lezione di comunicazione alla Casaleggio Associati). Della categoria fanno parte Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Giulia Sarti e Laura Castelli, con la partecipazione straordinaria dell’ormai mitologico senatore dello streaming Vito Crimi, quello che ora, riecheggiando Grillo, dice: “Siamo biodegradabili”. Il grillino storico incazzato è in guerra permanente con gli altri ospiti (Giulia Sarti anche con il presidente della Repubblica), ma può avere momenti amarcord (Di Battista quando racconta il passato andino, unico antidoto al leitmotiv strappacore: “Gli italiani hanno fame e voi gli avete tolto il pane”). La combattente Taverna, invece, anche stornellista dai molti anelli sulle dita, dà volentieri fondo al patrimonio romanesco per prospettare la situazione “der paese” che “piagne”, preferibilmente durante gli scontri con le deputate del Pd.

    Grillino storico (istituzionale). Ne fa parte fin dai primi mesi di allentamento delle catene anti talk-show Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera con aspetto da bravo ragazzo (ma degli anni Cinquanta). Dice le cose che dice Grillo, tali e quali, solo in maniera socialmente accettabile. Forse in memoria dei manuali universitari, usa il verbo “comprendere” invece di “capire”. All’occorrenza scrive lettere forbite al Corriere della Sera. Fa caso a sé il senatore e professore (di liceo) Nicola Morra, pacato nell’eloquio e considerato “grillino istituzionale” fino al secondo minuto di intervento. Dopo parte per la tangente, e può uscirsene con termini come “cinesizzare” (ieri ad “Agorà”).

    Grillino semi-istituzionale. Danilo Toninelli, deputato e impiegato assicurativo con occhiali da film di Wes Anderson, vicepresidente della commissione Affari costituzionali. A “Porta a Porta” dice “dottor Vespa”, ma a Rainews non si è potuto trattenere (“se fossi un cittadino fuori dal Parlamento prenderei a calci nel sedere sia Renzi sia Berlusconi”). E’ affezionato all’espressione “estorcere voti con promesse”.

    [**Video_box_2**]Pasionaria numerica a cinque stelle. Barbara Lezzi, senatrice, vicepresidente della commissione Bilancio, visibile a “Virus” come a “Porta a Porta”, in piedi a “La gabbia” come in collegamento a “Linea notte”, dove litiga con il renziano Ivan Scalfarotto. Non indulge in slogan, sciorina numeri educatamente, ma vede rosso se qualcuno parla di Silvio Berlusconi, per il quale usa sempre e comunque, a quel punto scura in volto, il termine “pregiudicato”.

    Grillino imitator scadente. Riccardo Fraccaro, deputato. Si è conquistato la prima pagina sulla Stampa (“Buongiorno” di Massimo Gramellini) per aver maldestramente fatto il verso al Cav. del 2013, quello che puliva la sedia su cui era seduto Marco Travaglio a “Servizio pubblico”. Lui si è pulito (con aria schifata) la giacca che Pippo Civati gli aveva inavvertitamente sfiorato durante “Coffee Break” (La7). Poi ha smentito, a sua volta smentito da un video in cui riguardava più volte la manica per accertarsi di averla de-contaminata.

    Grillino di mondo. Roberto Fico, deputato napoletano e presidente della Vigilanza Rai. Accoglie i giornalisti del Corriere.it a casa sua senza grugnire, mostra l’ufficio pomposamente arredato e fa persino qualche battuta. Poi però non si discosta dalla “linea”, e anzi la applica.

    Grillino mediatico del futuro. Marco Vantin, candidato sindaco in quel di Schio e autore di un video di presentazione di sicura presa comica (finirà in tv di certo): il candidato Vantin corre e corre per la sua città, come nel film “Il fuggitivo” (ma forse la citazione è involontaria). Arrivato davanti al municipio si ferma, in preda a estasi mistica. La musica da thriller e cappotto fanno il resto.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.