Ahi, povero Vendola, finito nello smacchiatore morale di MicroMega

Stefano Di Michele

E adesso, povero Nichi, tocca a te. Come un Berlusconi del Tavoliere, come un D’Alema al timone dell’Ikarus, come un Napolitano che trama il golpe. Tu che facevi il poeta e il comunista, il comunista ma pure  il cristiano, Berlinguer e don Tonino, Pasolini e antico bracciantato – tutto un tremore e tutto un sussulto, “siamo belli perché siamo pieni di difetti, perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe… perché abbiamo bisogno d’amore, per questo siamo belli”. Lo stesso tocca a te, povero e fragile (bello, mah…) Nichi – magari ti tremeranno le gambe davvero, anzi: vorranno  davvero farti tremare le gambe.

    E adesso, povero Nichi, tocca a te. Come un Berlusconi del Tavoliere, come un D’Alema al timone dell’Ikarus, come un Napolitano che trama il golpe. Tu che facevi il poeta e il comunista, il comunista ma pure  il cristiano, Berlinguer e don Tonino, Pasolini e antico bracciantato – tutto un tremore e tutto un sussulto, “siamo belli perché siamo pieni di difetti, perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe… perché abbiamo bisogno d’amore, per questo siamo belli”. Lo stesso tocca a te, povero e fragile (bello, mah…) Nichi – magari ti tremeranno le gambe davvero, anzi: vorranno  davvero farti tremare le gambe. La Grande MicroMega, come fu per la Grande Proletaria, si è mossa. E quelli, quando s’avanzano “tremate lo stesso, cagatevi addosso!”, come nell’antica canzone della “Tosca” di Magni. Ah, Nichi! Oh, Nichi – che pure un dì sognavi e speravi, homo novus della sinistra (redenta con calli e rosario, magari, pietosa e orgogliosa), e così dicevi a noi che “io con tanta dolente fede penso che prima o poi riusciremo a vedere un po’ di luce”, a riveder le stelle, ecco, fossero pure stelle rosse, e tu Nichi da buon nocchiero verso il luminoso approdo ti proponevi. Tu, di quartina bertinottiana, di prosa asmatica e generosa, prosa umida, da bignè piuttosto che da tozzetto – tu, non come quei rozzi rifondaroli alle loro tristi Galapagos abbandonati; tu, non come quei gaglioffi del Pd del buon predicare e del mal razzolare. Tu, che pure le nonne pugliesi votano in massa – ché la nonna sa delle cose del mondo, mica l’omosessuale spaventa la vecchia, mica è Giovanardi la nonna di Bisceglie. Tu – l’impossibile fatto possibilità (intanto, almeno, fatto governatore). Ma ecco, attento – che se tu, citando l’amato Battiato, ripeti spesso che “ogni essere umano è un essere speciale”, speciale adesso lo sei davvero. E MicroMega ti festeggerà. A modo suo – che non è il tuo, sognatore/poeta/comunista. E sghignazzatore. Pure. Questo dice MicroMega. Che al telefono con Girolamo Archinà, braccio destro dei Riva, lo facevi. E fu ferale quel giorno – quando la tua voce di creatura pasoliniana sul sito del Fatto si materializzò, nell’imbarazzante conversazione – “il processo di harakiri della sinistra ha la sua data di compimento, il 15 novembre 2013”, nientemeno, quando appunto il tuo ridacchiare nell’etere si dispiegò. “Se un brandello di questione morale, uno scampolo di sinistra, fosse esistito ancora – questo MicroMega annuncia e suggerisce – avrebbe costretto Vendola all’istante a ritirarsi in convento. Che il governatore non lo abbia fatto non stupisce: chi è capace di quella sghignazzata ha perso la cognizione della decenza”.

    [**Video_box_2**] Refrattario Nichi a farsi monaca di Bari per la decenza compiacere, ci pensano quelli di MicroMega ad aprire le grate della possibile clausura. Con ben “tre saggi scomodi” – perdindirindina, addirittura scomodi: ma si tiri su, si sistemi, si metta comodo! Saggi scomodi: perciò da leggere, si presume, seduti su un cespuglio di ortica, forse in autobus nell’ora di punta,  sotto la pioggia e senza ombrello (per poi trovare, incimurriti e sdegnati, conforto nel duplice confronto, poche pagine oltre, tra Flores d’Arcais e Jürgen Habermas). E dunque, uno dei saggi (anzi: “ricco saggio”) è di Travaglio (che se c’è da fare una cosa scomoda, Marco è come un infradito con la para staccata) e di Francesco Casula: “Nichi Vendola, dalla rivoluzione al cachinno d’establishment” – quello che partì per suonare e finì suonato. Poi altri due su Ilva e tumori e disperazioni tarantine varie, e quindi uno studio (se i saggi scomodi son tre, allora questo deve essere di tutta comodità) sulla prosa vendoliana. Ma Flores si sa: di essi non si cura, ma guarda e passa. E perciò MicroMega pare intenzionato – ramazzato a dovere il Saba di Terlizzi – a chiamare in causa tutto l’arzigogolato e suo sghembo partitino: Sel – “si sono fatti complici”, “la logica dell’appartenenza contro ‘la verità è rivoluzionaria’”. A inizio comunicato si cita Berlinguer (quello morale, e quello “corrivo” del compromesso storico), e poi Occhetto. Pare traviato da D’Alema e  Napolitano, che “volevano impedire l’irruzione della società civile nella costruzione del partito”. Ecco: sorprende l’elogio di MicroMega a Napolitano e D’Alema.