Indagato per ostacolo alla vigilanza in Ubi Banca. La crisi del vecchio sistema di relazioni, la coincidenza con l'assemblea Rcs

Bazoli l'intoccabile travolto dall'epoca in cui le azioni si contano

Ugo Bertone

Giovanni Bazoli, da ieri, non è più un intoccabile. La procura di Bergamo ha deciso di indagare sul banchiere per ostacolo all’attività di vigilanza in merito “a presunte, gravi anomalie nella modalità di comunicazione” riguardo alle indicazioni dei vertici di Ubi Banca, il quinto istituto italiano, nato dalla fusione di Banca Popolare di Bergamo e altre Popolari. Secondo l’accusa, due gruppi di azionisti, l’associazione Amici di Ubi e quella presieduta dal banchiere bresciano (Banca Lombarda e Piemontese) “avrebbero messo in campo, senza che le autorità di vigilanza ne avessero compiuta conoscenza, un sistema di regole tale da predeterminare i vertici di Ubi-Banca”.

    Giovanni Bazoli, da ieri, non è più un intoccabile. La procura di Bergamo ha deciso di indagare sul banchiere per ostacolo all’attività di vigilanza in merito “a presunte, gravi anomalie nella modalità di comunicazione” riguardo alle indicazioni dei vertici di Ubi Banca, il quinto istituto italiano, nato dalla fusione di Banca Popolare di Bergamo e altre Popolari. Secondo l’accusa, due gruppi di azionisti, l’associazione Amici di Ubi e quella presieduta dal banchiere bresciano (Banca Lombarda e Piemontese) “avrebbero messo in campo, senza che le autorità di vigilanza ne avessero compiuta conoscenza, un sistema di regole tale da predeterminare i vertici di Ubi-Banca”. Accusa contestata a Bazoli nello stesso giorno in cui riprende vigore un’altra inchiesta su Ubi che tra gli altri coinvolge un altro patriarca del capitalismo italiano, Giampiero Pesenti: la magistratura ipotizza gravi irregolarità nella compravendita di beni di lusso, tra i quali imbarcazioni e aeromobili. “Questa è una non story – ha commentato furente il consigliere delegato Victor Massiah, pure indagato – Sono fiducioso che tutto si sistemerà”. Ma questo vale per il leasing, mica per l’accusa a Bazoli, l’ultimo grande patriarca della finanza italiana, ago della bilancia in Rcs per esplicita designazione dell’Avvocato Agnelli.

    [**Video_box_2**]Un’accusa, quella di aver condizionato le nomine in Ubi, che negli ambienti della City meneghina suscita più stupore che sgomento: lo scoprono adesso che il Professore è da almeno un quarto di secolo il dominus della finanza che corre da Brescia fino alle valli di Cuneo, caposaldo dell’alleata Banca Regionale Piemontese? Anzi, la sua autorità in quelle terre padane, garantita dall’asse con l’altrettanto potente Giuseppe Guzzetti, non ha probabilmente mai avuto bisogno di un sistema di regole scritte. E per avere “compiuta conoscenza” del sistema Bazoli, pur senza fidarsi di quintali di articoli della stampa italiana, gli inquirenti possono andare a rileggersi l’intervista che il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa ha concesso a febbraio al Financial Times. “E’ mia convinzione consolidata nel corso degli anni e in base alla mia esperienza – diceva – che le relazioni personali siano il valore più importante di una vita. Oggi va di moda attribuire al cosiddetto capitalismo di relazione i guai e i guasti dell’economia italiana. Al contrario, io credo che la storia di una società o di una nazione siano il frutto di relazioni”. Uno scatto d’orgoglio in casa del nemico, quella Bibbia della City che da sempre contesta i salotti che hanno fatto la storia della finanza italiana. Ma anche una mossa difensiva di fronte ai cambiamenti che percorrono il sistema. Il caso ha voluto che l’affondo della procura di Bergano sia coinciso con l’assemblea di Rcs, oggi dominata dal confronto tra John Elkann e Diego Della Valle che liquidò il banchiere definendolo un “arzillo vecchietto”. Il giorno prima sono state annunciate le dimissioni da Intesa di Francesco Micheli, uno dei dirigenti “storici” della stagione in cui le nomine chiave passavano dal vaglio (anche) del Professore, pochi mesi prima così potente da dare il benservito all’ad Enrico Cucchiani. Ma, al di là dei casi giudiziari, la realtà è che oggi le azioni, a differenza dei tempi di Cuccia, si contano e non si pesano. E i bollettini della Consob segnalano che in Intesa come in Ubi (ma anche in Unicredit, Monte Paschi e Bpm), in casa nostra contano sempre di più BlackRock e gli altri fondi statunitensi, sempre meno le regole del tempo antico.