Cronaca di un pestaggio nero a Piazza Vittorio pensando al ministro Alfano

Camillo Langone

Ho salvato la giacca: ma l’Italia chi la salverà? L’altra notte ero a Piazza Vittorio e qualcuno adesso potrebbe domandarmi: cosa ci fa di notte un uomo elegante come te a Piazza Vittorio? Ero alla festa di Donatella Pascucci, donna di cinema. E cosa ci fa una donna di cinema a Piazza Vittorio? Abita a pochi metri da Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Marco Bechis, Carlotta Natoli, Francesco Piccolo, Enrico Ghezzi, Mimmo Calopresti, Mario Martone, tutti incomprensibilmente pazzi per il lercio Esquilino.

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    Ho salvato la giacca: ma l’Italia chi la salverà? L’altra notte ero a Piazza Vittorio e qualcuno adesso potrebbe domandarmi: cosa ci fa di notte un uomo elegante come te a Piazza Vittorio? Ero alla festa di Donatella Pascucci, donna di cinema. E cosa ci fa una donna di cinema a Piazza Vittorio? Abita a pochi metri da Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Marco Bechis, Carlotta Natoli, Francesco Piccolo, Enrico Ghezzi, Mimmo Calopresti, Mario Martone, tutti incomprensibilmente pazzi per il lercio Esquilino. Insomma ero lì che parlavo con la costumista della “Grande bellezza”, Daniela Ciancio, le stavo chiedendo lumi sulla giacca rossa di Servillo e mi stava spiegando che era stata confezionata appositamente per il film da Cesare Attolini, sommo giacchista napoletano, quando Donatella mi prega di accompagnarla giù, deve spostare la macchina e ha paura dei negri. Siccome la romana Piazza Vittorio di giorno è possesso degli asiatici e di notte ostaggio degli africani. Non che pugnare coi negri rientri nel novero dei miei desideri, preferendo io l’amore alla guerra, ma un uomo non è uomo se non difende la donna. Scendendo le scale penso: e se mi gioco la giacca Borrelli? Non è su misura come quella di Servillo ma i Borrelli sono fornitori della Real Casa e la mia è una giacca stupenda, di una lana che così secca non l’ho toccata mai, e di un punto perfetto di blu. Asole ovviamente praticabili.

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    Usciti dal portone Donatella ha la bella idea di fotografare, col telefonino, i subsahariani sdraiati a dozzine su stracci e cartoni, sotto il porticato. Per mandare la foto al Corriere o a Dagospia, e denunciare il degrado della piazza. Ecco però che costoro si alzano come un sol uomo, o come un solo continente, per avventarsi contro Donatella rea di averli fotografati senza autorizzazione. “Cancella! Cancella!”. E meno male che non hanno machete. Vorrei che al mio posto ci fosse Alfano l’Africano, come Aurora Lussana chiama sulla Padania il ministro secondo il quale gli italiani hanno il dovere di accogliere tutti gli africani sbarchino sulle nostre coste, siano essi mille o un milione o un miliardo. Donatella corre verso il portone e io, pur consapevole che una giacca è importante, percepisco che una donna è importantissima, quindi mi frappongo. “Cancella! Cancella!”. Sembra ce l’abbiano col mio telefonino, un vecchissimo Nokia col quale non ho mai fatto una foto una.

    Mi afferrano per la giacca, orrore, uno di loro la tira con forza, adesso me la strappa, penso. Avessi una pistola gli sparerei in faccia. Non sono preoccupato per me, né per la tbc che in quel momento forse esce dalla bocca di colui che mi urla in faccia: penso alla mia giacca bellissima. Intanto, dentro il portone, Donatella telefona alla polizia che arriva quasi subito senza peraltro turbare più di tanto i miei aggressori, tornati senza fretta ai rispettivi giacigli. Mentre i poliziotti mi interrogano e si scusano di non poter sgomberare il porticato (i negri di Piazza Vittorio sono più o meno tutti in attesa di rifugio politico, perciò intoccabili come vacche in India) capisco che l’immigrazione non è un pranzo di gala e decido che mai più mi sarei avventurato in Piazza Vittorio con una giacca così bella. Poche ore dopo eccomi a Saxa Rubra, un po’ scosso, con la barba non fatta e la giacca strattonata però miracolosamente salva, nel salottino ospiti di “Unomattina”. Cinzia Tani è tutta contenta per la vittoria del travestito barbuto all’Eurovision Song: “E’ un grande salto in avanti!”. “Un grande salto nel buio”, ho la forza di dire, pensando alla faccia dei negri di Piazza Vittorio e alle torme di africani che sull’altra sponda del Mediterraneo meditano il balzo verso un’Europa passiva, alla fine della decadenza come in quella poesia di Verlaine.

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    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).