Ringhio di velluto

Metto la cravatta a Grillo e l'impacchetto per il pubblico

Salvatore Merlo

Si frega le mani Bruno Vespa: “Vedrete che stavolta non urlerà”. E dunque, lunedì, nessun petardo in studio? Peccato. “Grillo cerca i voti di quelli che lo temono. Vuole tranquillizzare, far capire che non è Hitler”. Ma il vostro sarà inevitabilmente un conflitto di codici: da una parte il rutto, il “vaffanmerkel”, dall’altro l’ecumenismo bipartisan, il rito e le coccole della tivù istituzionale. Beppe Grillo a “Porta a Porta” è un ringhio in guanto di velluto.

    Si frega le mani Bruno Vespa: “Vedrete che stavolta non urlerà”. E dunque, lunedì, nessun petardo in studio? Peccato. “Grillo cerca i voti di quelli che lo temono. Vuole tranquillizzare, far capire che non è Hitler”. Ma il vostro sarà inevitabilmente un conflitto di codici: da una parte il rutto, il “vaffanmerkel”, dall’altro l’ecumenismo bipartisan, il rito e le coccole della tivù istituzionale. Beppe Grillo a “Porta a Porta” è un ringhio in guanto di velluto. “Sono sicuro che non sarà così diverso da come sono stati Berlusconi o Renzi”. E insomma stai dicendo che il format di “Porta a Porta” è più forte di Grillo? “Non la metterei così, di sicuro non cambio stile”. Ma nemmeno lui. E che ti abbia insultato non ti infastidisce nemmeno un po’? “Grillo se l’è presa con molti giornalisti. Con me mai. Ma se a te risulta diversamente dimmelo”. Credevo, fa così con tutti. “Non con me. Ho un ottimo rapporto con il Movimento 5 stelle”. In effetti una volta ho visto Di Maio accoccolato sulle tue poltroncine. “Ti dico che sono venuti tutti. Davvero. Tranne Di Battista”. E perché lui no? “Perché voleva venire da solo”. E gli hai detto nisba. “Mi sembrava una richiesta eccessiva”. Imita Grillo. “Diciamo che Grillo è un altro standard”. Anche lui viene da solo. “Come Berlusconi e come Renzi”. Grillo è come Berlusconi e come Renzi? “Sono le regole del gioco”. Grillo in cravatta. Un colpaccio, come le lacrime di Bersani. “E’ un professionista. Sarà effervescente. Viene a “Porta a Porta” per tranquillizzare e convertire tutta una fascia di pubblico indecisa su chi votare, ma molto diffidente nei suoi confronti”.
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    Ti è mai capitato un ospite che ha fatto saltare la sceneggiatura? “Una volta Monica Lewinsky entrò, si sedette, roteò gli occhi, vide che avevamo una foto di lei con Clinton, e diede di matta. Ma con Grillo è un’altra storia. Lui viene apposta da noi. Ha scelto. Tieni conto di questo: Berlusconi e Prodi, quando erano i duellanti d’Italia, si contendevano la fascia media dell’elettorato. E se la contendevano qui, a “Porta a Porta”, perché quello è il nostro pubblico”. Un pubblico di centrodestra. “No. Un pubblico trasversale. Ed è quello che interessa a Grillo. Il pubblico di “Porta a Porta” è molto lontano dal suo elettorato tipo”. Anziani. “Un pubblico non giovane, come quello di Rai1 e di Rai3. E Grillo viene per questo”. In Grillo la sparata fluisce come un dono, hai pronte delle contromisure? “Ho qualche anno d’esperienza, diciamo”. Hai visto l’intervista di Mentana? “Sì”. Faceva tutto Grillo. “A me è sembrata una buona intervista. Un conto sono i comizi, dove bastano i tg e le frasi a effetto. Un’altra storia sono le interviste. Non te la cavi con una battuta. Servono proposte. Insomma se sei Grillo e vieni a farti intervistare a “Porta a Porta” è perché hai l’obiettivo di convincere un pubblico scettico. Ma adesso ti devo lasciare, davvero, sto andando in Albania. Ho l’aereo”. A fare cosa in Albania? “Lavoro. Sono quasi più famoso lì che in Italia”. (Ride). “Ciao”. Clic.
    (Chiuso il telefono con Bruno Vespa ho fatto una ricerca su Google: Grillo insulta Vespa. Il primo risultato è: “Chi striscia non inciampa”. Allora lo richiamo. Guarda che ti ha insultato. “Ma no. Sono cose vecchie. Controlla meglio”.)

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.