Speciale online

La Tasi è un altro guazzabuglio per il contribuente, ma i sindaci ci sguazzano

Francesco Forte

Non desta sorpresa che molti sindaci siano in ritardo con la decisione delle aliquote della Tasi, la nuova imposta per i servizi indivisibili dei comuni, che, in realtà, è una patrimoniale con la base imponibile eguale a quella dell’Imu del governo Monti. Infatti la determinazione del nuovo tributo è un rompicapo. Questo  tassa anche l’abitazione principale, così come deciso nel decreto Salva Italia per l’Imu, che Letta aveva esentato.

    Non desta sorpresa che molti sindaci siano in ritardo con la decisione delle aliquote della Tasi, la nuova imposta per i servizi indivisibili dei comuni, che, in realtà, è una patrimoniale con la base imponibile eguale a quella dell’Imu del governo Monti. Infatti la determinazione del nuovo tributo è un rompicapo. Questo  tassa anche l’abitazione principale, così come deciso nel decreto Salva Italia per l’Imu, che Letta aveva esentato. E se non vengono stabiliti adeguati esoneri per gli imponibili di minimo valore e congrue detrazioni per carichi di famiglia, la Tasi potrebbe dare luogo a una pressione fiscale sulla prima casa addirittura maggiore di quella eliminata con il suo esonero dall’Imu (è stato calcolato che in dodici grandi città come Genova, Roma, Milano e Torino la Tasi è quasi doppia rispetto all'Imu). E poi la pressione della Tasi, sommata a quella dell’Imu, non può superare il tetto massimo dell’Imu più lo 0,8 per mille.

    [**Video_box_2**]

    E ciò genera un altro (doppio) paradosso. Primo: i comuni che hanno già aliquote Imu molto elevate – che sono anche quelli con bilanci più difficili da equilibrare – avranno minori margini di manovra sulla Tasi. Secondo: ci sarà più margine per applicarla agli immobili che nell’Imu avevano ricevuto un trattamento più favorevole per considerazioni di ordine economico e sociale, che così verrebbero contraddette. C'è poi il rebus della percentuale del nuovo tributo addossabile agli inquilini, senza ricevere troppe proteste. Infatti non è difficile indurli a contribuire, trattandosi, di fatto, di una imposta patrimoniale e non di una tassa per servizi a loro resi. Ma l’incertezza sul peso effettivo del tributo aggrava la sua pressione sul contribuente. Perciò i sindaci che ne dilazionano la fissazione (alcuni comuni avranno tempo fino a settembre) lo fanno per ingordigia di gettito, cercando di salvaguardare la propria popolarità, almeno durante il periodo elettorale.