Si vota nel Regno Unito

I Tory hanno un piano per contenere Farage. I laburisti soffrono e basta

Paola Peduzzi

Siamo qui per vincere, ha detto ieri Nigel Farage, leader dell’Ukip, il partito indipendentista britannico che oggi si presenta alle elezioni amministrative ed europee (ma i risultati saranno dati quando ha votato tutta l’Europa) con un consenso altissimo. Ieri gli ultimi sondaggi pubblicati davano l’Ukip rispettivamente al 27 per cento (YouGov per il Sun, a pari con il Labour), al 32 per cento (Survation per il Daily Mirror, con i laburisti al secondo posto al 27), al 31 per cento (Opinium, sull’intenzione di voto, con il Labour al 29).

    Siamo qui per vincere, ha detto ieri Nigel Farage, leader dell’Ukip, il partito indipendentista britannico che oggi si presenta alle elezioni amministrative ed europee (ma i risultati saranno dati quando ha votato tutta l’Europa) con un consenso altissimo. Ieri gli ultimi sondaggi pubblicati davano l’Ukip rispettivamente al 27 per cento (YouGov per il Sun, a pari con il Labour), al 32 per cento (Survation per il Daily Mirror, con i laburisti al secondo posto al 27), al 31 per cento (Opinium, sull’intenzione di voto, con il Labour al 29). Mentre buona parte dei media si occupavano di una foto invero brutta di Ed Miliband, leader del Labour, che mangia un panino, Farage si divertiva a rilasciare interviste prima del voto, cercando di invertire una settimana non proprio fortunatissima dal punto di vista linguistico, per quanto poi le cosiddette “gaffe” non abbiano avuto effetti sui sondaggi. Farage ha detto due giorni fa che non vorrebbe mai un vicino di casa romeno, e il Guardian gli ha risposto intervistando un romeno che abita vicino al leader dell’Ukip, con ironia piuttosto inefficace. Qualche giorno fa aveva detto che gli dà fastidio andare in treno e sentire sempre gente che parla lingue diverse dall’inglese, e molti gli hanno risposto: tua moglie tedesca quando parla con i suoi che lingua usa? – anche qui, molta ironia e molta inefficacia. Perché poi, se senti gli inglesi, la percezione del razzismo di Farage non è poi così evidente. Lui dice che sono i media come il Sun o il Daily Mirror che fanno campagne dicendo che gli immigrati rubano il lavoro agli inglesi, lui ne prende atto, non crea fenomeni. E rivendica di non essere affatto “una bolla”: i suoi temi stanno a cuore alla gran parte degli inglesi, e lo si vedrà oggi quando ci sarà un’affluenza mai vista: “Molti di quelli che non votano voteranno l’Ukip”, dice Farage sicuro. Rilanciando: alle elezioni generali del 2015, ci potranno essere candidati bipartitici, Tory-Ukip e Labour-Ukip, alcuni membri di altri partiti gliel’hanno proposto. Il premier conservatore, David Cameron, e Miliband hanno detto che non ci sarà nulla del genere, ma intanto ieri gli insider non hanno fatto che cercare chi potrebbero essere questi candidati poligami.

    Per non far star tranquillo nessuno, Farage ha anche detto che soltanto un terzo dei suoi nuovi elettori arriverà dall’area dei conservatori, il resto sarà a sinistra, dalle parti di quel Labour che ha sempre pensato che l’Ukip fosse un problema tutto dei Tory da sfruttare ampiamente e che ora invece si trova a dover fare i conti con un’ipotesi errata (ai laburisti va tutto storto, va detto: Miliband non ha riconosciuto il nome di un candidato del Labour alla radio e ieri ha dovuto scusarsi della figuraccia. Il leader Lib-Dem, Nick Clegg, invece ha riconosciuto tutti i suoi: tanta competenza e il suo partito non arriva nemmeno al 10 per cento). In un’intervista allo Spectator in edicola oggi, Farage dice anche che non vuole fare il testimonial per il “no” al referendum sull’Europa: “Io sono un guerriero, metto insieme le truppe”, dice, per quel ruolo ci vuole qualcuno con un profilo istituzionale elevato, ma non dice chi potrebbe essere.

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    Il premier Cameron dopo una visita a Newark assieme al sindaco di Londra Boris Johnson – se vi appassiona, potete partecipare al dibattito sulla foto dei due in treno e dire la vostra sul linguaggio del corpo dei due: sono tornati alleati? Stanno per fare la litigata finale? – ha rilasciato un’intervista in cui ha spiegato come la pensa sull’immigrazione, fornendo la sua equazione: dovranno arrivare stranieri in numero equivalente a quanti britannici vanno sul continente. Per anni è andata così, dice il premier, ora bisogna ritornare a quello standard. Il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha invece pensato che il modo migliore per contenere l’ascesa dell’Ukip fosse far leva sul portafoglio: se vince Farage, ha detto Osborne, la nostra economia libera e ora pure in straordinaria crescita (sempre che il governo riesca a non far scoppiare la bolla immobiliare a Londra) tornerà a essere chiusa e depressa. E forse questo è davvero efficace per l’elettorato conservatore che non si fida troppo dei ragazzi al governo – non certo su questioni come Europa, immigrazione, nozze gay o politiche ecologiche – ma non può che ringraziarli per aver fatto tornare voglia di consumare, di risparmiare, di cercare un lavoro e di comprare una casa. E’ anche la carta che i Tory vogliono giocare l’anno prossimo, sperando che nel frattempo non si consumi troppo. E contando sul fatto che se continua così, con i media più populisti che pure hanno un rapporto burrascoso con l’Ukip, la botta causata da Farage potrà essere curata.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi