Speciale online 17:05

Onu-Santa sede, 1 a1

Nicoletta Tiliacos

Nella guerra dichiarata dalle Nazioni  Unite alla Santa Sede, stavolta l’aver giocato d’anticipo ha pagato. Chiamata lo scorso 5 maggio, nell’ambito di audizioni periodiche, a difendersi dall’incredibile accusa di aver violato la Convenzione contro la tortura dell’Onu (Cat), per il solo fatto di opporsi alla contraccezione, all’aborto e alla teoria del gender nelle scuole confessionali, oltre che per non aver contrastato efficacemente il fenomeno della pedofilia nel clero, la Santa Sede aveva presentato un suo rapporto nel quale rispondeva punto per punto alle accuse.

    Nella guerra dichiarata dalle Nazioni  Unite alla Santa Sede, stavolta l’aver giocato d’anticipo ha pagato. Chiamata lo scorso 5 maggio, nell’ambito di audizioni periodiche, a difendersi dall’incredibile accusa di aver violato la Convenzione contro la tortura dell’Onu (Cat), per il solo fatto di opporsi alla contraccezione, all’aborto e alla teoria del gender nelle scuole confessionali, oltre che per non aver contrastato efficacemente il fenomeno della pedofilia nel clero, la Santa Sede aveva presentato un suo rapporto nel quale rispondeva punto per punto alle accuse. Le conclusioni della Commissione Onu, ora rese note, riconoscono che la Santa Sede non ha violato la [**Video_box_2**]Convenzione contro la tortura. In questo senso, si legge in un commento di fonte vaticana, la Cat ha riconosciuto “il fondamentale diritto umano della libertà religiosa e di opinione e la protezione e la promozione della vita umana”. A rimanere in piedi è però l’inserimento dell’abuso sessuale praticato dai sacerdoti tra le forme di tortura secondo la definizione che ne dà la Cat. Un assunto “fallace, fuorviante e controproducente”, afferma la nota vaticana,  non sostenuto né dal testo della Convenzione né “in alcun modo accettato dalle autorità sui diritti umani”. Soprattutto, le conclusioni della Commissione, pur riconoscendo gli sforzi di adeguamento giuridico fatti dalla Santa Sede, avallano l’idea che a essa tocchino i risarcimenti per le vittime di preti pedofili in tutto il mondo, e non solo nel territorio dello Stato della Città del Vaticano.