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C'è un milionario senza faccia dietro l'affondamento del traghetto coreano

Giulia Pompili

Si è trasformata in una caccia all’uomo la ricerca dei responsabili dall’affondamento del traghetto Sewol, che il 16 aprile scorso ha provocato almeno 300 tra morti e feriti e per il quale sono attualmente in carcere quindici persone. La nave, lunga 146 metri, era in viaggio dal porto di Incheon verso l’isola di Jeju e trasportava soprattutto studenti di Seul in gita scolastica. Dopo una manovra inusuale di viraggio, il traghetto ci mise solo due ore ad affondare completamente, senza che l’ordine di evacuazione fosse dato per tempo. A oggi è quasi certo che a causare il rapido affondamento sia stato un esagerato carico della nave. Di chi è la colpa?

    Si è trasformata in una caccia all’uomo la ricerca dei responsabili dall’affondamento del traghetto Sewol, che il 16 aprile scorso ha provocato almeno 300 tra morti e feriti e per il quale sono attualmente in carcere quindici persone. La nave, lunga 146 metri, era in viaggio dal porto di Incheon verso l’isola di Jeju e trasportava soprattutto studenti di Seul in gita scolastica. Dopo una manovra inusuale di viraggio, il traghetto ci mise solo due ore ad affondare completamente, senza che l’ordine di evacuazione fosse dato per tempo. A oggi è quasi certo che a causare il rapido affondamento sia stato un esagerato carico della nave. Di chi è la colpa?

    Attraverso una serie di indagini incrociate, partite da alcune ricerche per evasione fiscale, lobbying e appropriazione indebita, gli investigatori sudcoreani sarebbero arrivati a una conclusione: Yoo Byung-eon, chiamato “il milionario senza faccia” per il suo essere mutevole e molto poco fotografato, è il reale proprietario della Chonghaejin Marine Corporation, l’operatore che gestiva il traghetto Sewol. Il suo nome non è nuovo alle autorità sudcoreane ed è collegato a un considerevole numero di aziende sudcoreane. Ma Yoo è anche un noto fotografo naturalista, conosciuto con lo pseudonimo di Ahae. E’ un leader religioso, e con il suocero ha fondato nel 1962 la Guwon, "Setta della Salvezza", diventandone predicatore. Oggi la Guwon ha circa duecentomila fedeli, e secondo alcuni media sudcoreani quasi tutti i membri dell’equipaggio della Sewol erano affiliati. Più recentemente, il signor Yoo ha messo on line il sito www.god.com, da cui però sono sparite le pagine che si riferiscono alla storia e alle attività del fondatore. Nel 1987 il nome di Yoo fu collegato al suicidio di massa di 32 membri della setta Odaeyang. Nel 1991, quando era presidente Semo Group, venne arrestato con l'accusa di essersi appropriato del denaro dei membri della setta, ma fece solo quattro anni di carcere perché gli investigatori non riuscirono a dimostrare il suo coinvolgimento diretto nell’istigazione al suicidio [qui un suo lungo ritratto su Asia Times]. Dal giorno della tragedia Yoo e il suo figlio maggiore Dae-kyun sono irreperibili. La polizia ha diffuso gli identikit dei due e ha messo sulla testa di Yoo una taglia da cinquecentomila dollari, la stessa cifra che si da per le informazioni sulle spie nordcoreane.

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    Sarebbe stata la Chonghaejin di Yoo ad aver comprato la Sewol nel 2012 e ad aver aggiunto 240 cabine, ampliando la capacità del traghetto di oltre 150 passeggeri e aumentando di conseguenza il peso della nave di quasi 240 tonnellate. Inoltre il capitano della nave, Lee Joon-seok – che ora si trova agli arresti e che fu uno dei primi a scappare dal traghetto che affondava – all’inizio di aprile aveva richiesto un intervento di riparazione allo sterzo del traghetto.

    La presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye, del partito Saenuri eletta nel dicembre del 2012 con il 51,6 per cento del consenso, non riesce a uscire dall’impasse politico provocato dalla tragedia. Lo scorso 27 aprile il primo ministro Chung Hong-won è stato costretto alle dimissioni, e Park ha nominato ieri Ahn Dae-hee, procuratore dello stato fino al 2006 e poi membro della Suprema corte di giustizia. Secondo la Casa blu di Seul (così si chiama il Palazzo del governo), il profilo di Ahn è quello giusto per “sradicare alcune cattive condotte della nostra società e la profonda corruzione della burocrazia, e migliorare la ristrutturazione nazionale per una nuova Repubblica coreana”.  Nel frattempo al fiducia del nordcoreani nelle istituzioni continua a scendere. A poco sono servite le scuse ufficiali della presidente Park in diretta tv il 19 maggio scorso, che ha riconosciuto la sua diretta responsabilità per l’inadeguata gestione dell’emergenza. Durante quel discorso Park ha annunciato lo scioglimento della Guardia costiera sudcoreana, la cui impreparazione è stata la causa di gran parte dei morti del naufragio: “Se avesse cercato di salvare le persone più velocemente ed efficacemente subito dopo l’incidente, il numero dei morti sarebbe stato decisamente minore”.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.