Il passo di lato

Il Cav. può defilarsi e insistere meglio di prima?

Salvatore Merlo

“Temo che Berlusconi sia abbastanza forte da spezzare le reni a qualsiasi successore. Ma temo sia pure abbastanza debole da non poter farsi promotore di un rilancio del centrodestra. Tuttavia adesso ha due strade di fronte a sé: una porta il centrodestra a diventare il Psi di Renzi, centrale ma in un sistema proporzionale. Un’altra, più ambiziosa, mantiene il bipolarismo, passa dalla trasformazione di Berlusconi in padre nobile, e ha come punto d’arrivo il rilancio del centrodestra”, dice al Foglio Giovanni Orsina, editorialista della Stampa, politologo e professore della Luiss.

    “Temo che Berlusconi sia abbastanza forte da spezzare le reni a qualsiasi successore. Ma temo sia pure abbastanza debole da non poter farsi promotore di un rilancio del centrodestra. Tuttavia adesso ha due strade di fronte a sé: una porta il centrodestra a diventare il Psi di Renzi, centrale ma in un sistema proporzionale. Un’altra, più ambiziosa, mantiene il bipolarismo, passa dalla trasformazione di Berlusconi in padre nobile, e ha come punto d’arrivo il rilancio del centrodestra”, dice al Foglio Giovanni Orsina, editorialista della Stampa, politologo e professore della Luiss. Ed è di questo che si parla anche all’interno di Forza Italia, e tra le mura del Castello di Arcore. Ma può Berlusconi trovare il modo, la voglia, la forza di lasciare all’intendenza di Forza Italia il ruolo di tessere e tramare la rifondazione del centrodestra e le nuove alleanze, ritagliandosi un ruolo di guida e padre nobile?

    Risponde Gianfranco Rotondi: “Abbiamo bisogno che il Cavaliere cambi assetto, prima di tutto alla sua figura pubblica. Preso atto dei nuovi equilibri dev’essere lui a battezzare la nuova èra. Deve lasciare che il suo gruppo dirigente, e quel che resta della galassia di centrodestra, si occupi della cucina politica. Mentre lui, con le sue straordinarie risorse economiche e di fantasia, deve trasformarsi nel garante di tutta l’operazione. C’è Villa Gernetto, luogo potenziale di rifondazione della sua immagine pubblica, sì, ma si può anche immaginare una fondazione. Non c’è limite alla fantasia”. E Simone Baldelli: “Ora Forza Italia, preso atto delle novità introdotte da Renzi, deve decidere che vuol fare di se stessa. E questa riflessione deve ovviamente partire da Berlusconi, che ha tutte le carte in mano in questo momento. Penso che la classe dirigente di questo partito debba caricarsi di pesi che prima gravavano sulla sola schiena del Cavaliere. Oggi Berlusconi è come un grande schermidore cui i magistrati hanno legato un braccio. Bisogna alleggerirlo, non appesantirlo”.

    [**Video_box_2**]La teoria del modernizzatore E il professor Orsina tratteggia lo scenario: “Berlusconi ha due opzioni di fronte a se. L’ipotesi più facile è mandare tutto per aria, rompere gli accordi con Renzi sulle riforme e andare al voto con il proporzionale, con il consultellum. Così otterrebbe il suo sedici per cento, anche di meno, ma nella legislatura successiva diventerebbe il Psi di Renzi, cioè il capo di un partito centrale, indispensabile a Renzi per fare qualsiasi cosa”. Rotondi la chiama “opzione della minoranza gialla”. Dice infatti: “Si tratterebbe di un patto consociativo, garantito da Denis Verdini. Ma non è il massimo”. E allora Orsina spiega la soluzione più complicata, ma forse più remunerativa: “L’ipotesi più coraggiosa è che Berlusconi si faccia di lato, accetti di delegare al suo ceto politico gli affari spiccioli per favorire e benedire una nuova fase. Dovrebbe anche dire e rivendicare un fatto: cioè che Renzi è la dimostrazione vivente del suo successo. Renzi presidente del Consiglio e leader non ideologico del Pd è la prova che la modernizzazione della politica introdotta da Berlusconi ha messo radici, ha funzionato. E insomma il Cavaliere dovrebbe dire questo: ‘Ho indirettamente riformato la sinistra, adesso mi faccio da parte e rifondiamo pure la destra’. Sarebbe possibile. Sarebbe possibile proprio perché a sinistra c’è Renzi, uno che è di sinistra ma anche no”. Sostiene infatti Baldelli: “Quando scherzo dicendo che il centrodestra è per la prima volta al 56 per cento, con il 40 per cento di Renzi e il 16 di Berlusconi, dico probabilmente una cosa vera. Renzi non è un nemico, e i suoi sono voti moderati, voti contendibili, trasversali. Lui stesso non è uno della sinistra classicamente intesa. Baget Bozzo la chiamava Berlusconi-generation. Renzi è più figlio della ‘Ruota della fortuna’ che del ‘Capitale’ di Marx. Se fosse nato in Lombardia, anziché in Toscana, oggi sarebbe in Forza Italia. La sua vittoria alle europee, la sua ascesa, sta cambiando gli equilibri del sistema politico. E Forza Italia deve riflettere sul suo futuro. Ma si tratta di un meccanismo che non può che essere avviato da Berlusconi stesso. E sono certo che il Cavaliere troverà il modo”. Ma seguendo quale delle due strade? Risponde Orsina, scettico: “Temo quella più facile per lui. Manderà tutto per aria. Non è in grado di concepire nulla oltre, e al di fuori, di se stesso”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.