Consenso, depositi e prestiti

Bassanini spiega dove Renzi dovrà infilare il bisturi delle riforme

Claudio Cerasa

Franco Bassanini dice che gli elettori che domenica hanno regalato il voto al presidente del Consiglio hanno voluto lanciare a Renzi un messaggio simile a quello che il governo ha ricevuto a Piazza Affari dagli investitori: caro Matteo, noi investiamo su di te, crediamo nel tuo progetto, ci piace quello che ci hai promesso ma sappi che il mercato è sfuggente, liquido, esigente e se non ci darai in tempi brevi le cose che noi chiediamo questo consenso rischia di sparire in un lampo. Puf.

    Franco Bassanini dice che gli elettori che domenica hanno regalato il voto al presidente del Consiglio hanno voluto lanciare a Renzi un messaggio simile a quello che il governo ha ricevuto a Piazza Affari dagli investitori: caro Matteo, noi investiamo su di te, crediamo nel tuo progetto, ci piace quello che ci hai promesso ma sappi che il mercato è sfuggente, liquido, esigente e se non ci darai in tempi brevi le cose che noi chiediamo questo consenso rischia di sparire in un lampo. Puf. Bassanini, che dal novembre del 2008 è presidente della Cassa depositi e prestiti e che da alcuni mesi ha costruito un rapporto speciale con il segretario del Pd (telefonate, sms, consigli, cene), in questa conversazione con il Foglio prova a spiegare che cosa chiedono a Renzi sia i mercati sia gli elettori, e cerca di disegnare il percorso che il presidente del Consiglio dovrà seguire per non disperdere il bottino guadagnato. “Stabilità, riforme, bisturi”, dice con un sorriso Bassanini, “il governo Renzi deve partire da qui. Il primo punto è semplice: il 40 per cento di elettori che ha votato Pd chiede a Renzi di governare, di non giocare con le elezioni, e io credo che il voto di domenica allungherà di moltissimo la vita di questo governo. Sul bisturi, invece, il discorso è più semplice e riguarda i terreni sui quali verrà misurata la capacità di riformismo del governo e la sua credibilità in Europa. A parte il decreto sugli 80 euro – prosegue Bassanini – il governo oggi gode di un consenso legato più alle cose promesse che alle cose fatte. E rispetto alle cose promesse sarà necessario agire subito perché solo quando si ha consenso si possono fare le riforme senza guardare ai sondaggi”. E allora: “Mi aspetto, come gli investitori e credo anche come gli elettori, una grande riforma del mercato del lavoro, dove la flessibilità possa essere compensata da tutele universali. Mi aspetto una grande e incisiva riforma della giustizia – ricordo che il governo ha promesso la riforma entro giugno, ma ciò che conta non sono i tempi, ma i contenuti, e mi aspetto sorprese. Infine, la Pubblica amministrazione. Premi a chi merita, scivoli per chi non merita. Ecco. Bisogna partire da qui per andare in Europa con la credibilità giusta per chiedere di cambiare”. Già, ma cambiare cosa esattamente?

    [**Video_box_2**]In Europa, dice ancora Bassanini, Renzi ha alcune carte vincenti che può giocare nel confronto con Angela Merkel. Sono carte che vanno giocate con astuzia perché è vero che il Pd è il partito più in forma d’Europa, il più grande del Pse, ma è vero anche che in Europa la maggioranza è ancora di centrodestra e sarà più necessaria l’arte della diplomazia che i numeri degli elettori. “Sono convinto – prosegue l’ex ministro della Funzione pubblica, scuola Ds, al governo con l’Ulivo – che se Renzi riuscirà a far valere le sue ragioni sarà possibile lavorare su quelli che mi sembrano i veri obiettivi della missione europea. Gli Eurobond restano quello principale, non impossibile ma complicato. Ma non è il solo. Lo strumento più a portata di mano del governo, a mio modo di vedere, è legato al dossier sulla golden rule, ovvero la scomputazione nel calcolo del defict delle spese per gli investimenti. Si può fare, i nuovi equilibri europei lo consentono, i tempi sono giusti, l’Italia ha fatto tantissimi compiti a casa e può ambire al risultato. Così come occorre fare in modo che nel conto del deficit e nel conto del debito non venga calcolata, dal prossimo anno, anche la quota destinata dal nostro paese al cofinanziamento dei fondi strutturali europei (circa 43 miliardi da qui al 2020, ndr)”. Bassanini prosegue nel suo ragionamento, dice che il successo del governo è figlio anche dei sacrifici fatti dai suoi predecessori.

    Spiega che Renzi, forte del suo consenso, non deve avere paura a maneggiare la parola “politica industriale” (“vorrei che anche l’espressione aiuto di stato non fosse più un tabù per un governo di centrosinistra”). Chiede al presidente del Consiglio di dedicare attenzione a un punto strategico come quello dell’armonizzazione dei mercati europei (“il vero successo di Renzi sarebbe impegnarsi non a parole ma con i fatti per far sì che un imprenditore italiano non paghi l’energia il 40 per cento in più della Germania, e anche sulle rinnovabili Renzi dovrà dare un segnale di maturità, basta con tutti questi soldi destinati a questo settore”). E suggerisce al governo un’altra carta da giocare per surfare, diciamo così, sul risultato elettorale. “Sono convinto che il tema del credito di imposta sarà centrale in questa seconda fase del governo. Significa più investimenti, più entrate, più lavoro, più incassi. Cosa aspettiamo?”. Secondo punto, la Cdp. “Noi ci mettiamo in gioco. Possiamo triangolare con il governo per stimolare la crescita. Possiamo riprodurre da un certo punto di vista il vecchio modello Iri”. Iri? “Sì. Ricorda quando un tempo le autostrade venivano costruite grazie all’Iri, che raccoglieva denaro sul mercato con obbligazioni garantite dallo stato? Oggi in diverse partite si potrebbe ripetere lo schema. La Cdp, quando sarà, vedrete che non si tirerà indietro”.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.