Clicca qui! Condividi! Fai girare! Grillo e la “scemenza collettiva” del web
“Decide la rete”, è il ritornello di Beppe Grillo, specie quando le cose si fanno complicate come oggi (nei giorni del flop elettorale, una parte dei suoi attivisti e dei suoi parlamentari non vuole sentir parlare di alleanze in Europa con Nigel Farage, leader di Ukip, ultradestra euroscettica britannica). “Si farà un referendum tra gli iscritti” (poche decine di migliaia), è questa la linea che discende dal blog dove intanto un post spiega “la verità su Farage” (la stampa italiana non dice tutto è il concetto, e non è vero che Farage è razzista e sessista).
“Decide la rete”, è il ritornello di Beppe Grillo, specie quando le cose si fanno complicate come oggi (nei giorni del flop elettorale, una parte dei suoi attivisti e dei suoi parlamentari non vuole sentir parlare di alleanze in Europa con Nigel Farage, leader di Ukip, ultradestra euroscettica britannica). “Si farà un referendum tra gli iscritti” (poche decine di migliaia), è questa la linea che discende dal blog dove intanto un post spiega “la verità su Farage” (la stampa italiana non dice tutto è il concetto, e non è vero che Farage è razzista e sessista). Intanto c’è chi, tra i parlamentari grillini (Angelo Tofalo) chiede già alla misteriosa entità denominata web se Grillo debba dimettersi o no (stessa domanda della petizione apparsa ieri sulla piattaforma change.org). Che la si prenda dalla parte degli attivisti o da quella “fondatori” del blog di Grillo – e ampliando il discorso al web nel suo complesso – l’idea della rete come paradiso della “democrazia orizzontale” è pervasiva, “virale” come i messaggi che sul web vengono veicolati. Ma che cosa vuol dire quel “decide la rete”? E di quale rete si sta parlando, fuor di retorica sul web “francescano e anticapitalistico”, per dirla con la ditta (non anticapitalistica) di Grillo & Casaleggio? E’ quello che si chiede un libro appena uscito, scritto dal giornalista e blogger Federico Mello (“Un altro blog è possibile - Democrazia e internet ai tempi di Beppe Grillo”, Imprimatur editore).
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Per capire il successo (ora anche insuccesso), la novità, i limiti, la deriva e la contraddizione del M5s (che insiste sulla struttura “dal basso”, ma poi fa decidere solo due persone), bisogna partire dal lato psicologico e rispondere alla domanda: “Che cosa attira l’attenzione in rete”? E’ l’emotività, infatti, il motore che muove il superficialissimo “clic”, scrive Mello, è il moto d’animo epidermico che determina la “popolarità” effimera sulla rete – popolarità di uno scritto o di una persona. A decretare il successo sul web è la poca fatica nel dire “mi piace”, nel decretare che qualcuno è “dentro o fuori”; è il misto di ansia, rabbia, paura e gioia che fa condividere un post senza dover procedere oltre. Mello analizza anche esempi a contrario: quando le cose si fanno complicate, come nell’esame di una proposta di legge online, i cliccatori calano d’incanto. Chiunque navighi è distratto dalle mille finestre e specchietti di una rete che propone una visione della realtà ritagliata sui gusti del cliccatore (ti viene proposto qualcosa di affine a ciò che “visiti” di solito). Tutto questo mette alla prova un cervello razionale limitato (“il multitasking non funziona”, è la tesi dell’autore). La rete delle origini, quella in cui si muovevano Steve Jobs, fondatore di Apple, e anche, nei primissimi anni di attività, Mark Zuckerberg (fondatore di Facebook), era una rete che ancora manteneva punti di contatto con l’idea accademica con cui era nata: la “condivisione e il controllo tra pari”, la “controcultura” . Non è più così, e una startup internettiana può avere un valore grandissimo a dispetto dei ricavi esigui degli inizi: il valore sono proprio i “cliccatori” (compulsivi), la prateria a cui saranno poi diretti i messaggi pubblicitari (e politici, come nel caso di Grillo). “Beppegrillo.it, indirizzo unico del M5s”, scrive Mello, “si fa forte della retorica dell’intelligenza collettiva” per “alimentare piuttosto una scemenza collettiva”, fatta di reazioni istintive a finti scandali con titoli attira-clic sull’aggregatore Tze-Tze (“vergogna”, “guardate che cosa hanno fatto Tizio e Caio”, con immancabile invito alla condivisione, la vera garanzia del successo commerciale e del consenso politico: “Clicca qui”, “diffondi”, e non importa se la notizia è una bufala).
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