Il portavoce di Abe racconta i successi della diplomazia nipponica in Vaticano
“Abe-san mi ha raccontato, prima della sua visita con Papa Francesco, che da bambino durante un presepe vivente a scuola ha impersonato uno dei tre re Magi”. A raccontare il curioso aneddoto al Foglio è Hikariko Ono, portavoce del governo giapponese di Shinzo Abe, donna minuta e gentile, con alle spalle una carriera trentennale al ministero degli Esteri e divenuta presto simbolo della womenomics, la nuova politica per introdurre le donne giapponesi nel mondo del lavoro, anche ai massimi livelli. “La stessa moglie di Abe, Akie, ha studiato al famoso collegio femminile del Sacro Cuore di Tokyo”.
“Abe-san mi ha raccontato, prima della sua visita con Papa Francesco, che da bambino durante un presepe vivente a scuola ha impersonato uno dei tre re Magi”. A raccontare il curioso aneddoto al Foglio è Hikariko Ono, portavoce del governo giapponese di Shinzo Abe, donna minuta e gentile, con alle spalle una carriera trentennale al ministero degli Esteri e divenuta presto simbolo della womenomics, la nuova politica per introdurre le donne giapponesi nel mondo del lavoro, anche ai massimi livelli. “La stessa moglie di Abe, Akie, ha studiato al famoso collegio femminile del Sacro Cuore di Tokyo”. Ieri il primo ministro Abe, il re Magio e samurai dell’Abenomics, era a Roma per un’improvvisata, una visita decisa all’ultimo momento come prolungamento del suo viaggio a Bruxelles per il G7. Abe è stato ricevuto in Vaticano da Papa Francesco per un’udienza privata, poi si è spostato a Villa Pamphilj per il breve incontro con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Formalità e “gardening”, giardinaggio, come l’ex segretario alla Difesa americana Bob Gates chiamava i suoi incontri diplomatici che non fossero sul campo con i suoi soldati. Nessuna conferenza stampa, solo un comunicato congiunto con Palazzo Chigi per esprimere la volontà dei due paesi di incrementare i rapporti commerciali, lavorare insieme per Expo 2015 e per la ratifica del Free trade agreement tra Tokyo e Bruxelles. Dopo la vittoria alle elezioni europee l’Italia è tornata a essere più credibile anche per i giapponesi, spaventati dall’instabilità politica degli ultimi anni. Abe ha regalato a Papa Francesco uno specchio con alcuni simboli religiosi nascosti, simile a quelli usati dai cristiani in Giappone perseguitati durante il XVII e il XVIII secolo. Il samurai e diplomatico Hasekura Tsunenaga, figura molto amata in patria, fu il primo giapponese a essere ricevuto ufficialmente nel 1615 in Vaticano da Papa Paolo V. Ono-san ci spiega che le relazioni del Giappone con la cristianità hanno origini lontane e che pur essendo pochi i cattolici – circa 440 mila – i giapponesi sentono molte affinità con la cristianità. Ma Shinzo Abe, l’uomo che non ha mai nascosto la sua fede scintoista e che anzi, per andare a pregare nel controverso santuario Yasukuni di Tokyo ha scatenato una difficile questione internazionale, cosa è andato a dire al capo del mondo cattolico? “Il passaggio a Roma è il culmine di un’attività diplomatica in occidente molto intensa. Abe ha parlato al Papa delle sue idee per mantenere la stabilità in Asia”. E i successi dell’attività diplomatica di Abe sono indubbi. E’ dopo un probabile tentativo di colpo di stato che Kim Jong-un, il tiranno nordcoreano, ha fatto uccidere suo zio Jang [**Video_box_2**]Song-thaek, reo di intrattenere rapporti sempre più stretti con la Cina. E’ per questo che, chiuso il dialogo con Pechino, il governo di Tokyo ha intravisto uno spiraglio ed è tornato a trattare con Pyongyang, riaprendo ufficialmente il caso dei giapponesi rapiti dalla Corea del nord tra gli anni Settanta e Ottanta: “La questione nordcoreana sta molto a cuore ad Abe. Nel 2002, durante lo storico viaggio in Corea del nord dell’allora primo ministro Junichiro Koizumi, Shinzo Abe era al suo fianco”. Con il nuovo accordo siglato a Stoccolma pochi giorni fa, il Giappone si impegna a dare aiuti alimentari alla Corea del nord in cambio di notizie sulle diciassette persone di cui si sono perse le tracce: “Il nostro lavoro non si concluderà finché tutte quelle persone non riabbracceranno i loro cari in Giappone”, spiega al Foglio Ono-san. “Pensiamo di poter arrivare nel corso delle prossime tre settimane a delle notizie certe, e nel giro di un anno di poter arrivare a una soluzione della questione”. Del resto le minacce nordcoreane sono uno dei motivi per cui il governo di Abe sta cercando di modificare l’interpretazione del dettato costituzionale che gli impedisce di avere un esercito: “Nessun paese può proteggersi da solo. Il Giappone deve poter avere la possibilità di rispondere a qualsiasi minaccia”, spiega il portavoce. Ma il riarmo giapponese fa paura perché, secondo alcuni osservatori, aggraverebbe le tensioni nel Pacifico: “E’ una realtà che la Cina abbia aumentato molto più del Giappone il suo budget militare. In ogni caso, Tokyo considera Pechino un alleato indispensabile”, e anche se i rapporti tra i due paesi si sono ultimamente raffreddati, “continuiamo ad avere colloqui quotidiani ad alto livello. Le porte del Giappone sono sempre aperte per il dialogo”, dice Ono.
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