Immobile o no, sabato sera guarderemo ancora una volta Balo

Pierluigi Pardo

Why always me?”. Alla fine si torna sempre lì. A quella maglietta indossata a Old Trafford nel giorno del mitico derby vinto 6-1 contro lo United. Alla domanda che ci siamo fatti mille volte tutti (e lui di più).

Why always me?”. Alla fine si torna sempre lì. A quella maglietta indossata a Old Trafford nel giorno del mitico derby vinto 6-1 contro lo United. Alla domanda che ci siamo fatti mille volte tutti (e lui di più). Già, perché sempre Mario Balotelli? In copertina (addirittura sul Time), nella buona e nella cattiva sorte, come la formula recitata a memoria prima di sposarsi

 

Le nozze, pure. Tanto per non farsi mancare nulla a quattro giorni dall’esordio mondiale è arrivato l’annuncio del matrimonio, ennesimo colpo di teatro, mossa massmediatica o passione irrefrenabile da comunicare al mondo ovviamente via social network, come tutti i momenti importanti e recenti della sua vita, dal riconoscimento di Pia, all’anello per Fanny.

 

Mario Balotelli è pronto per il primo Mondiale e per il primo matrimonio della sua vita. Sarà un successo? La seconda domanda la lasciamo agli appassionati di gossip, dalla prima dipende un pezzo significativo del nostro destino in Brasile.

 

La differenza dell’Italia, così ha deciso Cesare Prandelli, infatti passa per il suo talento tecnico e soprattutto fisico, per la potenza mostruosa del suo tiro (certamente il fondamentale migliore a disposizione del numero 9), per la capacità di gestire i nervi e tenersi dentro la tensione.

 

Già, perchè il dark side di Mario è purtroppo vivo e lotta insieme a lui. E’ fatto di 97 cartellini in sette anni, maglie buttate a terra (Inter-Barça 2010), cameraman spintonati (Napoli Autunno 2013), risse con Mancini (l’atto d’addio al Manchester City a fine 2012), tweet non proprio diplomatici (Verona-Milan, Scampia e dintorni), lacrime in panchina (Napoli Milan marzo 2014), troppi alti e bassi, polemiche e proteste.

 

In Balotelli convivono gli opposti. Il diritto alla libertà, sacrosanto, e la passione per i riflettori, la ricerca della provocazione, anche. Bisogno di adrenalina. La ricerca dell’antagonista, del nemico, ma anche il carattere tenero di un ragazzo che ha dribblato avversari in campo e nemici sparsi, razzisti della domenica e moralisti variopinti.

 

Bulimico, ipertrofico come i suoi addominali smisurati ostentati al mondo contro la Germania, a Varsavia, nella semifinale europea 2012 quando i SuperMario sembravano due, Monti allora piuttosto popolare, alle prese con lo spread e lui che infieriva felice sulla porta tedesca.

 

Al Mondiale trova un ambiente favorevole. I brasiliani lo amano, lo considerano uno di loro con la maglia azzurra. Questione di feeling. Gli aiuti alla favela di Salvador e la prima passeggiata l’anno scorso, al tempo della Confederations, appena sceso dal pullman a Barra de Tijuca. L’immensità poderosa dell’oceano davanti, la complessità infantile del campione fragile, dentro.
Per questo quando ha postato la vignetta col Cristo Redentore del Corcovado nero e con la sua maglia addosso nessuno si è indignato. Nemmeno quelli che l’anno scorso durante Italia-Brasile di Confederations urlavano “Balotelli viado”, innocenti insulti da stadio, senza cattiveria.

 

Sulla sua strada adesso c’è un altro pezzo della meglio gioventù italiana. La concorrenza per una maglia da titolare si chiama Ciro Immobile, quasi il suo contrario. Biondissimo. Ha trascinato il Torino in Europa League con 22 gol stagionali. Si porta addosso l’ottimismo degli emergenti, il contratto appena firmato per il suo Erasmus tedesco, l’anno prossimo al Borussia Dortmund. Ha il vento a favore, la luce dorata dei predestinati, Rossi nel ’78, Totò Schillaci nelle Notti Magiche.
Prandelli ne metterà in campo solo uno contro l’Inghilterra nel pantano umido di Manaus. Con ogni probabilità sarà Mario. Ma la concorrenza soffia forte alle sue spalle. Può essere stimolo o ingombro. Opportunità o fantasma che annebbia le idee. L’ennesimo esame di una vita giovane eppure già intensa. Vissuta sempre in copertina.
Anche sabato prossimo, nel centro esatto dell’Amazzonia, nella mezzanotte italiana di un giorno di giugno, tutti, ancora una volta, guarderemo lui.