I tifosi della Croazia durante una partita contro la Serbia (AP Photo/Darko Bandic)

La torcida: il filo rosso che unisce Brasile e Croazia

Maurizio Stefanini

E' la partita inaugurale del Mondiale 2014. E la storia delle due tifoserie ci dice perché è assolutamente da non perdere

Brasile – Croazia. In teoria, non sembrerebbero esserci grosse cabale o sfide dietro alla partita inaugurale di Brasile 2014.  E invece un curioso e importante collegamento tra il calcio dei due Paesi c’è. In portoghese, il tifo sportivo si chiama infatti “Torcida”: dall’idea che i tifosi dagli spalti con il loro incitamento possono arrivare a “torcere” il risultato in favore della loro squadra. Ma “Torcida” si chiamano anche gli ultras dell’Hajduk di Spalato, che proclamano di essere stati il primo gruppo ultras del mondo. Una storia che inizia il 29 ottobre del 1950 in una partita con la Crvena Zvezda Belgrado, decisiva per il campionato jugoslavo: ultima giornata, entrambe in testa con lo stesso punteggio, ma differenza reti a favore dei belgradesi. L’Hajduk, fondato nel 1911 da un gruppo di studenti croati all’Università di Praga, prende il nome dagli antichi guerriglieri contro il dominio ottomano, ed è una tradizionale roccaforte del nazionalismo croato. Il Crvena Zvezda, “Stella Rossa”, è nato su iniziativa del regime comunista nel 1945, come squadra di ambito studentesco. Proprio un gruppo di 113 studenti ha l’idea di organizzarsi per sostenere la squadra di Spalato secondo il modello dei recenti mondiali brasiliani, seguito sui cinegiornali. In nome dell’orgoglio croato, anche gli studenti di Zagabria vanno a Spalato a sostenere l’Hajduk. E tutti quanti si mettono davanti all’hotel dove i belgradesi alloggiano, suonando sirene, clacson, campanacci e ogni altra cosa possa fare baccano. Un caos che si propaga per le strade durante la partita. Dopo il primo tempo in vantaggio per i belgradesi, gli spalatini pareggiano e segnano il goal della vittoria all’87settesimo.

 

[**Video_box_2**]Le proteste della Stella Rossa per l’atteggiamento “incivile” dei tifosi provoca però un gran clamore sui giornali. Vari dirigenti del partito locale e della squadra sono ammoniti; il capitano dell’Hajduk è espulso dal partito; alcuni membri della Torcida, che viene bandita, finiscono in carcere. Ma la tifoseria si riorganizza negli anni ’60, e nel 1980 un gruppo di tifosi rivendica il nome storico di “Torcida”, assieme al blasone di più antichi ultras del mondo. Chiederà il lettore: ma non abbiamo detto che i croati avevano ripreso un modello brasiliano? In effetti, sì: una Torcida Uniformizada do São Paulo era stata fondata nel 1938 da Manoel Raimundo Pais de Almeida, mentre al 1942 risale la Charanga do Flamengo: fondata nel 1942 da Jaime de Carvalho, caratterizzata da un gruppo di musicisti che suona durante le partite. Ma in comune tra torcida e ultras, in realtà, c’è solo l’uso dei tamburi. Mentre i club ultras sono organizzati in modo formale ma su base volontaria, quelli dei torcideiros brasiliani hanno una gerarchia professionale, con un presidente, un tesoriere e altri dirigenti pagati attraverso le quotazioni dei soci, secondo la tradizione di quelle scuole di samba in cui molti brasiliani preparano coreografie e maschere per i concorsi e le sfilate del carnevale. Bernardo Buarque de Holanda, forse il più autorevole storico del calcio brasiliano, sostiene che i capi torcidas erano addirittura fiduciari della polizia, che in particolare durante il regime di Getúlio Vargas si preoccupava che le curve non creassero disordini. Insomma, gli ultras moderni nascono da un’interpretazione croata di un fenomeno brasiliano visto ai cinegiornali.

 

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