Volano stracci tra al Qaida e Isis
Gli uomini dello Stato islamico (Isis) non tollerano la confusione che i media internazionali fanno tra loro e al Qaida: credeteci, non si tratta di un vezzo. Al Qaida non ha più alcun movimento che la rappresenti in Iraq.
Gli uomini dello Stato islamico (Isis) non tollerano la confusione che i media internazionali fanno tra loro e al Qaida: credeteci, non si tratta di un vezzo. Al Qaida non ha più alcun movimento che la rappresenti in Iraq da quando, all’inizio di quest’anno, il suo leader, Ayman al Zawahiri, ha formalmente “ripudiato” l’Isis comandato da Abu Bakr al Baghdadi. Non l’ha fatto di buon grado: per mesi ha cercato di controllare la riottosità dell’Isis – con “consultazioni”, come ha scritto al Zawahiri con linguaggio da diplomatico della troika – blandendo al Baghdadi e arrivando persino a riconoscergli il fatto di essere un erede del Profeta, quindi un possibile capo del Califfato che verrà, cosa che pochi altri dentro al Qaida credono vera (dicono che al Baghdadi si sia aggiunto il nome di “al hosseini al qureyshi”, inventandolo di sana pianta). Le consultazioni non hanno funzionato: in Siria è iniziata una guerra violenta tra Isis e al Qaida, rappresentata dal gruppo Jabhat al Nusra. Anzi, Jabhat al Nusra è la causa di questa frattura: partiva come una costola dello Stato islamico in Iraq, sotto il cappello di al Qaida, poi ha iniziato a godersi la propria indipendenza strategica e operativa in Siria e non ha più voluto prendere ordini da al Baghdadi. Il leader di Jabhat al Nusra, Abu Mohammed al Julani, ha detto di riconoscere soltanto l’autorità di al Zawahiri. Saputo del tradimento, l’Isis è diventato implacabile. Ci sono stati scontri violentissimi nell’area attorno a Raqqa, tra la Siria e l’Iraq, e mentre il dipartimento di stato americano continuava a preoccuparsi di Jabhat al Nusra – gli islamisti che hanno “infiltrato” i ribelli siriani – l’Isis conquistava terreno, con violenza inaudita.
Sui social network e nei forum la soap opera tra l’Isis e al Qaida procede a colpi di insinuazioni e pettegolezzi. Al Qaida sostiene che al Baghdadi si sia ritrovato capo per caso, altro che erede del Profeta: era un “postino” dello Stato islamico in Iraq. L’Isis risponde beffandosi di Jabhat al Nusra: la chiama Jabhat al Galaxy da quando ha chiesto di togliere all’Isis persino gli smartphone; la chiama “mish mish”, che vuol dire albicocca, da quando Jabhat al Nusra ha creato una nuova sigla, “Majlis al Shura”, il cui acronimo è “Ms” e suona come il termine albicocca. L’ironia si accompagna a crocifissioni pubbliche e insulti come “apostata”, ma nulla in questi giorni è chiacchierata quanto la moglie di al Baghdadi. I rumors dicono che la signora al Baghdadi, senza nome e senza volto, sia stata prigioniera del regime di Assad fino a poco tempo fa. Quando Jabhat al Nusra ha rapito alcune suore a Malula, Assad ha acconsentito a dare in cambio alcune donne detenute dal regime per liberarle. Tra queste ci sarebbe la signora al Baghdadi, che ora sarebbe nelle mani di Jabhat al Nusra. Cioè dei nemici di al Baghdadi, quelli che l’hanno ripudiato. E ancora vi chiedete perché l’Isis s’arrabbia tanto se lo definiscono “affiliato ad al Qaida”?
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