Il nuovo gioco tra Renzi e Berlusconi
L’altro patto del Nazareno, la vera tattica del premier, le strategie della Lega e la trappola di Grillo che rafforza il monocolore di Renzi
Roma. Rimescolamenti. Movimenti. Triangolazioni. Lettere. Proposte. E una certezza che nelle prossime ore si manifesterà con maggiore chiarezza. Quando il presidente del Consiglio contatterà l’ex presidente del Consiglio. Quando Renzi e Berlusconi decideranno di rimettere mano all’accordo del Nazareno. Quando Pd e Forza Italia rivedranno i punti del patto sulle riforme. E quando il capo del centrodestra capirà che tra il Cavaliere bianco e il Cavaliere nero – complice Grillo, il risultato delle europee, la prova di forza mostrata da Renzi rispetto al capitolo dissidenti – è cambiata la natura e la geometria del gioco politico. Renzi e Berlusconi. Renzi e Grillo. Renzi e Alfano. Renzi e Casini. Renzi e Salvini. Che strada prenderà il segretario del Pd?
[**Video_box_2**]E che effetto avrà sulla direzione del governo la collaborazione offerta dal 5 stelle? Rispetto allo scorso gennaio, quando Renzi ricevette Berlusconi al Nazareno per chiedergli una mano sia per far partire le riforme sia per innescare una miccia che avrebbe portato a far detonare il governo Letta, gli equilibri sono cambiati: il leader del Pd non si trova più nella condizione di chi vede in Forza Italia un alleato numericamente necessario anche se non sufficiente ma si trova nella condizione (più invidiabile) di chi vede in Forza Italia un avversario sufficiente ma non più numericamente necessario – e di chi insomma può ora lanciare a Berlusconi un messaggio più o meno di questo tipo: caro Cav. sappi che se non rispetti i patti io le riforme adesso posso farle anche con qualcun altro. Da questo punto di vista, dunque, il segretario del Pd arriva all’incontro con Berlusconi in una buona posizione di forza. E ci arriva per una serie di motivi che vale la pena di mettere uno a fianco all’altro. Con Grillo che ha cambiato tattica per uscire dall’irrilevanza e frenare la possibile emorragia dei parlamentari a 5 stelle attratti dalle sirene del Pd (a Palazzo Madama in quattro sono pronti ad uscire dal gruppo: Romani, Mussini, Bignami, Anitori). Con gli ex grillini cacciati dal Movimento (9 senatori) che oggi si sentono legittimati ad appoggiare il governo. Con la Lega (15 senatori) che mostra la sua disponibilità a sostenere le riforme istituzionali grazie a un doppio accordo sia sulla revisione del Titolo V (i poteri delle regioni saranno salvaguardati) sia sul pacchetto Senato (Calderoli e Finocchiaro hanno trovato un’intesa sul Senato elettivo, e dalla prossima legislatura i senatori eletti, a meno di sorprese, dovrebbero essere i consiglieri regionali). Con Alfano e Casini (si sono incontrati in segreto mercoledì al Viminale con Giannini, Susta, Cesa e Quagliariello) che presto presenteranno al Senato un gruppo unico con cui provare ad attrarre senatori ribelli di Forza Italia (tendenza Fitto) e con cui offrire a Renzi un sostegno maggiore rispetto a quello offerto oggi (Alfano ha 33 senatori, Casini ne ha 8). E con i senatori ribelli del Pd (sono 14) che già marciano in ordine sparso e che difficilmente andranno a formare un gruppo autonomo.
All’interno di questo scenario, Grillo ha dunque messo involontariamente Renzi in una posizione di forza rispetto a Berlusconi. Il premier non ha intenzione di stracciare il patto del Nazareno, crede sia necessario lavorare con Berlusconi per imporre un sistema maggioritario, e non un proporzionale simile a quello proposto ieri dal 5 stelle, con il quale la grande coalizione sarebbe inevitabile anche nella prossima legislatura. Nonostante ciò – questa è la strategia – il segretario del Pd farà credere a Berlusconi di essere interessato alla proposta di Grillo ma lo farà solo per arrivare all’incontro con il Cavaliere con una sicurezza: che se Forza Italia vuole rimanere nel perimetro di chi fa le riforme, di chi conta, di chi comanda, dovrà farlo sempre più alle condizioni di Renzi. Ieri mattina il presidente del Consiglio ha discusso anche di questi temi al Quirinale con Giorgio Napolitano. Si è parlato di tattica, di trappole, di triangolazioni, di giochi di specchi, di percorsi paralleli. Renzi ha detto al presidente che vedrà le carte di Grillo. Proverà a capire quali sono le vere proposte. Ma con una legge elettorale come l’Italicum, già approvata alla Camera, e una riforma del Senato sulla quale c’è già un accordo con le altre opposizioni, Renzi non ha intenzione di cadere nel trabocchetto di Grillo e di mandare gambe all’aria il tavolo del Nazareno. L’obiettivo è trasformare la trappola in un assist. E chissà che il comico genovese più che mettere i bastoni in mezzo alle ruote del premier alla fine non abbia offerto a Renzi uno strumento per dare al suo monocolore una marcia in più.
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