Schumacher, Sharon, Englaro. E quello sguardo che la scienza non sa vedere
Michael Schumacher si è svegliato dal coma, comunica con la moglie e i figli, “mostra momenti di coscienza e di risveglio”.
Michael Schumacher si è svegliato dal coma, comunica con la moglie e i figli, “mostra momenti di coscienza e di risveglio”, dice la sua manager, e ha lasciato l’ospedale di Grenoble, dove era ricoverato da dicembre, per una fase, “che sarà lunga”, di cura e di riabilitazione in una struttura di Losanna. Notizie di speranza, sollievo, felicità per i tifosi del pilota e per tutti. Parole che seguono di pochi giorni, quasi fossero una risposta meditata e decisa, altre dichiarazioni di segno opposto. Quelle di Gary Hartstein, l’anestesista americano fino al 2012 delegato medico della Formula 1: sei mesi di coma non fanno sperare niente di buono, aveva detto Hartstein all’inizio di giugno, e anche ieri non ha cambiato posizione. Il medico – che non parla per conoscenza diretta ma, dice, interpreta i fatti – si è incaricato di tradurre le frasi della manager di Schumacher: il pilota si trova in stato di minima coscienza e per il resto non c’è niente di nuovo, solo che le sue condizioni sono diventate abbastanza stabili da permettere un trasferimento. Ma nessuno, aggiunge Hartstein, ci ha detto oggi che Schumacher potrà tornare “a esprimersi e che lavorerà duramente per stare meglio. O che dovrà nuovamente imparare a camminare, leggere, scrivere”.
[**Video_box_2**]Attorno a certi letti (Eluana Englaro, Terri Schiavo, Beniamino Andreatta, Ariel Sharon, ora Michael Schumacher e, in Francia, Vincent Lambert) non si giocano solo lunghe partite tra la vita e la morte, ma anche lunghe battaglie tra visioni del mondo, e quindi della vita e della morte. Si tratta di battaglie che riguardano solo in parte ciò che chiamiamo “scienza”. La quale non può che procedere per aggiustamenti, per rilevazioni e distinguo sempre più sottili. Quando è onesta, ammette che in materia di risvegli non è in grado di dare certezze. L’inaspettato può sempre accadere, e infatti accade. Oggi sappiamo che la vera battaglia è quella che si gioca in ogni sguardo che si posa sull’essere umano che sembra assente, perduto. Vivo ma separato dal mondo dei vivi da un’intercapedine trasparente, che può a volte apparire invalicabile. La differenza la fa lo sguardo delle persone care, famigliari e amici, ma anche del “pubblico”, se pubblico è il personaggio, come lo sono un grande campione sportivo, un politico simbolo del suo paese, una giovane donna americana e una italiana diventate oggetto di uno scontro di civiltà.
Lo sguardo collettivo posato su Schumacher oggi brilla di gioia per i suoi progressi, che invece altri sguardi giudicano inadeguati a garantire una vita “degna di essere vissuta”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano