Il ciarlatano Dawkins, che dopo la religione vuole bandire le favole

Giulio Meotti

Spesso le fiabe, soprattutto quelle del filone nordico dei fratelli Grimm e di Andersen, ripropongono situazioni di paura. Adesso il più noto biologo darwinista del mondo, Richard Dawkins, le vorrebbe mettere al mondo, in quanto “superstiziose” e veicoli del “soprannaturale”.

    Spesso le fiabe, soprattutto quelle del filone nordico dei fratelli Grimm e di Andersen, ripropongono situazioni di paura. Una paura che, rivissuta dal bambino attraverso il tessuto fantastico della fiaba, si trasforma in una esperienza divertente e liberatoria, scioglie il nodo delle mille paure del bambino, come in uno psicodramma. Adesso il più noto biologo darwinista del mondo, Richard Dawkins, le vorrebbe mettere al mondo, in quanto “superstiziose” e veicoli del “soprannaturale”.

     

    Il “rottweiler di Darwin” si era dato una missione: dimostrare che l’evoluzionismo è sinonimo di ateismo e che la religione è un mito nocivo, “un virus”. Dopo aver allevato generazioni di creduloni sulla malvagità di Dio e della religione come “tettarella” (“non penso sia una postura dignitosa per un adulto andarsene in giro attaccato a un ciuccio”), Dawkins ha iniziato una nuova guerra. Contro le fiabe. Invitato al Cheltenham Science Festival, in Inghilterra, il cattedratico di Oxford, autore di sensazionali best-seller, ha detto: “E’ una buona cosa andare avanti con le fantasie dell’infanzia? Oppure dovremmo promuovere uno spirito di scetticismo? Penso che sia piuttosto pericolosa l’idea di inculcare in un bambino una visione del mondo che comprenda il soprannaturalismo, come le fiabe con maghi o principesse che si trasformano in rane”. Dawkins ha detto in sostanza che si dovrebbe vietare l’insegnamento ai bambini di cose che sono statisticamente improbabili, come una rana che si trasforma in un principe. Il professore di Oxford ha detto che ai bambini bisognerebbe insegnare il “rigore scientifico” piuttosto delle favole, che Dawkins liquida in quanto “antiscientifiche”.

     

    Parlando del fatto che fino ai nove anni era anche lui religioso, a Dawkins è stato poi chiesto se secondo lui i genitori che educano i propri figli a credere in Dio li stiano sottoponendo a una forma di abuso su minori. “Quando si dice a un bambino di comportarsi bene altrimenti brucerà all’inferno, allora sì che si può parlare di abusi sui minori”, ha detto Dawkins. Allo scienziato ha risposto, fra i tanti, anche l’attrice Angelina Jolie, protagonista del nuovo film “Maleficent” e madre di sei figli. “C’è una morale in queste storie”, ha replicato la Jolie al biologo. La scrittrice Jeanette Winterson ha detto che “Dawkins sbaglia, ragione e logica servono a comprendere il mondo, ma abbiamo bisogno di mezzi per comprendere noi stessi, e a questo servono le fiabe”. Contro l’estremista dell’evoluzionismo anche lo scrittore Philip Pullman, per il quale “Dawkins sbaglia a essere ansioso”. L’attacco alle fiabe è l’ultima delle sparate di Dawkins. E’ lo stesso autore di “The God’s Delusion” che di recente ha dichiarato che i feti, i bambini non nati, sono “meno umani” di un maiale adulto. “Riguardo a cosa sia ‘umano’ e alla moralità dell’aborto, ogni feto è meno umano di un maiale adulto”. Dawkins ha poi giustificato l’uccisione di neonati disabili: “Moralmente non vedo obiezione, sarei a favore dell’infanticidio”. E’ lo stesso Dawkins che lo scorso autunno aveva aperto alla “pedofilia mite” che non “provoca ferite durevoli”. Un cattivo maestro, dunque.

     

    Le università che frequenta Richard Dawkins sono piene di persone sapienti che si chiedono se i loro bambini non sono delle specie di animali evoluti. Ma ancora dobbiamo vederne di scimpanzé riunirsi in congresso al giardino zoologico per chiedersi se i loro piccoli, quando fossero stati grandi, sarebbero diventati dei cervelloni superbi come il grande sacerdote del fondamentalismo ateo. C’è chi ha ironizzato sul fatto che il Dawkins che oggi attacca le favole in quanto antiscientifiche, anni fa ne spacciò una al grande pubblico sul “gene egoista”. Molto meglio le rane di Esopo.
    Giulio Meotti

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.