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Annalena Benini

Se ci chiedono quali news ci catturano diciamo “Iraq”, ma poi clicchiamo sulle foto dei gattini. Le differenze tra l'indagine dell'istituto Reuters e i reali interessi degli utenti che si informano su internet.

Quest’anno l’istituto Reuters per lo studio del giornalismo ha chiesto a migliaia di persone in tutto il mondo quali notizie leggano più spesso, quali considerino le più importanti. Politica internazionale, economia, cronaca nazionale e locale. Il medio oriente è il primo pensiero: per i lettori americani di giornali, di carta e online, le hard news sono fondamentali, e l’Iraq è in cima alle dichiarazioni di importanza, in primo piano sui giornali principali (Washington Post, Wall Street Journal, New York Times). Però adesso c’è una nuova verità, adesso che, come scrive l’Atlantic, ci guardano, e sanno dove siamo e dove stiamo cliccando, perché hanno messo i loro occhi sopra i nostri occhi, e non hanno più bisogno di chiederci che cosa leggiamo, perché lo sanno già. Così, mentre dichiariamo senza tentennamenti: Iraq, leggiamo articoli sull’intolleranza al glutine, sui Mondiali, sui tornadi, sui giochi di YouTube e sulla depressione post partum. “Chiedi al pubblico ciò che vuole e ti dirà: verdure. Guardali in silenzio, e la maggior parte si abbufferà di caramelle”, scrive l’Atlantic. E di pettegolezzi su Nicole Minetti incinta del figlio di Gigi D’Alessio, come quando non possiamo non infilarci di nascosto in un McDonald’s. Di sicuro ci sono milioni di persone che stanno leggendo analisi sull’Iraq, ma ce ne sono anche milioni che mentono, e si tuffano sull’elezione di Miss America, oppure sui quiz, sugli elenchi (i quattordici oggetti da non mettere nel forno a microonde, o le dieci cose da non dire il giorno dell’anniversario di matrimonio).

 

[**Video_box_2**]Prima, quando non c’erano gli occhi sopra gli occhi, ci si abbonava al Times, al Corriere della Sera, si usciva solo con chi teneva copie del New Yorker disordinatamente ammonticchiate, e nessuno poteva vedere che cosa stavamo davvero leggendo, “I Fratelli Karamazov” con le pagine consumate, come raccontavamo a tutti, oppure Topolino. Come quando il dietologo chiede l’elenco di tutto quello che abbiamo mangiato a pranzo e a cena: broccoli, riso integrale, kiwi, carote, bresaola, e riteniamo inutile raccontargli di quel barattolo di Nutella finito a metà pomeriggio perché ci sentivamo tristi, o di quella teglia di tiramisù scomparsa dal frigorifero di notte. Secondo l’Atlantic funziona allo stesso modo con le notizie: siamo coscienziosamente, sinceramente interessati a quel che accade nel mondo, all’Iraq in mano ai fondamentalisti, al semestre europeo, alle manovre del Fondo monetario internazionale, ma il mouse, o il dito, o gli occhi scivolano velocemente su: foto di gattini. Pensieri facili per quando siamo stanchi, come le caramelle quando siamo tristi, e i cheeseburger quando siamo a dieta. Trenta segnali che hai quasi trent’anni, ad esempio. O le trentasette cose di cui ti pentirai quando sarai vecchio. Cose riconoscibili, immediatamente gratificanti, gallerie di foto ipnotiche sui danni della chirurgia plastica che non ammetteremmo mai di sbirciare. Anche per questo ogni sera cancelliamo la cronologia dal computer. Ma gli occhi che stanno sopra i nostri occhi sanno esattamente che cosa stiamo facendo. Non per questo, però, rinunceremo al piacere di mentire.

  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.