Azzurri suonati. “Pura vida" amara
Abbiamo perso 1-0 con la Costa Rica, che sarà pure simpatica ma nel calcio è ancora al grado zero. Il vantaggio ci stava tutto, quello che non ci sta sono i secondi 45 minuti fatti di niente, confusi, fiacchi, senza idee, spompatissimi.
Che la cosa non sarebbe andata proprio liscia lo si è capito subito, quando li abbiamo visti cantare l’inno nazionale alla ’ndo cojo cojo. E ascari zelanti si sono messi a misurare la temperatura con il sole e con le nuvole, come se avessimo un apparato respiratorio tutto nostro, molto italiano.
José Mourinho che di solito è un filosofo ci aveva dato certezze, l’Italia vincerà, loro hanno già dato tutto nel primo incontro, i tre gol all’Uruguay hanno soddisfatto ambizione e spirito patriottico. Ma di che. Ci ha mazzolato, la Costa Rica. Che sarà pure un bel paese accogliente, avrà un presidente con la faccia per bene che ci ha fatto anche gli auguri, è addirittura seconda patria de nuestra señora del ribaltón nonché ex first lady Donatella Zincone in Dini, ma pur sempre pesa demograficamente meno della Lombardia e nella storia calcistica mondiale è ancora allo stadio zero. Invece ci hanno suonati come zampogne, con la sfrontatezza dei bulli di periferia. Ci hanno rintronato per potenza fisica, velocità, audacia e, cosa inconcepibile, per il gioco. Per un tempo l’Italia ha trotterellato, alla spagnola in versione se possibile ancora più sfiatata. Le due fulgide occasioni, lanci verticali a scavalcare il centrocampo partiti di prima intenzione dal solito piede di Pirlo, sono state gettate al vento da uno scoordinato, scellerato Balotelli. Abbiamo rischiato il calcio di rigore, l’arbitro ha perdonato una inutile ancata di Chiellini a Campbell: e allo scadere del tempo siamo stati infilzati, bellissimo cross, dalla sinistra, l’inzuccata di Ruiz picchia sulla faccia interna della traversa e rimbalza nettamente oltre la linea.
Il vantaggio della Costa Rica ci sta tutto. Quello che non ci sta per nulla invece sono i secondi quarantacinque minuti fatti di niente, tutti confusi, fiacchi, senza idee, l’altra faccia dell’Italia.
Altre volte abbiamo perso male e ci hanno buttato fuori dai Mondiali, l’ultima fu in Sudafrica: questa volta sarebbe più dura, avevano avuto corso illusione e speranza.
Diamo il meglio delle nostre energie e del nostro cervello di sera, si direbbe che abbiamo temperamento lunare, che siamo foto-fobici: ci giochiamo il passaggio agli ottavi martedì prossimo proprio alla stessa ora, contro l’Uruguay che con l’ingresso di Louís Suárez ha ritrovato spirito, gol e punti.
Siccome abbiamo memoria corta, processeranno Prandelli, gli stessi che fin qui lo hanno applaudito, adulato. Gli chiederanno perché non ha fatto giocare Immobile o Parolo, forse il più dinamico dei nostri centrocampisti. Fatto sta che ce ne stiamo là con i termometri in mano a chiedere insistentemente di bere. Thiago Motta, che anche se dice di sentirsi italiano è pur sempre geneticamente brasiliano, si schianta al suolo come uno di noi al lido di Ostia a Ferragosto. Cassano e Cerci e Insigne che avevano muscoli e gambe intonsi non li hanno fatti vedere, sempre lenti sempre anticipati e hanno pure fatto casino, si vede che non hanno intesa. Mario Balotelli non più pervenuto, dopo gli svarioni del primo tempo. La Costa Rica con due vittorie e sei punti ha ottime chance di arrivare addirittura prima del gruppo. Come dicono loro, “pura vida”.
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