Evviva il negro
Mario Balotelli ha colpe. Ma appunto le sue e sono note da tempo: non c’è alcun bisogno che il nostro cuore nero ne faccia il saraceno della giostra, tiri ceffoni che non gli spettano e che andrebbero invece equamente ripartiti fra i tanti responsabili della fallimentare spedizione
Dunque è tutta colpa di Mario Balotelli. Il Ct dimissionario parla di tradimento tradito. I “vecchi” hanno detto a mezza bocca che quando c’è da tirare la carretta loro ci sono sempre, gli altri, anzi “l’altro”, no: avranno per questo ricevuto il plauso di nonne e nonni. In rete, il tifoso isterico e collettivo va alla grande, c’è giusto un video assai simpatico in cui Totti ha l’eleganza di non fare distinzioni, è alla cloche di un aereo e dice “daje manica de pippe che ve riporto a casa”. Mario Balotelli ha colpe. Ma appunto le sue e sono note da tempo: non c’è alcun bisogno che il nostro cuore nero ne faccia il saraceno della giostra, tiri ceffoni che non gli spettano e che andrebbero invece equamente ripartiti fra i tanti responsabili della fallimentare spedizione. Non ho mai pensato che Balotelli potesse essere risolutivo, a volte lo è stato, ma è uno che va e viene, c’è e non c’è, non ci si può fare affidamento. Quando azzecca la botta da quaranta metri o la girata in semirovesciata in area sembra lo faccia per caso, per una combinazione astrale: non se era accorto forse il nostro nobile e molto morale ex commissario tecnico? Non ho mai creduto che fosse un campione, né allo stato né in fieri, ma un atleta poderoso dotato di un grande tiro, addirittura unico al mondo da fermo, questo sì . L’ho sempre trovato approssimativo nei controlli e un po’ legnoso nel dribbling, insomma fondamentali non eccelsi ma mi dicevo che non si può pretendere troppo da un giocatore con quella morfologia. Non sapevamo già che ha difficoltà a girarsi quando è spalle alla porta, che è lento, che ha un grande scatto solo in progressione, che dunque è micidiale in campo aperto ma chi oggi ti lascia il campo aperto. Non mi incantò particolarmente nemmeno quando ci fece vincere la semifinale degli Europei del 2012 contro la Germania, il gol lo festeggiò a modo suo, torso nudo e posa da Hulk di colore, non mi risulta che allora Buffon ebbe qualcosa da ridire. Eppure si sapeva che nella partita successiva non si sarebbe ripetuto, in finale ne prendemmo quattro dalla Spagna, l’umiliazione fu cocente.
La mente, il carattere per vincere sono una cosa, quelli che occorrono per vincere la guerra un’altra. Non stappai champagne quando venne al Milan, sapevo che aveva ragione Mourinho che lo ebbe all’Inter e a domanda rispose: chi sta con me e ha un grammo di cervello prima o poi impara il calcio, un modo elegante per dire che lui di cervello ne aveva meno di un grammo. Sul calciatore, sulle sue qualità uniche e sui suoi limiti evidenti, quindi si può discutere. Ma sull’uomo no: io sto con lui. Sempre. Quando è strafottente, ha sbalzi di umore, accartoccia macchine ai pali, maltratta cronisti sportivi. Quando sfiora le risse e sembra che stia per esplodere. Non per particolare simpatia ma per avversione, diffidenza nei confronti di tutti coloro che pretendono di rieducarlo, di farne un ragazzo per bene: diffido delle famiglie dove ci si vuole tanto bene, delle fidanzate di una sera che esibiscono tette, delle aspiranti mogli, degli psicologi, di allenatori che per fare il padre si fingono fratelli. A che serve un marcantonio nero cui inculchi fair play fino a svirilizzarlo, a farlo mansueto? Con i maledetti, con i Best, i Gascoigne, con gli Ibrahimovic e persino con i Suarez, la cosa migliore è proprio non provare a cambiarli, l’ira, la rabbia li fanno muovere, sono la benzina della loro anima. Non avevamo nulla da vendere: Pirlo è da quindici anni uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, ma per quelli del marketing non ha abbastanza appeal e come Xavi e Iniesta parla linguaggio particolare, non trasversale, non universale.
[**Video_box_2**]Super Mario invece è uomo immagine che può piacere anche ai cultori di altri sport, del football o del basket, che possono essere sensibili al fascio di assoluta potenza, al guerriero glamour e invictus. E fin qui. Il guaio è che ci abbiamo aggiunto, brutta ideologia italiana, cose fasulle che nemmeno la presidente della Camera. Il buon ragazzo che gioca con i bambini, il generoso che non dimentica chi ha avuto meno fortuna di lui: il ribelle con la faglia dentro viene eletto a simbolo dell’integrazione razziale, alfiere della nuova Italia che il movimento calcistico vuole costruire con immigrati di seconda e terza generazione. Balotelli ha commentato così l’eliminazione: ho dato tutto, non cercate scuse, i “negri” non mi avrebbero scaricato, non ho scelto di essere italiano, noi negri siamo avanti. Lui e noi, lui e i negri, i negri e noi: l’incursione nella questione razziale è un po’ come essere in affanno e buttare la palla in angolo. Ma con l’istinto che ha sempre il ribelle, Balotelli ha colto nel segno e ci ha lanciato una signora banana. Lo sappiamo, fino a che le cose vanno bene siamo un gruppo di amici e ci vogliamo bene. Appena butta male, mandiamo avanti la coloniale.
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