Da ieri in America le aziende pro life possono infischiarsene dell'Obamacare
Ieri i tanti detrattori statunitensi della riforma hanno ottenuto la loro prima vittoria legale su uno dei temi più controversi della legge: la copertura sanitaria per la contraccezione che i datori di lavoro devono fornire ai dipendenti.
Roma. Ieri i tanti detrattori in America dell’Obamacare hanno ottenuto la loro prima vittoria legale su uno dei temi più controversi della legge: la copertura sanitaria per la contraccezione che i datori di lavoro devono fornire ai dipendenti. La Corte suprema – con i 5 giudici conservatori a favore e i 4 liberal contro: a leggere i pareri si capisce che i nove giudici hanno litigato parecchio – stabilisce che le società che fanno capo a un numero ristretto di persone, tendenzialmente a una famiglia (sono le “closely held corporation”), possono far valere le loro ragioni religiose e non fornire la copertura sanitaria per la contraccezione prevista dalla legge sulla sanità dell’Amministrazione Obama. Non vale per tutti i contraccettivi, solo per quelli che implicano la soppressione di un embrione esistente, come la pillola del giorno dopo, cioè i farmaci abortivi. E’ il cosiddetto “contraceptive mandate”, che è più ridotto e collaterale rispetto all’“individual mandate” definito costituzionale dalla Corte suprema due anni fa (anche in quell’occasione le liti furono grandiose), ma che va al cuore di una delle guerre culturali più rilevanti della politica moderna: l’aborto.
Proprio da qui è partita la campagna di Hobby Lobby, una catena di cinquecento negozi con 13 mila dipendenti che vende oggetti per la casa e tutto quel che serve per il fai-da-te decorativo: è di proprietà della famiglia Green, evangelica e decisa a gestire un’azienda che s’ispira ai princìpi cristiani (il fondatore, David Green, ha scritto un’autobiografia sulla sua esperienza da imprenditore, che era iniziata male, nel 1972, dopo poco tempo sembrava che dovesse già portare i libri in tribunale, poi “io ho dovuto farmi piccolo perché Dio potesse essere grande” e così tutto, nell’umiltà e nella fede, ha ricominciato a funzionare). Fornire farmaci che uccidono un embrione non fa parte di questi princìpi e, anzi, dare una copertura assicurativa a queste forme di contraccezione renderebbe la società complice della pratica abortiva (assieme a Hobby Lobby ha vinto anche Conestoga, un’azienda della famiglia mennonita Hahn che produce armadi di legno e che è però di dimensioni più piccole, circa 950 dipendenti). Secondo la Corte, il “contraceptive mandate” viola il Religious Freedom Restoration Act, la legge firmata da Bill Clinton nel 1993 che protegge la libertà di religione negli Stati Uniti e che finora è stata applicata soltanto agli individui. Con questa sentenza, per la prima volta, la libertà di religione si applica anche ai proprietari di aziende non religiose (per quelle religiose l’eccezione vale già) e che fanno profitti. Il “contraceptive mandate” costituisce, secondo il parere della maggioranza dei giudici scritta da Samuel Alito (nominato da George W. Bush), “un onere significativo” alla libertà di religione delle aziende e lo stato deve trovare un altro modo per garantire queste coperture senza infliggere un danno ai datori di lavoro. Nelle 35 pagine della “dissent opinion”, Ruth Bader Ginsburg ha spiegato che i suoi colleghi (maschi) hanno dato una lettura “immoderate” della legge sulla libertà di religione ma, nel suo dissenso radicale, la Ginsburg non è riuscita a convincere le sue colleghe liberal: soltanto Sonya Sotomayor l’ha seguita; Elena Kagan e Stephen Breyer, pur in disaccordo con la maggioranza della Corte, non sono così radicali nell’escludere l’applicabilità della libertà di religione alle aziende. Secondo la Ginsburg, un’azienda che fa profitti non ha diritti religiosi perché, citando una sentenza del 2010, le aziende “non hanno coscienza, credo, sentimenti, pensieri, desideri”. E chi stabilisce il limite a quello che lo stato deve fornire “in altro modo”? E chi stabilisce il limite della libertà religiosa del datore di lavoro? I liberal dicono “fuori il mio capo dalla mia camera da letto”, i conservatori si uniscono nel “TeamLife”, e a pochi mesi dalle elezioni di mid-term Obama deve tornare a parlare di aborto, cosa che non ha mai amato fare, figurarsi adesso.
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