Suárez chiede scusa al calcio, Blatter purtroppo ancora no. Un brandy per il presidente Mujica
Tornato mestamente dalle mie parti, da due giorni stappo brandy in onore di José Mujica, il presidente dell’Uruguay che ha detto quello che molti pensano ma non osano dire in pubblico: “La Fifa è una banda di vecchi figli di puttana”. Serve aggiungere qualcos’altro?
Londra. Tornato mestamente dalle mie parti, da due giorni stappo brandy in onore di José Mujica, il presidente dell’Uruguay che ha detto quello che molti pensano ma non osano dire in pubblico: “La Fifa è una banda di vecchi figli di puttana”. Serve aggiungere qualcos’altro? Non sono pazzo di Suárez, sia chiaro, anche se rivedere i gol segnati in Premier League quest’anno sarebbe esercizio consigliabile a chi pensa che il calcio sia istituto da educande e crede che la Fifa debba essere il supplente morale di confessori, psicologi e amici di giocatori e tecnici. Peccato che Suárez abbia ceduto alle lusinghe del bel mondo e lo abbia fatto nel modo più banale possibile, chiedendo “scusa a Chiellini e al calcio”.
Continuo a non capire la differenza di gravità tra una gomitata data per spaccare il naso dell’avversario, un calcio che rompe il ginocchio dell’attaccante e un succhiotto che arrossisce il collo (o il braccio) di un altro giocatore (francamente li eviterei tutti e tre), ma leggendo quelle parole capisco che ancora una volta il pensiero unico imposto dalla Fifa ha vinto. Come se non bastasse, ora che gli abitanti della Colonia si sono avvicinati al football, il football si sta trasformando in una cosa da americani: non che sia colpa loro, ma è triste vedere come la campagna elettorale di Blatter lo abbia portato a rinnegare se stesso (chissà se si metterà anche a dieta, ora) e a dire sì alla moviola in campo. Il risultato sarà quello di anticipare il momento delle polemiche post partita durante la partita stessa, con un guardalinee che dirà “è rigore”, l’altro che dirà “è simulazione”, e l’arbitro che – chiamato a interpretare immagini spesso meno chiare della diretta in carne e parastinchi – prenderà decisioni a caso sulle quali verranno montate ulteriori polemiche nel post partita. Non sono nostalgico del calcio tè e biscotti, soltanto allergico alle stronzate.
Il calcio in questo periodo è già troppo maltrattato, perché infierire ulteriormente? Prendete le corrispondenze di Gianni Riotta per la Stampa dal Brasile. O meglio: prendete tutti i luoghi comuni sul calcio, aggiungete quelli sul Brasile, metteteci un po’ di banalità, qualche notizia curiosa scovata su Twitter, mescolate il tutto con una scrittura piatta e nessun redattore che a Torino rilegge i pezzi per correggere i refusi, e avrete una corrispondenza di Gianni Riotta dal Brasile. Incipit come “il Diavolo veste Prada nella moda ma nel calcio il Genio veste il 10” o “Il Brasile deve vincere due volte” (in campo e fuori) sono chicche. Quasi quanto il pianto per la sconfitta degli Azzurri che offusca la stella di Renzi a livello internazionale.
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