(foto LaPresse)

Bunga nulla

Mario Sechi

Riforme, testi, flash, patti, camere da letto, colpi di scena e ingredienti vari di un accordone che tiene.

E adesso? Bunga Nulla. Alle 13 e 08 del 18 luglio 2014 sul monitor del pc compare la parola “assolto”. Flash. Quattro anni dopo, la procura di Milano resta incastrata nelle lenzuola della camera da letto e Berlusconi esce dalla casa di cura di Cesano Boscone con un sorriso da gattaccio e un doppio “grazie, grazie”. E’ il botto della settimana, un bengala gigante nella giungla vietnamita della politica italiana. S’aspettava la sentenza per dare sepoltura al fu Cav. e invece finisce con il colpo di scena del non-morto che esce dalla bara e comincia a ridere mentre tutto intorno si diffonde un allegro profumo di zolfo.

 

E adesso? Bunga Nulla. Il Patto del Nazareno non è più materia da buoncostume democratica, è sparito il peccato dei collant, ma è sempre più il collante di tutto quello che verrà. L’aveva detto, Silvio, martedì 15 luglio, che “va rispettato e datemi fiducia, questa è la riforma che vogliono gli italiani”. E se un lupo di mare come Gigi Zanda domenica 13 luglio dice “non temo gli ostruzionismi, ci sarà ampia maggioranza” allora vuol dire che la barchetta delle riforme va. Dovrebbe dare qualche dritta a Raffaele Fitto che deve essersi perso qualche passaggio e scrive, cribbio, una lettera aperta a Berlusconi: “Dov’è il Patto elettorale del Nazareno?”. Eccolo, appare sulle labbra di Maria Elena Boschi, capo della divisione panzer renziana, alle 19 e 11 al Caffè della Versiliana: “Per ora assolutamente sì, l’accordo terrà. Forza Italia si è comportata in modo molto responsabile, molto serio fino a oggi. Quindi mi auguro che si possa continuare così”. Tiene. Continua. Serio. Com’è soavemente cingolata, la Boschi.

 

E adesso? Bunga Nulla. Perché lunedì 14 luglio alle 11 e 17 il testo sulle riforme arriva in Aula al Senato e Roberto Calderoli certifica che “il testo è completamente diverso da quello del governo”, cioè dotato di un già robusto accordo politico e lui, perbacco, “ha dato una mano e anche… due vertebre” e dunque non sarà un patto tra invertebrati. Starà in piedi. Si vede che lo scheletro tiene quando alle 13 e 28 il Senato boccia le pregiudiziali di costituzionalità presentate dai grillini e quel che resta di Sel. E Renzi dov’è? Prepara il viaggio in Africa (parte oggi) e stringe i bulloni dell’accordo politico, mentre Grillo alle 19 e rotti si esercita sul suo blog nell’unica cosa che gli riesce, il lamento: “Vogliono sfasciare la Costituzione”. E’ martedì 15 luglio, è quasi mezzogiorno e sul mio taccuino non c’è ancora traccia di Giorgio e Matteo. Ma no, eccoli! Sono insieme al Quirinale e dunque come da comunicato delle 12 e 43 “Napolitano ha ricevuto Renzi”. Presidente e premier in officina, stringono i bulloni della riforma.

 

E adesso? Bunga Nulla. Berlusconi riunisce i gruppi parlamentari (è sempre martedì) e i malpancisti fanno pippa perché “sono stati fatti grandi passi avanti” e occhio che “ci sono i probiviri” per quelli che “creano difficoltà” (sorridente, ma l’ha detto) e Maurizio Gasparri mette il bollino della ragioneria realista con un “meglio questo accordo che il fallimento”. Tutto va bene. Anche perché Sel mercoledì 16 luglio presenta in Aula seimila emendamenti (sono in sette, al Senato) e il filibustering dei vendoliani finirà per favorire il governo. Tutto qui? No, alle 20 e 57 piove una nota ufficiale del Movimento 5 Stelle: Gianroberto Casaleggio non prenderà casa a Roma. Delusione tra gli immobiliaristi. Andiamo avanti. Renzi sta andando in streaming (ma a che serve?) e dice ai suoi: “Quest’anno poche ferie”. Silenzio glaciale del partito. In realtà, sottotraccia, emerge il vero tema da secchiello e paletta in spiaggia: le tasse. Passaggio delicato: “E’ chiaro che l’obiettivo è quello di ridurre il carico fiscale. Intanto pensiamo a semplificarlo”. Si vedrà. Sul Moleskine, tra i frammenti della porno-inchiesta dissolta, c’è un appunto in rosso: “Maria Elena. Senato. Presidenzialismo”. E’ una frase della Boschi, finisce sulla pagina di mercoledì 16 luglio, un colpo di tacco e di rimmel: “Non è il momento di parlare di presidenzialismo. Ora va portata a compimento questa riforma. Poi, una volta approvata, possiamo mettere a tema il presidenzialismo. Chiudiamo, poi apriamo un nuovo tavolo”. Chiudiamo. Apriamo. E dopo? Bunga Nulla.