L'inevitabile invasione di Gaza e l'inerzia del conflitto
Netanyahu colpisce duro Hamas. L’America appoggia la scelta, con una postilla
Milano. Dopo dieci giorni di raid aerei, di lancio di razzi palestinesi sul sud e sul centro d’Israele, una tregua fallita – accettata da Israele e rifiutata dal movimento islamista Hamas – l’operazione di terra a Gaza era inevitabile, ha detto ieri il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha parlato per la prima volta dopo l’inizio dell’incursione del suo esercito nel territorio costiero palestinese. “Israele ha invaso la Striscia di Gaza perché tutti gli altri mezzi per fermare i razzi hanno fallito”, ha spiegato dopo una riunione del suo gabinetto di sicurezza, che ha votato all’unanimità in favore dell’operazione. Spinto dai ministri del suo governo e dalla sua base a un’azione dura contro Hamas e con il lancio di razzi che non si è fermato dopo giorni di attacchi aerei, il premier considerato un falco in politica ma un leader riluttante al protrarsi di azioni militari ha dato il via all’incursione.
Fino a ieri sera, un numero imprecisato di truppe combatteva contro i gruppi armati palestinesi, dopo essere penetrato non più di due chilometri all’interno della Striscia. Gli obiettivi, hanno fatto sapere i militari, sarebbero le infrastrutture dell’ala militare di Hamas: i tunnel usati per infiltrare Israele, le postazioni sotterranee di lancio di razzi. Sono migliaia i civili palestinesi costretti ad abbandonare le proprie case – più di 100 mila secondo le Nazioni Unite – e migliaia di persone minacciate dal fuoco incrociato non hanno a disposizione luoghi dove rifugiarsi. Secondo fonti mediche locali i morti sarebbero oltre 270. L’esercito israeliano ha fatto sapere di avere ucciso 20 miliziani di Hamas e di averne fatti prigionieri 13. Un soldato israeliano è rimasto ucciso all’alba di ieri.
Israele ha richiamato altri 18 mila riservisti e il premier ha detto che l’operazione potrebbe espandersi. Se per il governo la decisione di un’incursione di terra è stata inevitabile, lo stesso Netanyahu ha ammesso che le sue probabilità di successo “non sono al cento per cento”. E’ la terza volta dal 2008 che si combatte a Gaza, la seconda che Israele entra via terra e da giorni c’è chi sui giornali israeliani spiega come il conflitto sia destinato comunque a riemergere, perché i costi in vite civili palestinesi impediranno sempre un’operazione capace di neutralizzare le capacità militari di Hamas. Sul New Yorker, Bernard Avishai ricorda quando Ehud Olmert, premier durante l’operazione Piombo Fuso del 2008, gli disse: l’incursione fu “un tentativo di cambiare la dinamica strategica: di riprendere il corridoio Philadelphia – la striscia di terra tra Gaza ed Egitto – e distruggere i tunnel che Hamas usa per il contrabbando di missili. E’ rimasta incompiuta perché il costo in termini di vite palestinesi era cresciuto troppo”. Barack Obama ha parlato ieri al telefono con Netanyahu, riconfermando il sostegno all’operazione ma anche la “preoccupazione per il rischio di un’escalation e della perdita di altre vite innocenti”.
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