Milo Manara, rock star del fumetto tra i grandi della musica
Il fumettista è stato ospite al Festival Collisioni a Barolo in Piemonte, unico disegnatore tra Deep Purple, Neil Young e James Ellroy. Avventura, Fellini, Sessantotto e sessantanove. Tra eros e donne, ritratto di un grande disegnatore (non solo erotico)
Chi legge Paperino può ignorare i nomi di grandi fumettisti disneyani come Carl Barks o Romano Scarpa. I fan di Tex Willer a volte non sanno che il celebre ranger è stato creato da Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini. Ma tutti conoscono Milo Manara. Anche i molti che non hanno sfogliato una sua storia. Forse solo Stan Lee, grazie ai suoi cameo nei film della Marvel (Spider-Man, X-Men, Avengers) è altrettanto noto fra i non appassionati. Il motivo è molto semplice, ed è quello che lo ha reso celebre in tutto il mondo: le sue donnine. Quasi iconiche come Paperino, Tex o Spider-Man.
Maurilio (Milo) Manara è stato l' unico fumettista fra gli ospiti del Festival Collisioni a Barolo, nel cuneese, fra musicisti come i Deep Purple, Neil Young, Suzanne Vega ed Elisa, registi come Ferzan Ozpetek, scrittori come James Ellroy e il collega Art Spiegelman (firmerà copie delle sue opere domani pomeriggio e farà una conferenza domenica mattina).
Spiegelman e Manara non potrebbero essere più diversi: famoso per una sola opera (il capolavoro “Maus” sulla Shoah dove i nazisti sono gatti e gli ebrei topi), il newyorkese, sempre attivo il veneto (nato a Bolzano nel 1945, ma con scuole a Verona e Venezia), in generi spesso diversissimi.
Infatti, anche se associato sempre al fumetto erotico, Manara, pur avendo iniziato con storie erotico-avventurose come “Jolanda de Almavida”, si era dedicato nei primi Settanta anche a fumetti “politici” (nella piena ortodossia dell’epoca) come “Un fascio di bombe”, commissionato dal Partito Socialista pre craxiano sulla strategia della tensione scritto da Alfredo Castelli (futuro creatore del bonelliano Martin Mystère) o come “Lo scimmiotto” (testi di Silverio Pisu), riscrittura del classico della letteratura cinese in chiave maoista.
Ma le sue donne cinesi, splendide e ammiccanti e lontane dal look delle “compagne comuniste” lasciano già presagire il suo talento erotico, che espliciterà chiaramente solo dagli anni Ottanta, con opere come “Il gioco” dove un misterioso marchingegno scatena il desiderio in signore all’apparenza morigeratissime. Non a caso, la rivista di critica fumettistica“Fumo di China” arriva a intitolare un articolo su di lui “Manara dal Sessantotto al Sessantanove”.
Dall’incontro con Hugo Pratt, creatore di Corto Maltese, nascono due splendidi romanzi a fumetti, fra Grande Avventura ed erotismo, “Tutto ricominciò con un’estate indiana”, fra i (poco casti) Padri Pellegrini nell’America del Seicento, ed “El Gaucho”, ambientato nell’Argentina ottocentesca. “Hugo era un grande personaggio, larger than life, come dicono gli americani” ci ha detto Manara. . Non faceva distinzione fra la propria opera e la propria vita, si era permesso il lusso di vivere proprio come uno dei suoi personaggi. Avevamo un rapporto di grande confidenza, amicizia e complicità. Da veneziano non aveva la patente, io ero il suo autista, abbiamo girato assieme l’Europa per andare ai vari Festival. Mettevamo sempre in macchina musicassette con musica a tema per immergerci nella cultura dei posti dove andavamo, lui amava stupire i musicisti con la conoscenza dei canti tradizionali che possedeva”.
Delle sue donne, la più celebre è senz’altro Miele (“mi chiamano così perché ce l’ho dolcissima. O almeno così dicono”), modellata sulle fattezze di Kim Basinger e in parte ispirata anche alla “donna che visse due volte” Kim Novak, anche lei chiamata Miele (per il colore dei capelli, però).
Donna sexy e ironica, autenticamente priva di noiose rivendicazioni femministe, rispecchia perfettamente lo zeigeist degli Ottanta così diverso da quello di adesso. E pazienza se il critico Luigi Bernardi, probabilmente legato al precedente periodo di Manara, boccia le storie di Miele come “borghesi e reazionarie”.
Disegna anche due libri a fumetti su soggetto di Federico Fellini, “Viaggio a Tulum” e “Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet”, da due film non realizzati del regista. Il famoso sensitivo Gustavo Rol aveva detto a Fellini (che lo stimava ed era molto superstizioso) che se avesse girato il “Mastorna” sarebbe morto, il maestro romagnolo decide di farlo solo a fumetti (un medium che amava molto), ma alla fine del primo episodio compare, misteriosamente la parola “end”, fine, e così Fellini decide di non proseguire più la storia (anche se comunque morirà l’anno dopo l’uscita del fumetto, nel 1993). Fra Fellini e Manara c’è una consonanza pressoché totale, e quando si scrive le storie, il disegnatore cerca sempre di lasciarsi guidare da una visione quasi onirica, più che da una rigida trama.
Più recentemente, ha disegnato uno speciale degli X-Men (per la verità delle X-Women, ci sono solo loro) per la Marvel Comics. È curioso che abbia finito per collaborare con la Marvel, visto che le sue donnine, con sederi meravigliosi, ma seni normali sono infatti piuttosto lontane dall’immaginario americano. Un antiamericanista come Massimo Fini parlando di “bosomen” (fan del seno) e bottomen (apassionati del sedere) dice infatti: “I primi appartengono, in genere, a culture rozze, poco smaliziate, infantilmente pragmatiste, primitive, matriarcali, fortemente legate all'immagine della donna-madre e comunque troppo giovani per avere avuto il tempo di sviluppare adeguate abitudini speculative. Bosomen sono, per esempio, gli americani (vedi “Playboy”). L'Europa, culla della civiltà, è invece bottomen.”
Dissentiamo parzialmente da Fini (a noi l’America piace), ma è indubbio che l’erotismo di Manara sia squisitamente europeo, con i suoi sederi parlanti, che comunicano molto di più dei visi. Se dobbiamo trovargli un difetto, questo sta nel fatto che le sue donne, sono tutte uguali.
Lo si vede anche nella storia delle X-Women: persino Tempesta, che pure è nera, non sembra diversa dalle altre. Forse perché personificano il suo ideale femminino: un erotismo gioioso privo (è evidente nelle storie in cui è autore completo, in genere prive di morti o violenza) della classica accoppiata Eros e Thanatos, totalmente in linea, nel bene e nel male, con la tradizione italica.
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