Valdimir Putin (foto LaPresse)

L'Ue non ha fretta di attuare la “fase 3” delle sanzioni a Mosca

David Carretta

Mentre le salme delle 298 vittime del volo Mh17 continuavano ad arrivare all’aeroporto di Eindhoven, gli ambasciatori dei Ventotto si sono rinchiusi in una stanza a prova di intercettazioni per discutere del pacchetto di sanzioni individuali e settoriali.

Bruxelles. Nessuna urgenza di passare alla “fase 3” delle sanzioni per colpire i settori sensibili dell’economia russa: l’Unione europea ieri ha accumulato nuovo ritardo nel tentativo di spingere il presidente Vladimir Putin ad assumersi le sue responsabilità nell’abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines e a fermare la sua guerra contro l’Ucraina. Mentre le salme delle 298 vittime del volo Mh17 continuavano ad arrivare all’aeroporto di Eindhoven, gli ambasciatori dei Ventotto si sono rinchiusi in una stanza a prova di intercettazioni per discutere del pacchetto di sanzioni individuali e settoriali. Le dimissioni del premier ucraino Arseny Yatseniuk, dopo che l’estrema destra di Svoboda e il partito Udar dell’ex campione di box Vitaly Klitschko hanno abbandonato la coalizione di governo, hanno facilitato il compito di chi nell’Ue vuole prendere tempo. “La storia non ci perdonerà”, ha detto Yatseniuk, accusando i disertori di aver bloccato leggi per riformare il paese e pagare gli stipendi. La manovra sembra essere orchestrata dal presidente Petro Poroshenko, secondo il quale “la società ucraina vuole un reset delle autorità dello stato” con le elezioni anticipate tra settembre e ottobre.

 

Gli ambasciatori dell’Ue hanno deciso di aggiornare la lista nera di personalità ed entità colpite dal bando sui visti e dal congelamento delle attività finanziarie, inserendo 15 responsabili russi e della ribellione pro russa nell’est dell’Ucraina, nove società e nove istituzioni. Ma per gli oligarchi e le imprese vicine al Cremlino occorrerà attendere la prossima settimana. Anche per la “fase 3” – le sanzioni nei settori della difesa, dell’energia e della finanza – ci vorrà tempo. Forse molto più tempo. Gli ambasciatori si sono trovati davanti un documento tosto, preparato dalla Commissione. Ma “la discussione continuerà anche la prossima settimana”, ha detto un portavoce dell’esecutivo comunitario: “Se e quando gli stati membri avranno deciso come vogliono procedere, in quel momento la Commissione presenterà le proposte legislative” necessarie. La Commissione, incaricata di preparare il “non paper” per il passaggio alla “fase 3”, per una volta ha fatto il suo lavoro con piglio. Divieto per gli operatori europei di comprare azioni o obbligazioni delle banche russe detenute per più del 50 per cento dallo stato (7,5 miliardi nel 2013) e di società che operano nei settori soggetti a sanzioni. Chiusura dei mercati europei per le emissioni e le quotazioni russe. Embargo sulle armi (300 milioni l’anno, senza i grandi contratti già firmati). Restrizioni alle esportazioni di tecnologie duali, usate sia nel campo civile che militare (complessivamente 20 miliardi, anche se la Commissione suggerisce di limitarsi a beni per 4 miliardi). Restrizioni alle esportazioni di tecnologie sensibili, in particolare nell’energia (150 milioni).

 

L’enfasi sulla finanza lascia intendere che David Cameron voglia mantenere la parola. Il premier britannico aveva chiesto “sanzioni che colpiscono duro”, accusando la Francia di fare qualcosa di “impensabile” con la fornitura delle navi Mistral. Come ha sottolineato il think tank Open Europe, il peso delle sanzioni ricade soprattutto sulla City di Londra: se “Francia e Germania hanno iniziato a usare parole più dure, non sembrano farle seguire da azioni”. La Commissione è stata attenta a non toccare gli interessi delle capitali più ostili alla “fase 3”, come Parigi, Berlino e Roma. e restrizioni nel settore dell’energia si applicherebbero solo a tecnologie necessarie “alla produzione di lungo periodo, così da non perturbare le attuali forniture”. Il premier italiano, Matteo Renzi, ha detto in un’intervista ieri che l’Italia “sarà in linea con la Gran Bretagna, la Germania e la Francia”, ma che è meglio evitare i toni da Guerra fredda.

Di più su questi argomenti: