Repellente appropriazione ideologica dei bambini di Gaza, e indebita
La civiltà progressista occidentale promuove una sua crociata Unicef a favore dei bambini di Gaza, e figuriamoci se non sia lodevole la buona intenzione umanitaria, lo dico sul serio, ma ho delle domande.
La civiltà progressista occidentale promuove una sua crociata Unicef a favore dei bambini di Gaza, e figuriamoci se non sia lodevole la buona intenzione umanitaria, lo dico sul serio, ma ho delle domande. Siete o non siete gli stessi che i bambini abortiti, un miliardo e più in trent’anni, fanno bensì preoccupare (dico i migliori tra di voi) ma non fino al punto di promuovere politiche pubbliche contro l’aborto, non fino al punto di imporre una tregua al clash of absolutes, mettendo a discutere su come evitare gli aborti e la mentalità antinatalista i capi della pianificazione riproduttiva e demografica, annidati anche loro in cose tipo Unicef, e quelli che resistono nel mondo su una posizione pro life? Siete o non siete gli stessi che in nome della liberale fecondazione eterologa sono pronti a negare, nel caso delle madri single, una linea di paternità ai bambini? E a raddoppiare bizzarramente la loro paternità o maternità nel caso delle fecondazioni dentro coppie gay? Siete o non siete gli stessi che scambiano la maternità biologica, per quanto essa valga e forse qualcosa vale, con l’utero in affitto di una povera che cerca di fare reddito producendo quel che può? Siete o non siete gli stessi che chiudono un occhio o tutti e due quando si parli su larga scala asiatica di selezione per sesso dei bambini nascituri, con esclusione commerciale delle femmine? Siete o non siete gli stessi che sono disponibili ai sogni realistici dei piccoli dottori Faustus che vogliono usare i bambini come farmaco o come magazzino di pezzi di ricambio? Gli stessi che voltano le spalle di fronte al fenomeno dell’esclusione di bambini down o semplicemente non-biondi nella linea di produzione à la carte che deve sostituire l’attesa di una vita come prodotto d’amore?
Siccome siete gli stessi, consentitemi di non credere alle vostre raccolte di fondi per i bambini di Gaza. Ho troppo vivo il ricordo dei sassi, delle bottiglie, delle bombe carta e delle uova che mi avete tirato, con le mie compagne e i miei compagni antiabortisti, quando appena qualche anno fa i bambini erano l’oggetto di una lista autonoma e autofinanziata per la Camera dei deputati e di un’idea politica di riscatto del diritto alla nascita con una moratoria sugli aborti che non era carcere per le donne o interruzione clandestina delle gravidanze ma progetto liberale di sradicamento della cultura dell’aborto. Tra i linciatori a Bologna abbondavano ubriachi e portatori insani di kefiah, qualcuno di loro si sarà imbarcato per rompere l’embargo ad Hamas, ma l’embargo ai concepiti aspirati o resecati non è mai cessato, furoreggia come testimonianza di libertà femminile e di prepotere maschile. Anche nella chiesa cattolica, del tutto estranea alla mia crociata laica e dei miei, progredisce l’idea che gli atti d’amore, tra cui la fede, possano restare senza conseguenze. E voi festeggiate questa svolta nel momento in cui affettate una straordinaria preoccupazione per i bambini di Gaza. Che sono angeli, è appena ovvio, finiti stretti e ammazzati dietro lo scudo al terrorismo come vittime di guerra, ma non sono davvero i vostri beniamini più di quanto non siano i miei, e l’appropriazione ideologica ha qualcosa di repellente anche se con il timbro delle Nazioni Unite.
Il Foglio sportivo - in corpore sano