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Cosa stava preparando Hamas? “L'11 settembre d'Israele”

Giulio Meotti

I terroristi palestinesi sono andati a scuola da Hezbollah e replicano le tattiche usate dai vietcong. Ogni tunnel costa tre milioni di dollari. “Sono come palazzi sotto terra”. Usano il cemento donato da Israele a fini civili. A Khan Yunis su 28 case 19 erano piene di esplosivi.

“Sotto Gaza c’è un’altra città”, ha commentato un ufficiale dell’esercito israeliano. Durante la guerra di Gaza, Hamas ha inferto due colpi a Israele: i missili sull’aeroporto di Tel Aviv e la rete di tunnel. Come è possibile che Hamas, un movimento sorto nel 1987, sia diventato una tale macchina da guerra e un nemico così sofisticato? Il padre dei tunnel di Hamas è Imad Mughniyeh, il capo militare di Hezbollah, ne ha diretto la guerra contro Israele del 2006 e serviva da collegamento con Teheran. Prima che Israele lo eliminasse a Damasco. Mughniyeh mandò istruttori a Gaza e portò membri di Hamas in Iran. La tecnologia, l’equipaggiamento e i fondi della rete dei tunnel di Hamas è quasi tutta iraniana. Israele scoprì i tunnel di Hezbollah nel 2006, domandandosi perché i raid della sua aviazione non infliggevano abbastanza perdite. E allora Israele scoprì che villaggi interi, le abitazioni, gli ospedali, le scuole venivano usate dai terroristi libanesi come fossero cartoni da sovrapporre ai tunnel.

 

Oggi, allo stesso modo, l’intelligence israeliana teme che Hezbollah pianifichi “l’invasione della Galilea” attraverso una rete di tunnel dal Libano simile a quella di Hamas a Gaza. L’unica differenza con Gaza è che il territorio della Galilea è più difficile da lavorare. Il movimento islamista palestinese ha 15 mila operativi. Molti sono caduti nei bombardamenti israeliani a Beit Hanoun, Shejaiya e Khan Yunis. Israele non ha dovuto affrontare, almeno finora, combattimenti faccia a faccia con i terroristi. Hamas, infatti, ha emulato Hezbollah usando missili anti tank ed esplosivi improvvisati (Ieds). L’altra arma di Hamas sono le bombe dentro le case. Come ha spiegato il generale Micky Edelstein, capo della divisione meridionale di Tsahal, “in una strada di Khan Yunis ho trovato 19 case con trappole esplosive su 28”.

 

Gran parte delle armi di Hamas arrivano dall’Iran e dal Sudan, ed entrano nella Striscia attraverso il Sinai. A marzo, Israele ha intercettato la Klos-C, una nave iraniana piena di missili siriani M-302 con un potenziale raggio di 200 chilometri. I terroristi di Hamas sono addestrati dentro la Striscia, ma i veterani vengono tutti dai campi in Iran. La costruzione dei tunnel è iniziata quattro anni fa e ha richiesto il quaranta per cento delle risorse di Hamas. Generalmente i tunnel sono scavati 25 metri sotto terra, ma l’esercito ha trovato anche tunnel a 35 metri. “E’ come un palazzo a dieci piani nel sottosuolo”, ha detto un ufficiale dell’Idf.  

 

L’ex capo di stato maggiore, Shaul Mofaz, ha detto che i tunnel sono una minaccia “strategica” per Israele e non meramente “tattica”. I miliziani di Hamas come i vietcong, che scavarono una rete di gallerie sotto il paese per combattere, con tecniche di guerriglia, l’esercito americano. Il parallelo è tracciato dal sito israeliano di intelligence Debka. Ma sono stati gli Hezbollah a insegnare a Hamas come e cosa fare dei tunnel.

 

Hezbollah aveva scavato un vasto sistema di bunker e di magazzini le cui aperture erano dissimulate in vario modo nelle colline, nelle grotte e all’interno di appartamenti. Gli accessi erano totalmente mimetizzati nella natura “in stile vietcong”. Rintracciarli dal cielo, ad esempio con gli aerei spia, non è possibile. Un mega bunker venne scavato dagli hezbollah presso Naqura, a soli quattrocento metri dal confine con Israele. In ogni postazione di Hezbollah c’erano docce, gabinetti, aria condizionata e uscite di emergenza.

 

Alla fine della guerra del Libano, l’allora capo dello Shin Bet, Yuval Diskin, lanciò un allarme: “Fra due o tre anni, se non intervengono cambiamenti significativi, potremmo trovarci in una situazione simile a quella che affrontiamo contro Hezbollah in Libano, cioé con una rete di bunker, gallerie, infrastrutture e armamenti pericolosi”. Sbagliò solo la data.

 

In almeno tre attacchi nei giorni scorsi, squadre di terroristi di Hamas si sono infiltrate in Israele attraverso queste gallerie del terrore. L’ultimo attacco è avvenuto il 28 luglio, quando i terroristi si sono infiltrati in Israele attraverso un tunnel nei pressi di Nahal Oz. Il loro obiettivo era quello di attaccare una comunità israeliana vicino al confine. Il 17 luglio, i terroristi erano usciti da un tunnel vicino alla comunità israeliana di Sufa, a pochi chilometri dal confine con Gaza. Quattro giorni dopo, i terroristi indossavano uniformi dell’esercito israeliano. Sotto avevano giubbotti suicidi. Il loro obiettivo era quello di massacrare i civili israeliani. Nei tunnel di Hamas sono stati trovati farmaci per addormentare i soldati israeliani rapiti.

 

Per costruire ogni tunnel servono 350 camion di cemento. Ogni tunnel costa tre milioni di dollari. Con le risorse usate per ogni tunnel della morte, Hamas avrebbe potuto costruire 86 case, sei scuole e 19 cliniche mediche. Ogni mese Israele trasferisce materiali da costruzione a Gaza destinati a progetti civili. Questi materiali sono cooptati da Hamas per i tunnel. Dal gennaio scorso, 4.680 camion che trasportavano 181 mila tonnellate di ghiaia, ferro, cemento, legno e altri materiali di consumo sono passati attraverso il valico di Kerem Shalom a Gaza. Hamas ha usato il materiale per ampliare la città sotterranea del terrore.

 

Ma a cosa servivano tutti questi tunnel? Hamas pianificava un “D-day” per il Capodanno ebraico, Rosh Hashanah, a settembre. Duecento terroristi mandati a rapire e uccidere quanti più israeliani possibile nei kibbutz lungo la Striscia di Gaza, come Kfar Aza e Nahal Oz. I terroristi avrebbero indossato le uniformi di Tsahal. Hezbollah era pronta ad aprire un fronte a nord. Così, l’operazione militare israeliana ha evitato un evento di dimensioni paragonate dai servizi israeliani alla guerra dello Yom Kippur. Come ha detto il ministro dell’Economia, Naftali Bennett: “Senza l’operazione militare, ci saremmo svegliati un giorno con un 11 settembre israeliano”.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.