#israelunderattack
La tragedia incomprensibile e spaventosa dell’Olocausto ha reso più chiaro a cosa può portare l’odio contro gli ebrei. Per i vescovi olandesi “il legame con l’ebraismo è irrinunciabile”. E Gaza è “questione complessa”.
“In conseguenza della guerra tra Israele e Hamas, nella nostra società si registra un aumento delle manifestazioni di odio contro gli ebrei. I vescovi cattolici d’Olanda denunciano in modo categorico questi episodi e si sentono ancora una volta obbligati a condannare in modo fermo ogni forma di antisemitismo”. E’ lunga la nota che la Conferenza episcopale olandese ha diramato nelle ultime ore in seguito all’acuirsi dei fenomeni di antisemitismo nel paese, dove il 24 luglio scorso, nel corso di una manifestazione organizzata all’Aia è perfino spuntata la bandiera nera del Califfato islamico. Ad accompagnare il corteo, cori per nulla inediti e originali scanditi in arabo: “Morte agli ebrei”. Primo firmatario della dichiarazione è il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht. “Non è possibile che persone che per molti secoli sono state una parte inalienabile della nostra società adesso si sentano insicure e indesiderate.
La tragedia incomprensibile e spaventosa dell’Olocausto ha reso più chiaro a cosa può portare l’odio contro gli ebrei. Per noi cristiani, il fatto che più rileva è che gli ebrei sono nostri fratelli e sorelle maggiori nella fede in un solo Dio, padre e creatore di tutti gli uomini”. Per evitare libere interpretazioni, il documento prosegue sottolineando che “il legame della chiesa con gli ebrei e con l’ebraismo è infrangibile e irrinunciabile”. Quanto al conflitto in corso da settimane nella Striscia di Gaza – definito “questione molto complessa” –, mentre il cardinale honduregno Oscar Maradiaga invoca la fine della “guerra devastante” che ha portato “la gente a vedere i propri figli massacrati, i quartieri rasi al suolo e tutte le speranze di pace ridotte in cenere”, i vescovi olandesi guidati dal cardinale Eijk ribadiscono il diritto “sia degli ebrei sia dei palestinesi di vivere in un proprio stato, in modo sicuro e pacifico”.
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