Dai gufi ai canguri. A Palazzo urge un nuovo manuale di zoologia
Canguro. Cangurare. Canguranti. Cangurati. Il capitano James Cook scoprì il curioso animale il 4 agosto del 1770 in Australia, il Senato italiano ne ha apprezzato le qualità di saltatore la sera del 29 luglio 2014.
Canguro. Cangurare. Canguranti. Cangurati. Il capitano James Cook scoprì il curioso animale il 4 agosto del 1770 in Australia, il Senato italiano ne ha apprezzato le qualità di saltatore la sera del 29 luglio 2014. In un colpo solo decadono 1.400 emendamenti e il filibustering dei senatori di Sel affonda al largo della Tortuga. Infilzati i pirati vendoliani, al tappeto i guastatori grillini che alle 20 e 45 lacrimano: “Al Senato hanno appena applicato il canguro, un’espressione che può far ridere, ma che nella realtà fa piangere”. Loro, i pentastellati, senza dubbi sono in una valle di lacrime.
Sono in Parlamento dal 15 marzo 2013, ma confondono ancora il regolamento con il fondamentale trattato sulle scie chimiche. Il canguro sostituisce (per un po’) l’altro animale che occupa uno spazio tutto suo nello zoo della politica italiana: il gufo. Se ne sta là, ghignante come una scimmia, sulla spalla di Renzi che lo evoca. Compare il 27 luglio a Genova, accanto al relitto della Concordia: “Sarà il tempo a dire se avremo ragione noi o i gufi, nel frattempo dobbiamo lavorare”. Fa il verso il 28 luglio su Twitter: “I gufi, le riforme, i conti non mi preoccupano. La Libia sì invece”. Plana, regalmente impiumato, sulla direzione del Pd il 31 luglio: “Sul bonus Irpef di 80 euro per il prossimo anno siamo sicuri che abbiamo le coperture, alla faccia dei gufi”. Perfino Grillo bussa al suo nido il 30 luglio: “Meglio gufi che sciacalli”. Che noia. Almeno leggessero il “Manuale di Zoologia Fantastica” scritto da Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero nel 1957.
Scoprirebbero gli angeli e i demoni di Swedenborg, le arpie, la fenice, l’Idra di Lerna. Vabbè, torniamo sulla terra. Il taccuino sembra un copione di “Zelig”. Giovedì 31 luglio alle 11 il governo scopre i franchi tiratori e viene battuto sui temi etici. Torna la carica dei 101? Pier Luigi Bersani chiosa il pasticciaccio emulando Renzi su Twitter: “Andiamoci piano con i 101, l’esperto sono io…”. La maggioranza si sfilaccia qua e là, il canotto è sforacchiato ma sta a galla. Intanto nel forno di Palazzo Chigi si sta gonfiando un soufflé. Appunto in rosso: “Cottarelli. Cotto”. Il responsabile della spending review diventa blogger: “Nuove spese non coperte, così non si tagliano le tasse”. Cribbio, questo è un problema. Graziano Delrio alle 15 e 44 conferma di abitare su un altro pianeta: “Non c’è nessun caso Cottarelli”. Alle 16 e 58 Renzi apre il sarcofago: “Non è che se c’è Cottarelli facciamo la revisione della spesa e se non c’è non la facciamo”. Alle 17 e 01 Renzi chiude il sarcofago: “Non dobbiamo delegare ai tecnici il compito di governare”. Il Movimento 5 stelle alle 17 e 05 si dà all’ittica: “Al pesce rosso di Renzi ormai è finita l’acqua nella boccia. In autunno saranno i fondamentali economici a spingerlo sulla grigliata”.
Chi non sa più che pesci pigliare con il Senato in tumulto è il presidente Pietro Grasso. Riunisce tutti. Sono le 19 e 08, conferenza dei capigruppo. Pensa all’intervento delle forze dell’ordine? Ma no, si riferisce ai commessi che da infinite legislature sono ben allenati sul ring. Alle 21 e 26, nel caos totale, una sagoma emerge da una nuvola di fumo. E’ Delrio che annuncia: il Consiglio dei ministri ha riordinato le accise dei tabacchi. Accendo un toscano. Ambulanza. Arriva in Senato alle 22 e 44: sospetta lussazione della spalla per la senatrice Laura Bianconi. Ah, gli intrepidi alfaniani sono in trincea. Alle 23 e 33 Grasso sospende i livori. C’è chi dorme. E chi trama. Albeggia, è venerdì primo agosto, cielo pulito, burrasca al Senato. Alle 9 e 30 Grasso apre la seduta, alle 10 e 35 i grillini abbandonano l’Aula, alle 10 e 45 la Lega è autoesodata. Aventino! Aventino! I grillini, quelli che sono andati via, protestano: “Stanno facendo tutto da soli!”. Renzi fa consultazioni a Palazzo Chigi, entra in campo la grande rammendatrice, Maria Elena Boschi per trattare il rientro dei gruppi. Aggiorniamo i classici, siamo alla batracomiomachia dei gufi e dei canguri.
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