La donna che scende a ogni stazione per tirare boccate frenetiche suscita il desiderio che il treno riparta senza di lei

L'Anti-dunque è ovunque

Camillo Langone

Le donne che lo fanno venire piccolo sono quelle che ci tengono a farti sapere che lo sanno, quanto sei scarso. I consigli del Dottor Amore per evitarle.

Il sesso maschile: le donne sanno tutta la sua pochezza, la sua inermia, la sua intermittenza” ha scritto Luisa Muraro. Questo articolo del Dottor Amore sull’Anti-Dunque è pertanto dedicato alla filosofa vicentina e a tutte le donne che ci tengono a farti sapere che loro lo sanno quanto sei scarso, inerme e intermittente. Sono le donne che lo fanno venire piccolo. Mi sovvengono Luisella Costamagna, Selvaggia Lucarelli e Daniela Ranieri, tre donne che danno sempre l’impressione di misurarti, oltre che di raccogliere informazioni utili per la stesura di libri in cui sarai riconoscibile e deriso. Sono molto belle, chi potrebbe negarlo, ma l’amore fisico ha logiche diverse. E’ un classico del rinfaccio femminile (a proposito: non c’è nulla di più Anti-Dunque del rinfaccio femminile) gridare, quando si scopre un cosiddetto tradimento: “Ed è pure brutta!”.

 

Nell’amore fisico l’avvenenza ha un ruolo molto relativo, bisogna stamparselo in mente. “L’amore che a letto si fa”, perfetta definizione del Professor Tozzi, richiede appunto, innanzitutto, amore. Che è accoglienza, donazione, condivisione, e astensione dal giudizio. Se sei bella però cattiva potrai giusto raccattare qualche masochista. Prendiamo Luisella, dal nome gozzaniano. Nel suo libro antierotogeno sull’amore, “Cosa pensano di noi” (Mondadori), mi ha colpito la visione dell’uomo che “se ne sta buonino ad aspettare il via libera”. Più che un uomo, un cagnolino che aspetta il biscottino con la lingua di fuori. E tu, donna, vuoi farti possedere da un chihuahua?

 

Prendiamo Selvaggia, dal nome roussoviano. Ha tette così materne ma lingua così matrigna e non sembra capace di scrivere un libro, che dico un libro, un articolo, senza alludere a qualche ex. Prendiamo Daniela, dal nome settantiano. La sua fissa per lo chic (il porno-chic, il radical-chic…) sembra nascondere un interesse per lo choc, se non addirittura per quella cosa che quando c’era il giornalismo si chiamava scoop. Già scrivere sul Fatto, quotidiano per maniaci di retroscena ossia guardoni, profuma di Anti-Dunque per via di un meccanismo spiegato prima dal Professor Baudrillard e più recentemente dal Professor Sequeri: “Compiuta sterilità affettiva e libidica iscritta nella mediatizzazione totale”. Prendiamo allora Irene, Irene Cao, che ha venduto più delle tre succitate messe insieme (400.000 copie, dicono) e che pertanto ha diserotizzato il mondo più delle tre succitate messe insieme. La protagonista dei suoi libri, ha dichiarato, è una donna emancipata “che sa quello che vuole e come andarlo a prendere”. Il che assomiglia a un andare a puttani.

 

Sapere quello che si vuole e come andarlo a prendere è il metodo giusto di chi compra: vado al supermercato per procurarmi latte o tonno o pelati, vado al Brico per procurarmi lampadine o cacciavite o scaffali, vado sulla tangenziale per procurarmi rapporti orali o vaginali o anali. Purtroppo non è il metodo giusto per amare e farsi amare. Avevo una paziente lesbica che per dire l’atto carnale diceva, in modo abbastanza terrificante, “svuotare le palle”. Ostentava il turpiloquio, calzava anfibi, detestava i romanticismi, frequentava motel dove trascinava corpi occasionali per espletare una funzione fisiologica senza strascichi di sorta. Come se anche gli strascichi non facessero parte dell’amore e non ne fossero, anzi, quasi la prova. E comunque benissimo non stava, felicissima non era, altrimenti non si sarebbe rivolta a me.

 

Passando ai dettagli (Eros è nei dettagli) ho una casistica relativa agli scogli su cui naufraga il dunque di molti miei pazienti. Che sono eroticamente fragili, chiaro, ma che proprio per questo rappresentano bene la nostra epoca insufficientemente sessuata. Una donna che, al ristorante, finito di mangiare abbandonava le posate sul piatto in posizione casuale (e non una volta, per dimenticanza, ma tutte le volte, per ignoranza) ha dato al suo corteggiatore una sensazione di sciatteria e di periferia, spegnendo ogni interesse. Il fumo nevrotico può smontare anche i meglio intenzionati.

 

La sigaretta postprandiale non è un problema se non per chi è colpito dalla speculare nevrosi della tabaccofobia. Ma la fumatrice seriale, la compulsiva, la unghiegialle, la dentineri, infastidisce tutti e respinge tanti. La donna che fra una portata e l’altra esce dal ristorante per fumare, sapendolo prima non la si sarebbe invitata a cena. La donna che scende a ogni stazione per tirare boccate frenetiche suscita il desiderio che il treno riparta senza di lei. L’animalismo può essere micidiale sia perché le case di canare e gattare puzzano perfino più delle case delle fumatrici, sia perché distrae da obiettivi relazionali sani.

 

La Professoressa Miriano insiste sempre sul fatto che la moglie deve ricordarsi di essere amante del marito anche dopo essere diventata madre, perché l’uomo non sopporta di ricevere meno attenzioni del figlio. Figuriamoci se può sopportare di ricevere meno attenzioni del barboncino. Facebook è un gran ruffiano come pure la tomba dell’amore, la zitella che posta a raffica appelli sulla bestia da adottare o sulla bestia da ritrovare non fa che inzitellirsi ulteriormente, segnalando il proprio stato, lo sprofondamento nel proprio stato, la non volontà di uscire dal proprio stato. Per non dire del dubbio che attraversa la mente dei pazienti più sensibili: non è che ogni tanto, col cane bavoso che si tiene in casa, ci scappa una lingua in bocca?

 

Dopo i casi clinici, un caso autobiografico. Da tempo la Professoressa Pascucci vuole farmi incontrare Elisa Fuksas, autrice di un libro su alcune dinamiche sentimentali, per scambio di idee ed eventuale collaborazione. “E’ bravissima”, dice, “scrive come te!”. “E io che speravo di scrivere bene…”. “E’ bellissima”, insiste. “A parte che la bellezza non aggiunge credibilità scientifica, sì, è bellissima, ho visto le foto su internet. Ma è anche figlissima”. Disgraziatamente la giovane erotologa non mi fa pensare all’amore bensì al padre, architetto responsabile del più antierotico edificio d’Italia, un grosso cubo di cemento in stile bunker nazi conficcato nel cuore dell’Umbria già verde e già cristiana, a Foligno, spacciato come casa di Dio grazie alla complicità di un clero apostata e cieco. Questo per dire che il malefico Anti-Dunque può materializzarsi perfino in un cognome. E’ dura la vita del dunque ed è per questo che il Dottor Amore, nel prossimo articolo, promuoverà le galanterie.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).