L'unità Talpiot di Israele lavora a un “Iron Dome anti tunnel”
L’esercito israeliano sarebbe pronto a testare a breve un sistema a sensori rivoluzionario, ideato per localizzare strutture scavate nel sottosuolo.
Roma. Secondo il comando israeliano, durante l’operazione di terra contro la Striscia di Gaza, l’esercito ha distrutto 32 gallerie sotterranee. I tunnel, costruiti negli anni da Hamas per infiltrare Israele, sarebbero costati 90 milioni di dollari, erano rinforzati in cemento armato, avevano l’elettricità ed erano pure minati.
Se negli ultimi anni gli israeliani sono riusciti ad arginare il passaggio di attentatori suicidi alzando un muro di separazione attorno ai territori palestinesi e hanno ridotto al minimo la minaccia dei razzi da Gaza con un avanzato sistema antimissilistico – Iron Dome –, in questi giorni di guerra sono nate polemiche sul fallimento dell’esercito nel creare tecnologie capaci di scoprire le gallerie. Benché il premier Benjamin Netanyahu abbia lodato i soldati e gli agenti dei servizi per “il successo” dell’operazione di annientamento dei tunnel, sia i vertici politici e della sicurezza sia l’opinione pubblica sanno che la minaccia delle gallerie resta e che c’è bisogno di un Iron Dome sotterraneo. Secondo Alex Fishman del quotidiano Yedioth Ahronoth, l’esercito israeliano sarebbe pronto a testare a breve un sistema a sensori rivoluzionario, ideato per localizzare strutture scavate nel sottosuolo. Il Daily Telegraph britannico aveva già parlato di test portati a termine sotto la superficie di Tel Aviv – nelle fogne della città per la precisione – in seguito agli studi intrapresi dall’unità Talpiot, un programma dell’esercito riservato alle reclute che hanno dimostrato particolare attitudine alle scienze, alla matematica, alla fisica e alle tecnologie.
Sarebbero dunque giovani soldati, assieme a nomi importanti dell’industria militare e di difesa israeliane e internazionali come Rafael ed Elbit, rappresentanti della ricerca accademica – dell’Istituto di geofisica locale, del centro di ricerca nucleare Soreq – e start-up private a lavorare a un sistema che, se passasse i test finali, potrebbe essere installato lungo i 64 chilometri del confine con Gaza ed essere operativo dopo un anno. Una fonte militare spiega a Fishman che il sistema è “basato su sensori che possono identificare attività di scavo nel sottosuolo e spazi vuoti”, e potrebbe costare tra il miliardo e il miliardo e mezzo di dollari. Diverse sono le stime di Haaretz, che aveva già scritto di una nuova tecnologia in studio da 59 milioni. Il quotidiano della sinistra israeliana sembra però più scettico sui risultati. Elenca tre tecnologie valutate finora dagli esperti: la prima permetterebbe d’ascoltare attività di scavo attraverso microfoni e sensori nel sottosuolo; la seconda, usata già nello studio delle doline del mar Morto, s’affida a radar che mandano onde elettromagnetiche nel terreno e creano una mappa degli strati del terreno; la terza misura le impercettibili variazioni della gravità. Secondo un alto ufficiale militare israeliano, però, a oggi non esiste un sistema capace di localizzare i tunnel e il quotidiano conclude che anche gli Stati Uniti, interessati a bloccare il contrabbando sotterraneo lungo i confini con il Messico, continuano ad affidarsi al vecchio metodo degli informatori e alla fortuna.
Esercito e vertici politici israeliani sono accusati d’avere sottostimato la minaccia perché conoscevano da anni la pericolosità delle gallerie: con l’ultima crisi di Gaza è aumentato lo sforzo per trovare una soluzione tecnologica. Secondo il Wall Street Journal, è dagli anni 90 che Tsahal studia la questione, allora legata alle gallerie del contrabbando sul confine con l’Egitto. Soltanto nei primi anni del 2000 i miliziani palestinesi iniziarono a utlizzare i tunnel per attaccare. Fu allora che i militari chiesero consiglio a esperti di geofisica, che studiarono anche la possibilità di creare un fossato attorno a Gaza, mai realizzato. Dal 2005 al 2009, sostiene Yedioth Ahronoth, Tsahal avrebbe tentato con altri progetti, senza trovare una soluzione efficace.
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