Chiappe, droga e famiglie. Chi ha vinto e perché gli Emmy e gli Mtv Awards
Dalle premiazioni ci aspettiamo due cose: che i nostri gusti vengano confermati e del buon intrattenimento. Se la prima è quasi sempre un’utopia, per la seconda ci sono ottime chance. Domenica, agli Mtv Video Music Awards, è stato subito chiaro a tutti che i premi valgono meno delle esibizioni.
Dalle premiazioni ci aspettiamo due cose: che i nostri gusti vengano confermati e del buon intrattenimento. Se la prima è quasi sempre un’utopia, per la seconda ci sono ottime chance. Domenica, agli Mtv Video Music Awards, è stato subito chiaro a tutti che i premi valgono meno delle esibizioni, almeno il giorno dopo, quando tutti hanno scartato i discorsi e le lacrime e hanno condiviso ciò che realmente conta: Beyoncé.
Quest’anno la meno vocalmente dotata Katy Perry non avendo nulla da promuovere si è limitata a ricevere il premio per il video di "Dark Horse"; Miley Cyrus, forse stanca di sconvolgere gli americani, si è data alle cause sociali, e ha fatto ritirare il premio per miglior video dell’anno, "Wrecking Ball" di Terry Richardson, a un ventiduenne con un passato da senzatetto. Ma la serata non è stata sua, e neppure di Nicki Minaj (la quale ci ha deliziato con un improbabile medley assieme ad Ariana Grande, nuova divetta con la voce di Mariah Carey, e Jessy J) che dopo aver twerkato con l’impudicizia che la caratterizza, per poco non ci mostrava le pudenda; sia chiaro: per via della zip difettosa.
E' stato tutto un twerkare dall’inizio alla fine, ad esclusione di Taylor Swift (la quale con "Shake it Off" si è comunque dimenata molto, seppur senza l’intenzione alcuna di esser sexy) e dell’inglese Sam Smith, di cui ci basta la splendida interpretazione di "Stay With Me". Non si vedeva usare il proprio sedere come simbolo di successo e di benessere dai tempi di Jennifer Lopez, quella che lo ha assicurato e che poi, convinta da qualcuno, ha realizzato "I Luh Ya Papi", un video di redenzione in cui reificava gli uomini e si lamentava della rappresentazione femminile; l’intenzione era di essere molto femminista ma lo è stato meno di una dichiarazione definitiva di Shakira: "Essere sexy è molto empowering".
Eppure, niente scandali. Quest’anno la scena che meglio sintetizza la premiazione è qualcosa di più sodo e solido: un quadretto famigliare. Abbiamo assistito al momento più alto di femminismo, se ce n’è uno, quello in cui, dopo venticinque minuti in cui Beyoncé ha condiviso il palco con ballerine glitterate e in perizoma, dopo aver posato con scritta "Feminism" sullo sfondo mentre cantava frasi equivocabili e contraddittorie come “Bow down bitches”, dopo aver dato prova di essere la migliore, guadagnato milioni di dollari e aver battuto ogni record, è stata raggiunta dal marito, Jay Z, che imbracciava la figlia e le consegnava il Vanguard Award, indietreggiando.
Chi ha promesso fin da subito di non ballare o cantare è Seth Meyers che lunedì ha presentato al Nokia Theatre di Los Angeles l’annuale premiazione alla prima serata televisiva. Le persone che non guardano la tv li chiamano Oscar, noi non abbiamo bisogno di accreditamenti: Emmy può bastare. Durante il monologo introduttivo, Seth ha detto: "Quest’anno vengono trasmessi di lunedì, e se capisco qualcosa di televisione significa che stanno per essere cancellati". Poi ha ironizzato sul fatto che MTV continui a fare premiazioni musicali nonostante la musica ormai sia sempre più marginale, e, riferendosi alla NBC, ha detto: "Come se i broadcast organizzassero una serata per premiare Tv via cavo e Netflix. Sarebbe una follia, no?". Si sbagliava, di poco, ma si sbagliava: Netflix non ha ricevuto ciò che meritava. Forse lo streaming è ancora poco televisivo?
Dovessimo considerare i premi rappresentativi diremmo che Modern Family, che ha vinto per la quinta volta come serie comica, è più rilevante di Orange is the new black nel panorama comico contemporaneo, ma non lo pensiamo. Louis C.K. è stato premiato per la scrittura di quel che è forse l’episodio meno comico di Louie, quello in cui esce con una donna grassa che lo mette di fronte alla sua ipocrisia, nel modo più ricattatorio possibile: facendolo sentire in colpa per aver accettato il canone estetico di questo secolo, e non quello del seicento. E' piaciuto molto, forse era il modo per ammendare l’averlo ignorato per vent’anni.
La frangetta alla Carmelo Bene di Billy Bob Thornton in Fargo è stata meno vincente del ciuffo di Benedict Cumberbatch in Sherlock: his last Vow, premiato come miglior attore in una miniserie. Anche House of Cards è stato indebitamente sottovalutato, e a True Detective di HBO, ottima serie con dinamiche di genere e riflessione sulla mascolinità, l’academy ha preferito l'altrettanto ottimo Breaking Bad.
Matthew McCounaghey non ha vinto come miglior attore in una serie drammatica, (Jimmy Kimmel ci ha ricordato: "Matthew, hai vinto un Oscar cinque mesi fa, che cosa vuoi un best male hip hop artist award?"), a ritirare il premio è stato Bryan Cranston, padre la cui vita viene sconvolta dalla malattia e diventa un produttore di droga in Breaking Bad, che ha iniziato con: "Persino io avrei votato per Matthew".
Per il resto, la quota femminismo violato è stata affibbiata a Sofia Vergara, la quale troneggiava mostrando le sue forme su una piattaforma rotante, mentre Bruce Rosenblum, presidente dell’Academy, diceva che gli spettatori hanno diritto a qualcosa di interessante da guardare. Subito accusata di cattivo gusto, si è difesa: "E' il contrario, qualcuno di sexy può anche essere divertente e fare soldi divertendosi". La quota erba quest’anno non l’ha spesa Miley Cyrus o Justin Bieber ma la più sofisticata e simpatica Sarah Silverman, la quale ha mostrato la pipetta e si è giustificata ("Non bevo, è l'unico vizio, siamo pur sempre in Californa") prima di salire scalza sul palco a ritirare il premio speciale di Variety, dicendo: "Grazie alla giuria ebrea. Siamo fatti tutti di molecole e stiamo vorticando nello spazio in questo momento".
Che la televisione sia ormai un laboratorio culturale interessante e innovativo è un luogo comune retorico, e che la grande narrazione passa per la serialità è testimoniato dalla qualità dell'intrattenimento di cui disponiamo, e non useremo altri argomenti per sottolineare l'evidenza se non la frase di Vince Gilligan, che ritirando il premio come miglior serie drammatica a Breaking Bad ha detto: "Questo è un bellissimo momento per lavorare in televisione". Quanto a noi, siamo pronti a nuove stagioni televisive. Per i fan delusi valgano le parole di Meyers: le battute sono come le nomination, non possono tutte vincere. Ma potremmo anche ispirarci ad House of cards: la democrazia è così sopravvalutata.
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