Perché non vediamo l'ora di ritrovarci le bighe dei five stars al Circo Massimo
Ma sì, ma certo che bisogna concederlo ai festevoli five stars il Circo Massimo, che ivi smaniano per attrupparsi – armati di apriscatole e scatolette di prelibatezze sott’olio e magari apposito cestino da picnic. Bisogna concederlo, non c’è dubbio – pure se l’istinto di certi, farebbe propendere più verso il Colosseo.
Ma sì, ma certo che bisogna concederlo ai festevoli five stars il Circo Massimo, che ivi smaniano per attrupparsi – armati di apriscatole e scatolette di prelibatezze sott’olio e magari apposito cestino da picnic. Bisogna concederlo, non c’è dubbio – pure se l’istinto di certi (si sa, la solita famelicità di quei luridi della casta), farebbe propendere più verso il Colosseo (magari sbarrato, però con i leoni dentro). Quo vadis, Beppe? Dai, vieni qui. Se la millenaria struttura ha saputo reggere all’impatto dei Rolling Stones, davvero non dovrebbe avere problemi nel superare la pur dura prova offerta da Vito Crimi e Alessandro Di Battista (Di Maio sognante al basso). Beppe ha ragione da vendere, stavolta. O tutti o nessuno: che deve forse portare i suoi a Bibbona o Sant’Ilario o sullo scoglio di Quarto? Sono masse, mica scie chimiche. Fosse state un’area preservata, a ognuno vietata, tanti saluti – e tra cinque stelle, di sicuro se ne trovavano pure un paio disposte razionalmente a dar ragione al diniego. Ma così, chiara risulterebbe la ferita alla democrazia, una renzusconata al cubo, una roba che manco al Tg1, “vermi schifosi”, hanno mai visto. Mick Jagger può cantare quello che gli pare, lì nell’imperiale sito, e il cittadino eletto al Senato Giarrusso – artefice, assicurava ieri l’apposito blog di Beppe (un posto che è meglio del santuario di Delfi con relativa Pizia in loco), nientemeno di uno “storico intervento” al Senato: a dir poco s’intuisce la caratura degasperiana – non dovrebbe poter allietare il pubblico tutto, dopo aver lasciato a bocca aperta l’Aula in blocco? C’è poco da dire – e chi deve provvedere, provveda. Ci furono amministratori, in passato, che sognavano di far ripetere proprio lì al Circo Massimo le antiche corse delle bighe, e allora come pensare di impedire ai cinquestellati di adunarsi gagliardamente e appositamente per denunciare le altrui beghe? Non c’è da dubitare che, come promettono, lasceranno l’area più pulita di come la troveranno, il manto erboso intonso, ché mica prevedono di piantare pesto, nemmeno uno scontrino smarrito dalla cittadina Lombardi ci sarà da raccattare, ogni scatoletta di tonno (si annuncia, quello romano di ottobre, evento di forte impatto democratico e di notevole consumo di relativi tramezzini: rafforzati da pomodori e maionese, si sa) finalmente scardinata negli appositi cassonetti per l’immondizia.
Bisogna dunque concedere a Grillo l’area richiesta perché ha tutte le ragione. E poi, perché non cominci un’altra bellicosa lagnetta sul sistema che al loro avanzare (pure rinculare, ultimamente, per la verità) sotto si caga e ogni miserabile espediente mette in campo, e in Circo Massimo, così per fermare il vertiginoso progredire. Poi, comprensibilmente, i militanti hanno già fatto la bocca tanto all’evento quanto al posizionamento, e né moderati nella denuncia né frugali nella comprensibile autoconsiderazione che li anima, hanno già scoperto che in una torre lì vicino, più o meno otto secoli fa, soggiornò San Francesco d’Assisi, e così “noi del M5S riporteremo in quel luogo lo spirito francescano” – magari toccherà pure procedere con la successiva benedizione del cardinal vicario. Risuonano, e numerose, le trombe che chiamano alla lotta contro “skifosi mafiosi & bugiardi”, perciò “al Circo Massimo ci andremo comunque, dell’autorizzazione della casta ce ne infischiamo”, altri (versante trotzkista della costellazione?) la invoca perenne, “non fermate la speranza al terzo giorno, la fine della manifestazione la decideranno i cittadini finché ci saranno un milione di persone non si va via”. Ma curiosamente proprio tra i focosi militanti che scrivono a Grillo c’è chi invita, “diamoci una calmata”, chi giura che “un posto vale l’altro”, e addirittura chi (versante operaista della costellazione?) propone di lasciar stare il sontuoso Circo Massimo per riparare con la festa verso siti più proletari, “la vera discontinuità sarebbe stata organizzarla a Tor Bella Monaca o al Corviale”, o più indefinitivamente “meglio fare la manifestazione sul raccordo anulare”. Ma ormai, Circo Massimo si è detto e Circo Massimo (pure per non scontentare San Francesco) sia. Venghino, cittadini, venghino. E non dimentichino l’apriscatole. (sdm)
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