“Che Renzi che fa”. L'Annunziata e altri odiatori (cortesi) alla riscossa
“Roosevelt fece i lavori pubblici, Marshall finanziò la ripresa europea, Mussolini risanò le paludi”, e lui, Matteo Renzi, il “premier tenuto a balia” e “messo decisamente al suo posto di ragazzino”, che fa? E’ Lucia Annunziata a chiederselo, sul suo Huffington Post Italia.
“Roosevelt fece i lavori pubblici, Marshall finanziò la ripresa europea, Mussolini risanò le paludi”, e lui, Matteo Renzi, il “premier tenuto a balia” e “messo decisamente al suo posto di ragazzino”, che fa? E’ Lucia Annunziata a chiederselo, sul suo Huffington Post Italia – e più che un’invettiva anti Renzi e anti renziani (“insultanti” peggio dei grillini e profeti del “dogma di infallibilità”) si tratta di un fiero, fierissimo atto di guerra dell’odiatrice cortese che già il 4 agosto, inesorabilmente, definiva Renzi “evasivo” (non per ragioni personali, va da sé – “non c’è nessun disprezzo in quel dico”, scrive oggi il direttore dell’Huffington – ma per “l’inadeguatezza del metodo”, “l’approssimazione amministrativa” e i “risultati” che restano “materia molto ostica per il giovane presidente”). E già usare la parola “giovane” per bocciare Renzi è segno di profonda disapprovazione per la sua Weltanschauung (subito Gad Lerner su Twitter raccoglie, definendo l’intervento di Lucia Annunziata “molto interessante”).
Ma la mazzata sta nella citazione: “E’ adatto a governare?”, “is he fit to govern?”, è la frase che di Economist ferisce (con vecchio titolo antiberlusconiano) colui che l’Economist voleva metaforicamente colpire. Macché: con quei coni gelato di Grom sbandierati da Renzi a Palazzo Chigi, in risposta alla foto dell’Economist del premier italiano gelato-munito mentre l’Europa affonda, altri odiator cortesi si sono sollevati (titolo sull’Espresso online: Renzi si dà al product placement), anche prima della profetica Lucia (“le cambiali arrivano anche per lui…”). Poco sono piaciuti, infatti, i gelati offerti dal premier, a Massimo Gramellini, vicedirettore della Stampa, che sempre di citazione procedeva (da Lucio Battisti, “I giardini di marzo”): “… Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati”, citava dunque Gramellini domandandosi altresì se per caso il premier non avesse “perso il tocco”, e chissà se l’interrogativo tormenta ora anche il conduttore storico e co-conduttore (con Gramellini) di “Che tempo che fa” Fabio Fazio, uno dei primi intervistatori cortesissimi del Renzi appena insediato.
Fatto sta che Gramellini alla vista del gelato sbottava: “Questo governo di mediani con un solo fantasista ancora a caccia del primo gol, più che dell’incipit di ‘Giardini di marzo’ farebbe meglio a occuparsi del secondo verso: ‘Al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti’”. In confronto pare quasi incoraggiante, per il premier, la goccia che scava la roccia antirenziana sul Corriere (editoriali di Antonio Polito; pezzi garbati&spietati di Dario Di Vico): il Corsera, alla fin fine, una possibilità pare pur sempre concedere.
Repubblica dipende: se a scrivere è Eugenio Scalfari ormai si direbbe di no, ché da tutto agosto si susseguono, come domenica scorsa, editoriali scalfariani densi di rammarico: ecco il “venerdì nero” di Renzi sullo sblocca Italia ed ecco, addirittura, il ribaltamento di ciò che l’occhio renziano vede sulla nomina di Federica Mogherini a Lady Pesc. Ma quale “successo”, scrive Scalfari, “è un fallimento”: “Questa nomina non ha alcun contenuto di sostanza” (Annunziata la dice meno edulcorata: “Non sappiamo oggi più di ieri perché abbiamo chiesto il posto di Lady Pesc… esattamente per cosa ci batteremo sul cosiddetto scacchiere mondiale?… Siamo per i diritti umani o per la realpolitik…?”. Quasi quasi pare tenero con il premier lo storico nemico Pier Luigi Bersani, che si definisce non abituato a dire “che gli asini volano”, se le sue parole vengono messe accanto a quelle di Scalfari, un tempo quasi arreso alla musica del cosiddetto “pifferaio” Renzi: “Il cavallo ha sete e non beve panna montata”, scrive Scalfari. E pare che durante una riunione di redazione estiva – assente il direttore di Rep. Ezio Mauro – il Fondatore, che con patema d’animo aveva a lungo oscillato, in inverno, sul dare o meno credito al “pifferaio”, si sia lasciato andare a un cahier de doléance che neanche l’Annunziata ieri.
“Dopo la conquista, il potere occorre riempirlo di fatti”, è il consiglio-epitaffio affisso sulla bacheca virtuale dell’Huffington. Si attende a questo punto l’intervista killer del finora silente Massimo D’Alema, odiatore e rottamato numero uno, ospite stasera alla festa dell’Unità di Modena.
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