Il consenso come mezzo
Dario Nardella, sindaco di Firenze succeduto a Matteo Renzi, ha detto in sequenza a Claudio Cerasa: che il premier ha o deve tenere come pietra di paragone l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, riforme decisioniste a costo di perdere le elezioni.
Dario Nardella, sindaco di Firenze succeduto a Matteo Renzi, ha detto in sequenza a Claudio Cerasa: che il premier ha o deve tenere come pietra di paragone l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, riforme decisioniste a costo di perdere le elezioni; che niente è perfettamente indolore di quanto si faccia in politica; che bisogna intervenire sulla spesa in modo incisivo, sanità e spese degli enti locali comprese; che il consenso va usato come un mezzo e non idolatrato come un fine. Nardella è violinista di formazione, e la sua, piuttosto vibrante, è come un’aria sulla quarta corda. E’ poi un fatto politico. Per la prima volta dall’interno del mondo renziano si ascolta una voce che esprime personalità e idee in discreta controtendenza, sebbene in spirito di cooperazione, con il momento politico in cui è immerso il leader e guida del governo. Buon segno. Dare fiducia sorvegliata al fenomeno Renzi, per evidenti motivi che ora non è il momento di ricordare partitamente, dunque si può, e senza consegnarsi a un nuovo pensiero unico o a un qualche culto esotico da social network. La politica non è morta e non è sostituita dalla mera immaginazione o marketing, qualunque cosa possa pensarne Massimo D’Alema nelle sue critiche severe all’azione del capo del Pd e dell’esecutivo.
I sindaci italiani sono spesso intruppati nel partito della spesa e dell’irresponsabilità fiscale, ma non è questo il caso. Il riferimento alla spesa sanitaria e alle municipalizzate, come anche al lavoro e al vero significato del modello tedesco, ha un suono fortunato di scandalo e di eterodossia, nelle parole di Nardella, e dimostra che nonostante le mattane e le bischerate, le zingarate ardenti di ragazzi, nella nuova leva politica che accompagna l’ascesa e le fortune di un Renzi c’è spazio per pensare di testa propria e per prendere posizione senza timore. Se c’è un momento in cui la discussione pubblica deve essere favorita, e anche spronata dalla nuova leadership, è questo. Al rischio dell’impaludamento si reagisce prima di tutto nell’esercizio della critica e della libertà politica. E’ da sperare che in molti seguano il sindaco di Firenze nel suo assunto principale: la democrazia si fonda sul consenso, ma non si esaurisce nel consenso, non è una conta, è un’arte sociale, un sistema complesso. Il peggiore possibile ad eccezione di tutti gli altri, come si dice.
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