La trattativa sta tutta in un post-it. Magnifiche ciacole con Mrs Altman
Kathryn Reed Altman, vedova del compianto innovatore e sublime narratore del cinema americano Robert, era al Lido per “Altman”. Segni distintivi del suo cinema: cast corale, trame multiple, dialoghi sovrapposti, controllo narrativo e formale.
LA TRATTATIVA di Sabina Guzzanti (fuori concorso)
Un mafioso, un ex fascio, un massone incappucciato, un agente dei servizi segreti americani portano in processione la statua della santa e intanto decidono cosa fare dell’Italia. Tagliarla a fette e dichiarare lo Stato Libero di Sicilia? Bello sarebbe, ma non si può. Allora votiamo tutti Forza Italia che dà garanzie. Una barzelletta? No, la trama di questo film. Era tutto scritto nel taccuino rosso di Paolo Borsellino. Ma se non l’hanno mai ritrovato? E’ perché la Trattativa è andata in porto, e Sabina – più complottista di Oliver Stone – brechtianamente lo racconta. Straniamento vuol dire appiccicare ai muri i post-it con le date.
SIVAS di Kaan Müjdeci (concorso)
Giurammo, all’ennesimo sbadiglio: mai più l’Anatolia. Ci siamo ricascati, perché era in concorso e perché campare sui pregiudizi dopo un po’ viene a noia. Vediamo un ragazzino che vorrebbe fare il Principe azzurro e gli tocca fare il nano. Stacco sui combattimenti di cani. Il soccombente viene adottato dal ragazzino che lo rimette in forze. Con l’intenzione di farlo combattere di nuovo: sappiatelo prima di sdilinquirvi sull’amicizia e la carità infantile.
LE DERNIER COUP DE MARTEAU di Alix Delaporte (concorso)
“Non serve conoscere la musica per apprezzarla” spiega il direttore d’orchestra al figliolo adolescente quando si vedono per la prima volta (la mamma malata ha indicato da lontano “quello è tuo padre”). “Mentre l’ascolti non ti vengono in mente immagini di boschi, alberi, tramonti e praterie?”, incalza il direttore tra una prova e l’altra della sinfonia numero 6 di Mahler. In quel preciso momento siamo usciti a riveder la luce.
BETWEEN 10 AND 12 di Peter Hoogendorn (Giornate degli Autori)
Buona idea, svolgimento olandese. Le luci sono più livide che nell’ispettore Derrick, i mutismi eccessivi anche lassù al nord. Due poliziotti devono annunciare la morte di una ragazza in un incidente stradale: prima al fratello, poi al padre, poi alla madre. Urge un remake americano.
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[**Video_box_2**]Achtung name-dropping! Kathryn Reed Altman, vedova del compianto innovatore e sublime narratore del cinema americano Robert, era al Lido per “Altman”, ritratto del regista maverick di “Mash”, “Short Cuts - America Oggi”, “Nashville”, “The Player - I protagonisti”, “Il lungo addio”, “Gosford Park” , “A Prairie Home Companion - Radio America”. E’ rara avis un autore che gira un pugno delle sue opere più belle e struggenti in età avanzata. Segni distintivi del suo cinema: cast corale, trame multiple, dialoghi sovrapposti, controllo narrativo e formale. Bandisce il cliché hollywoodiano master shot, campo e controcampo per lasciare la macchina da presa seguire l’azione in svolgimento. La bau-bau è corsa a salutare Kathryn all’Excelsior e ciacoliamo di Robert e del suo e nostro bosom buddy, the much missed commediografo, poeta e paroliere Arnold Weinstein, amico stretto della bassottina. E’ grazie ad Arnold che abbiamo frequentato artisti come Elaine May, Arthur Miller e Altman. I vecchi ragazzi in azione erano uno spettacolo raro; grandi conversatori, umoristi ironici senza pari, innamorati dell’amicizia, di piaceri terreni (pot, alcol, you name it) e della vita. Weinstein e Altman collaborano per due opere liriche, “McTeague”, (il romanzo di Frank Norris è anche all’origine di “Greed” di Erich von Stroheim) e “The Wedding” (dal film di Altman) per la Lyric Opera di Chicago, con musiche di William Bolcom, accolte benissimo. La rossa, accattivante Kathryn è adorata da tutti, non sempre il caso di “mogli di”. Dopo il selfie, baubau e Mrs. Altman godono l’ipnotizzante documentario che percorre vita privata e professionale del regista di “Kansas City”. Si sono visti scorrere sullo schermo, con tuffi al cuore, titoli, eventi, immagini che hanno scandito le nostre vite. Da non perdere. In dirittura d’arrivo (venerdì chiude il concorso) ecco i film preferiti finora dalle foglianti: “Birdman”, A. Iñárritu, “She’s Funny That Way”, Peter Bogdanovich (Venezia 71), “Im Keller (In the Basement)”, Ulrich Seidl (FC), “Melbourne”, Nima Javidi (Settimana della critica), “The Humbling”, Barry Levinson (FC), “Belluscone”, Franco Maresco (Orizzonti) e la serie tv Sky “Olive Kitteridge”, Lisa Chodolenko (FC).
P.S. Di prossimo arrivo a Broadway, un musical tratto dall’absurdist comedy di Weinstein “The Red Eye of Love”, enorme successo che avviò la carriera da regista di Mike Nichols nel 1961, “The Red Eye of Love”. Nove anni dopo la morte, Arnold vive!
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