Michael Bloomberg (Foto AP)

Bloomberg molla l'ideale del filantropo e torna a lavorare per se stesso

Bloomberg è tornato a Bloomberg. Non che se ne fosse andato molto lontano, s’intende, ma l’ex sindaco di New York aveva giurato ai manager del suo impero dei media che si sarebbe fatto vedere nel suo ufficio su Lexington Avenue al massimo per un paio d’ore al giorno.

New York. Bloomberg è tornato a Bloomberg. Non che se ne fosse andato molto lontano, s’intende, ma l’ex sindaco di New York aveva giurato ai manager del suo impero dei media che si sarebbe fatto vedere nel suo ufficio su Lexington Avenue al massimo per un paio d’ore al giorno. Niente interferenze, il business sarebbe andato avanti as usual, e il miliardario si sarebbe dedicato ad altre faccende, tipo convincere il mondo a rimpicciolire i bicchieri delle bevande gassate e l’America a fare nuove leggi su immigrazione e controllo delle armi da fuoco.

 

Nel manuale del miliardario-filantropo leggermente annoiato non poteva mancare poi la lotta ai cambiamenti climatici, ennesimo passo sulla tortuosa via per cambiare il mondo. In questa fase della vita Bloomberg, che ha 72 anni, vuole ancora dedicarsi più a distribuire soldi che ad accumularne. E otto mesi dopo aver preso le sue decisioni irrevocabili, Bloomberg le ha revocate. Il “paio d’ore” al giorno in ufficio si è trasformato in un lavoro full time, con tanto di presenza ingombrante in tutti gli incontri del board, dove è diventato complicato per l’amministratore delegato della Bloomberg LP, Daniel Doctoroff, prendere decisioni mentre l’uomo che dà il nome alla compagnia (e ne possiede ancora l’88 per cento) siede allo stesso tavolo, armato di quello sguardo sornione che trasmette terrore ai potenti, terribile noia a tutti gli altri. Intuendo senza troppe difficoltà che gli sarebbe toccato fare ancora una volta la parte del vicesindaco – ma questa volta con il titolo di boss scritto sulla porta – Doctoroff ha dato le dimissioni. Bloomberg, affettando sorpresa, le ha rifiutate, e lui le ha ridate con più convinzione.

 

E’ allora che l’ex sindaco ha accettato di guardare in faccia la realtà: di fare il filantropo a tempo pieno non aveva nessuna voglia. Brucia di passione civile, Bloomberg, e le sue idee di fornire consulenze gratuite ai sindaci del mondo per migliorare la vita nelle città non sono abbandonate. La fondazione intitolata a suo nome continuerà a fare opere commendevoli.

 

Ma l’istinto che lo ha sempre portato ad accumulare e reinvestire capitali non lo ha abbandonato. Dopo quasi dodici anni di assenza, Bloomberg ha ritrovato la sua azienda in uno stato di forma spettacolare. Sotto la guida del fidato Doctoroff, che ha retto il timone negli anni della crisi finanziaria, il fatturato di Bloomberg LP è passato da 5,4 a 9 miliardi, salto notevole per un’azienda che opera in due settori che sono diventati sinonimi di incertezza e declino, i media e la finanza. La crescita dei terminal finanziari è stata la chiave del successo di un impero che può permettersi di tenere in piedi anche strutture economicamente poco redditizie ma che rendono molto in termini di posizionamento, influenza e branding. Oggi Bloomberg vende 321 mila terminal, e ogni cliente paga in media 20 mila dollari l’anno per il servizio. Negli ultimi cinque anni la redazione di Bloomberg è aumentata di 500 unità, seguendo un trend opposto a quello del settore. Da quelle parti hanno passato un’ottima crisi.

 

Bloomberg in questi mesi ha ripreso confidenza con tutti questi progetti che per anni ha affidato alle cure d’altri e si è nuovamente galvanizzato, come se fosse improvvisamente tornato a quel magico 1981, anno della fondazione dell’impero a cui – tocco di megalomania – ha imposto il suo nome; in un attimo è svanita l’immagine del filantropo che porta in giro per il mondo i suoi ideali di un’umanità migliore ed è rimasto soltanto la fregola del business, è riemerso l’istinto del capitano della nave che a un certo momento s’era illuso di potersi fare una vita felice anche sulla terraferma. Nulla per Bloomberg è più “exciting” che lavorare per se stesso.

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