Ogm, dietro il guru c'è di peggio

Roberto Defez

Vandana Shiva all’Expo, cioè quando ambasciator porta pena

Si dice che l’ambasciator non porta pena ossia che questi riferisce solo di decisioni o scelte prese da altri e di cui non è responsabile. Ma qui siamo di fronte al caso opposto. Expo 2015 ha selezionato un ristretto numero di “ambasciatori” tra cui l’attivista indiana Vandana Shiva. Costei sostiene che una tecnologia è la causa di tragedie personali e familiari come i suicidi di contadini indiani. Senza fornire dati, fatti, numeri, fonti autorevoli e scientificamente documentate, dal 2007 sostiene che i contadini indiani si suicidano in massa per aver acquistato semi di cotone geneticamente modificato (Ogm) che sarebbero risultati così poco produttivi da portarli al disastro economico prima e poi umano. Farsi portavoce di simili tragedie umane (le cifre di cui parla sfiorano le trecentomila vite umane) può essere molto meritorio quando si dà voce a diseredati di cui nessuno si occupa. Ma a rovescio la cosa può diventare un boomerang se le affermazioni non sono suffragate dai fatti. I dati delle principali organizzazioni mondiali e del governo indiano dicono che i contadini indiani si suicidano più o meno quanto quelli francesi, che l’uso di semi Ogm non ha avuto effetti macroscopici, ma che ha anzi fatto diminuire i suicidi perché ha raddoppiato le rese per ettaro del cotone indiano, aumentato di 250 dollari l’anno gli introiti degli agricoltori e ridotto l’uso di pesticidi del 40 per cento.

 

Oggi, di sicuro, il 93 per cento dei coltivatori di cotone indiani coltiva piante Ogm: se fosse un sondaggio sulla Shiva, sarebbe riduttivo parlare di una bocciatura senza appello. Ma qui non si intende valutare gli Ogm e la loro validità economica, e tanto meno sobillare grette inimicizie vendicative col popolo indiano per questioni di altra natura. La questione che poniamo qui è tutt’altra: è vero o è falso che decine di migliaia di contadini indiani si sono suicidati a causa della inefficacia dei semi di cotone Ogm acquistati? Se tale affermazione fosse non vera o non documentata, non basata su dati scientificamente validi, la persona che li va ripetendo da almeno sette anni può essere considerata una persona degna di rappresentare e di fare da ambasciatrice al più grande evento mondiale che il nostro paese organizza? Se non fossero provabili le affermazioni dell’attivista indiana che giudizio morale si dovrebbe dare di una persona che ha usato i corpi indifesi di centinaia di migliaia di tragedie personali per propugnare una qualunque convinzione personale?

 

[**Video_box_2**]Expo non è una vetrina paesana a esclusivo uso interno. Siamo sul palcoscenico mondiale e anche con enormi capitali investiti. Nelle ultime settimane Michael Specter, del giornale liberal New Yorker, ha lungamente cercato di intervistare la Shiva per chiederle conto di questa vicenda, senza avere risposta. Poi, una volta pubblicato l’articolo in cui si smentivano le affermazioni della Shiva, il giornale stesso è stato accusato dall’attivista indiana di essere una stampella delle multinazionali di sementi biotech. Così il direttore del New Yorker è sceso in campo in prima persona per ribadire punto per punto la correttezza del suo giornalista e la neutralità del giornale. La Shiva non ha una buona fama. Una delle contestazioni mosse dal New Yorker è che la si descrive come una grande scienziata, mentre si è solo laureata in Fisica in una costosa università statunitense senza aver poi mai lavorato come scienziata in Fisica. Inoltre da molti anni va dicendo che quegli stessi semi di cotone Ogm sono sterili, mentre non esiste al mondo in commercio un solo tipo di seme Ogm sterile, sono tutti fertili, tanto è vero che il problema degli Ogm è l’opposto ossia che potrebbero incrociarsi con altre piante non Ogm. Ma, di nuovo, la questione che si pone non è la convinzione personale sul tema degli Ogm, ma se sia moralmente accettabile che le vite e le tragedie personali e familiari di decine di migliaia di coltivatori indiani siano utilizzabili a sostegno delle opinioni di questa signora. Se ha dati, fatti, numeri, statistiche redatte da organismi internazionalmente riconosciuti ha tutto il diritto di fare l’ambasciatrice di Expo. Ma se questi dati non li ha, allora non è la portavoce di paria senza dignità, allora la “pena” è dell’ambasciatrice.

 

Roberto Defez è biotecnologo del Cnr di Napoli, Istituto di Bioscienze e BioRisorse (Ibbr)

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